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poi servito laudevolmente a Maria contro a coloro che s'erano sollevati per tal cagione. Un altro suo nipote era uscito dell'isola a titolo di mal contento per queste nozze, venendo in Francia a trovare il zio, il qual perciò l' avea scacciato di presente dal suo cospetto. Anzi erasi imputato al Polo medesimo, che a Dilinga in publica mensa avesse dette parole in riprovamento di quel trattato. Il che (scriss'egli) non era vero; ma si era vero ch'egli si fosse astenuto dal profferirne il giudicio: e ciò per due cagioni: l'una, però che interiormente non sapeva determinarsi a giudicare quel maritaggio o profittevole, o dannoso; e forse più tosto il credea dannoso all'imperadore in addossarsi una tal soma, che alla reina in alterar i vassalli l'altra, perchè non gli pareva dicevole al suo ufficio, ch'era procacciarsi il cuore di tutti per guadagnar l'anime di tutti, il professarsi approvatore d'un consiglio il quale sapevasi che offendeva molti. Ma il papa veggendo lo sponsalizio conchiuso, e bramando che cessassero al cardinale gli ostacoli dell'impresa, il confortò che volesse non contrastare all'ine

vitabile; anzi dimostrarsi contento di ciò che Iddio aveva disposto, e di che poteva cavarsi utilità con approvarlo, e nocumento con riprovarlo. A che il Polo avanti di ricever tali conforti era già disceso, scrivendo lettere (1) d'affettuosissima congratulazione al nuovo re ed alla reina, e mostrandosi per tutti i versi a loro ossequioso. E la reina per altra parte facea continue dimostrazioni di riverenza verso la sede apostolica: e specialmente essendo vacate molte chiese d'Inghilterra, nominò ella uomini degni per vescovi, e scrisse al pontefice (2), con pregarlo della sua confermazione (si come di fatto l'ottenne) (3) adoperando in ciò per mezzano il Polo. Imperò che quantunque esso per autorità ricevutane gli avesse confermati, e'l medesimo avesse fatto con un di quelli ch'eransi instituiti da're scismatici, non mancava contuttociò chi ne rivocasse in dubbio il valore, forse perch' egli non era

(1) Tutto sta nei predetto registro.

(2) A'25 d'aprile 1554.

(3) Sta negli Atti Concistoriali a' 6 di luglio del 1554.

entrato in possesso fin allora della lega

zione.

Nè questa entrata s'apriva ancora al cardinale, bench'egli non rifinasse di procurarla, e con lettere alla reina, e coll'opera di fra Bartolomeo Caranza domenicano, il quale stava in molta riputazione presso il re Filippo, e che fu poi arcivescovo di Toledo. Onde il cardinale finalmente si mosse a scrivere (1) allo stesso re una lettera eloquentissima di più carte mista d'umile riverenza, e d'apostolica libertà. Nel medesimo tempo andò egli strignendo il trattato con Cesare : e videsi che la difficultà si riduceva nella certezza di non recar molestia agli usurpatori dei beni ecclesiastici, di che il Legato fe consapevole il papa (2). Indi a pochissimi giorni gli venne risposta di ciò che aveva scritto al re, portatagli da Simone Renard luogotenente d' Aimont, ambasciadore presso a Filippo, e alla reina sua moglie, dell'imperadore. La lettera era di fede nel

(1) Dal monasterio di Dilinga in Fiandra a' 21 di settembre 1554.

(2) Lettera del cardinal Polo al papa a' 13 e ai 14 d'ottobre 1554.

messo (1), e oltre a ciò diceva che 'l cardinale con la sua lunga, e ardente avea voluto spronare chi da per se correva, e confortare il re a ciò a che egli avrebbe potuto, e voluto confortare altrui. La somma poi dell' ambasciate commesse a Voce consisteva in tre punti. Nell' intender primieramente, se'l cardinale (2) sarebbesi contentato per que' giorni d'entrare senza l'insegne, e senza il titolo strepitoso e molesto a molti di Legato apostolico: essendo per altro accetta nel regno la sua persona, ed offerendogli il re ogni onore d'incontramento in grado di cardinale: con riserbarsi poi d' assumere il nome, e l'esercizio di Legato a più acconcio tempo. Secondo, s'egli intendeva d'usar le sue facultà da per se, o pure comunicando prima il tutto con le maestà loro. In terzo luogo, che saria convenuto d'ottener dal pontefice l'amplificazione delle medesime facultà: perciò che in esse concedendosi a lui (3)

(1) A' 22 d'ottobre.

(2) Lettera del cardinal Polo al papa a'23 d'ottobre, e ad Enrico Peningo, e al cardinal Morone ai 28 d'ottobre 1554.

(3) Furono segnate agli 8 di marzo, e più spe

balia di perdonare a'caduti, di dispensar co' preti ammogliati di fatto, sì però che più non ministrassero all'altare, nè ritenessero titoli di beneficii, e con altre condizioni, di rilassar per qualche legittima cagione il vietamento de' cibi più sustanziosi ne' giorni di penitenza, e d'usare altre condescensioni, gli si dava similmente autorità transigendi, et componendi sopra i beni usurpati. La qual forma di parlare movea sospetto a quei possessori, ch'egli dovesse quivi ergere un tribunale, e chiamarli tutti in giudicio. Onde il re significava, per quiete publica far di mestiero che'l papa mandasse al Legato podestà eziandio di liberamente donare. E che se il Legato stimava che una tal facultà gli dovesse certamente venire, avria potuto prevenirla con l'andata; ma ove ne stesse in dubbio, parer buono l'aspettarla. Fu risposto dal cardinale sopra'l primo : che quantunque la diuturna dimora almeno avrebbe richiesto d'essere risarcita nella riputazione con ogni più ampia onoranza

cificatamente a' 29 di giugno 1554, e stanno nel predetto registro.

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