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ripassando poi egli per Fiandra, vide, che a Cesare ciò spiaceva, non più consentendo che 'l cardinale cominciasse l'opera della sua legazione dal re Arrigo, perchè forse dubitava, ch'egli di là non passasse dirittamente in Inghilterra. Furono infinite le diligenze usate dal cardinale per aprire questi serragli, con lettere lunghissime e nervosissime, animate dalle messioni di speciali uomini all' imperadore, alla reina, ed al papa. Ma il più efficace strumento parve fra Pietro Soto celebre religioso domenicano, il quale, già confessore del medesimo Cesare, aveva dipoi riputato più sicuro all'anima sua deporre la cura di quella, dalla quale ne dependeva un numero senza numero. Onde ritiratosi a'suoi privati esercizii teneva cura in Dilinga d'un nobile seminario. Egli dunque si spinse per quest' affare a Brusselles con lettere del cardinal Polo all'imperadore: e per gli ufficii di lui mostrò finalmente Carlo con una sua risposta cortese al Polo, d'ammetterlo e d'invitarlo alla corte. Ma la vera cagione che agevolò l'inchiesta del Soto fu, che già erasi stipulato (benchè quivi ancora non

publicato il matrimonio tra Filippo e Maria. Però che la lettera scritta da Cesare al cardinal Polo fu a' ventidue di dicembre, e il pontefice in un Breve di congratulazione a Carlo narra, che l'orator di sua maestà gliene aveva data contezza il primo di gennaio. La somma delle condizioni (1) fu: che nascendo figliuoli di quelle nozze, succedessero nell'Inghilterra, e ne'beni materni secondo le leggi del regno si come ne'reami, e ne' beni paterni succedesse l'infante Carlo primogenito di Filippo: quel Carlo che rimase presso alla fama per nome più di lutto, che di grandezza: si veramente che i dominii della bassa Alemagna, e della Borgogna fosser dovuti al primo de' maschi i quali si generassero di Maria, e in difetto di maschi alla prima delle femmine, purchè si maritasse nell'Inghilterra, o nella già detta Alemagna, e secondo il consiglio del mentovato Carlo che mancando esso Carlo, e suoi descendenti, succedessero in tutte le signorie di Filippo i figliuoli di quel novello parentado, secondo le leggi

(1) Registro del Legato Dandino sul fine delPanno 1553.

di esse: che Filippo, e Maria si ammettessero vicendevolmente agli onori, e all'amministrazion degli stati l'uno dell'altro che fosse disdetto a Filippo l'alterar le leggi, e le consuetudini d'Inghilterra, il trarne Maria, salvo che a sua petizione, e il trasportarne le gioie, e i tesori del regno che l'Inghilterra non dovesse intrammettersi per diretto, o per indiretto nella guerra tra l'imperadore e'l re di Francia, anzi Filippo fosse tenuto di procurar il mantenimento della pace contratta fra quel reame, e la Francia: rimanendo tuttavia egli libero ad aiutar l'imperadore suo padre con le forze degli altri suoi beni e principati patrimoniali. Fermatosi dunque per tal modo lo sponsalizio, si aperse il passo al cardinal Polo d'andare all'imperadore: e gli fu mandato per onorevole incontro il duca di Savoia che allora dimorava con Carlo V, spogliato in gran parte delle sue terre da'Francesi. Indi fu accolto il Legato da Cesare con ogni maggior suo decoro. Dipoi seguiro alcuni tumulti nell'Inghilterra (1) per dispiacen

(1) Tutto sta sparsamente nel mentovato registro.

za del conchiuso matrimonio: e Cesare mostrò d'esser molto indifferente (1) a ritrarsene, non avendovi consentito, come diceva, se non per beneficio della religione, e della nazione. Ma la reina con l'aiuto degli ossequiosi domò i sediziosi. Il Polo fra tanto andò in Francia per adoperarsi nel suo ministerio di pacificatore: ma quantunque accolto con somme carezze da quel re, il quale, e come allora affermò, e come parve che raffermasse con l'opere, si penti del contrasto fattogli al pontificato, non potè sanar con gli unguenti della loquela piaghe tanto profonde della lacera cristianità, e che richiedevano per cura un'immensa effusione di sangue sparso in due conflitti, che divennero finalmente i veri pacieri. Onde il cardinale solo impetrò, che alle domande di Cesare comunicate in Francia per lettere del Dandino, come narrossi, rendesse (2) il re qualche risposta. Ma fu tale

(1) Lettera del cardinal Polo al Morone a’9 di febraio 1554.

(2) Sta in una lettera del cardinal del Monte al nunzio Delfino segnata il dì 13 d'aprile 1554; e più ampiamente nel registro del Polo.

che toglieva più che promovesse la speranza della concordia.

In questo mezzo il matrimonio già notificato al pontefice dall'orator cesareo tra Filippo e Maria, obligò a farne con Cesare i consueti ufficii d'onore e d'affetto, i quali insieme con la cerimonia valessero al negozio: onde gl'inviò (1) nunzio fra Girolamo Mozzarelli ricordato poc' anzi, il quale (2) aveva egli forzato, non ostante le sue lagrime, a prender l'arcivescovado di Consa. Ed era vacata questa chiesa per morte del Caterino, uomo di somma riputazione ne'suoi anni, di minore nelle sue opere, forse non favorito in esse dall' universale estimazione altrui, perch'egli in esse meno stimò l'universal opinione altrui. Ma nelle contese con gli eretici, e nelle funzioni del concilio non fu egli inferiore d'applauso a veruno dei coetanei, o de' colleghi. Al nuovo (3) ar

(1) Nel concistoro de' 23 d'ottobre 1554, come negli Atti Concistoriali.

(2) Agli 11 di dicembre 1553, come negli Atti Concistoriali.

(3) Tutto sta nell' instruzione data all'arcivescoyo a' 29 di gennaio 1554, come nelle scritture de' signori Borghesi.

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