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nel primiero ricevimento, nondimeno conformandosi egli alla pia volontà del pontefice, la qual era d'agevolare in ogni modo la salute di quel reame, sarebbe stato contento d'entrare in forma alquanto meno splendida della dovuta. Sostener egli tre persone, la sua privata, quella di ambasciador pontificio, e la più maestosa di Legato apostolico per tanto, che non avrebbe ricusato d'entrare con la seconda, e senza la terza. Intorno alla seguente proposta; ch'ei sempre avea portato animo d'operare ogni cosa con la participazione delle maestà loro, e che tale sapeva esser altresì la mente del papa. Dell'ultima, ch'egli oltre a quelle speciali facultà aveva una Bolla, ove sua beatitudine gli concedeva generalmente di fare quanto giudicasse acconcio per la salute di quelle anime: volendo ch'ivi s'intendesse compreso eziandio ciò che richiedesse special menzione di sua natura: e ne prometteva in parola di pontefice la ratificazione. Della qual Bolla mostrò gran soddisfazione il messo regio, e ne volle un esempio da comunicarlo al re Filippo : dicendo, che se prima gli si fosse notifi

cata, minori, e più brevi sarebbono state le malagevolezze. Aggiunse il Polo, che ne avrebbe anche procurato dal papa l'espresso potere e ch'era certo, non voler la santità sua dall'Inghilterra se non la salute dell'Inghilterra, e niuna utilità temporale. Si veramente ch' esso Legato non consentirebbe mai di contrattare con quei che dovesser ridursi al grembo della Chiesa: però che ciò non sarebbe nè sicuro per l'anima di chi si riduceva, nè onorevole alla dignità di chi l'accoglieva: ma, che dopo una libera conversione avrebbe egli usata con tutti ogni più caritativa, e paterna larghezza. Il nunzio che fu presente a questo colloquio, s'innoltrò più del Legato a promettere qualunque benignità dal canto del papa si che l'ambasciadore ne rimase appagato. Il quale in fine aggiunse: che gli restava d'adempiere l'ultima parte della sua commessione, ciò era d'offerire al Polo in nome de' suoi principi l'arcivescovado di Canturberi, che tiene il primato nell'Inghilterra, e che dovea vacare per la cagione da spiegarsi poco appresso. Al che il Legato rispose dopo i convene

voli ringraziamenti: che per esser lui ministro del pontefice, non era uomo di sua ragione in accettar veruna cosa per suo profitto. Senza che, non avrebbe potuto trattare d'alcun suo interesse privato, innanzi che avesse effetto il negozio publico della sua inchiesta.

Tosto che seppesi in Roma il cenno fatto da Cesare per l'ampliazion delle facultà, e prima che se ne intendesse la significazione del re suo figliuolo, si diedero elle larghissime (1), e con l'assenso universale del concistoro. E parimente nel concistoro (2) s'era approvato dal pontefice, come da supremo signore del reame napoletano, che Carlo il tramandasse in Filippo. Il che parve convenevole al decoro dello sposo, acciò che non avesse per la sua parte minor dignità di quella che ricevea dalla moglie. Ma innanzi che arrivassero le risposte di Roma intorno allo stendimento delle podestà date al Polo, eransi appianate tutte le difficultà di quella legazione nell'Inghilterra;

(1) Appare da una del Morone al cardinal Polo a' 5 d' ottobre 1554.

(2) A' 23 d'ottobre 1554.

sì che in ultimo la reina rimandò (1) al cardinale un cappellano di lui con lettera di credenza, nella quale brevemente esprimeva, che dal re nel consiglio era stato conchiuso il negozio della sua lungamente desiderata venuta, e dell'unione di quel regno alla Chiesa cattolica. Ora andò egli non in dignità di semplice ambasciadore, ma di Legato. E prima rivocati i bandi contra la sua persona, indi fattogli occorrer per via due principali baroni, finalmente nell'entrata sua in Londra fu accolto alla riva del Tamigi dal re medesimo. Il quale ad un signor inglese che fe sembianza di maraviglia, perch'egli iva incontro a un suo suddito, rispose, che andava incontro ad un Legato del papa. Dipoi convenne d'aggiustar varii punti a fine di stabilire il ritorno del regno all'ubbidienza della Chiesa. Ultimamente conchiuso il tutto, e raccolti gli stati il giorno di sant'Andrea (2) nel palagio della reina coll'assistenza del Legato, vi fe un lungo ragionamento il grancancelliere, ove disse che'l Polo era l'angelo dell' In

(1) A'3 di novembre 1554.
(2) L'anno 1554.

ghilterra e tutti i raunati esecrarono solennemente l'eresia, e promisero ubbidienza al sommo pontefice. Al quale il re scrisse tosto un' ossequiosissima lettera di sua mano, che fu letta in concistoro a porte aperte (1) e se ne rendettero in Roma a Dio i più solenni ringraziamenti con messa papale, con publiche processioni, con universali digiuni, e con pienissimo giubileo. Il Legato, benchè fremesse l'invidia contra di lui per rispetti di religione e di stato, continuò sempre in grande autorità e col suo consiglio, e con l'amplissimo potere datogli ed accresciutogli dal pontefice a petizion dei due re consorti, furono discacciati i pastori infetti dalle chiese, ed esse provvedute di quegli zelanti cattolici, i quali, con tollerar per la religione gli esilii e gli spogli nel tempo della persecuzione, s'erano mostrati meritevoli delle mitre. Vicende di fortuna ch'empiono di maraviglia i mortali: ma non a ragione, in un mondo ove i variamenti son così spessi, e l'incostanza si naturale, che nulla ci

(1) A'14 di dicembre 1554.

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