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strano sottile ingegno, e fina prudenza di stato, nè minor zelo del ben publico, e della religione (1): ma vi si scorgono alcune forme di più efficacia che maestà, le quali fanno arguir mancamento d'una perfetta gravità, e moderazione. Ebbe animo benefico, ma talora senza scelta; non lasciando egli già irremunerati i più degni, ma beneficando con essi ancora i men degni. Portò grand' affezione al suo sangue, distribuendo varie porpore tra' parenti; alcuni de' quali divennero poi meritevoli dell'onore non meritato quando ottenuto. E specialmente nel cardinal de' Nobili la tenerezza degli anni aggiugnendo ammirazione alla santità, parve aggiugnere, e non torre decoro alla dignità. Ma sopra tutti amò, e sollevò uno fuor del suo sangue, non degno nè prima ne poi, che fu il cardinal Innocenzo del Monte. S'astenne d'alienarc ne' suoi i beni della sedia apostolica; onde solo a vita donò ad Ascanio della Cornia un castello presso a Perugia: e al proprio fratello suo Balduino diè lo stato di Camerino simil

(1) Si riferisce in varie lettere del segretario Dandino.

mente a vita, levatogli poi dal successore che lo risarci dell'entrate. Raccontano, che 'l mentovato fratello il combattè (1) fin all'ultimo per impetrarne a favor di tutti i suoi discendenti il feudo; e che'l pontefice ne fu ritenuto da'liberi consigli del cardinal Cervino. Molto più si mantenne intatto da legarsi a' potentati per grandezza de' parenti. Solo dal duca di Firenze, signore del Monte Sansavino sua patria, accettò l'investitura di esso in persona del fratello; non sapendo rattemperarsi dal diletto di vedere i suoi dominar fra quelli con cui s'erano allevati eguali. Un simile allettamento per avventura il trasse l'ultim' anno a stabilir matrimonio (2) tra Fabiano figliuol naturale ma unico del fratello (dopo la morte di Giambattista) ed una figliuola del duca Cosimo, che fu poi collocata ad Alfonso duca di Ferrara. Di che diè contezza al concistoro (3), assicurandolo, che quel maritaggio niente avrebbe pregiudicato al

(1) II Bzovio nell'anno 1555, ed altri scrittori di quel tempo.

(2) Lettera del cardinal del Monte al nunzio Delfino a'13 d'aprile 1554.

(3) A'6 d'aprile 1554.

ben comune. Il pontificato suo rimase di poco gloriosa memoria per l'infortunata impresa di Parma, per la dissoluzion del concilio, e per l'accordo di Passavia. Tutto ciò pareva ricompensato dal racquisto dell'Inghilterra, s'egli ne avesse colto pur altro che i fiori; o se'l frutto fosse stato durevole per la Chiesa. Morì con tenue estimazione, nè con maggior benivolenza; perciò che certa sua libertà, e domestichezza, che nell'equalità di privato l'avevano altrui renduto più amabile, nella maggioranza di principe il rendettero men venerabile: senza la qual prerogativa il principe non essendo riputato buono in sua condizione, nè ancora suol esser amato. Contuttociò l'opinione gli fu ingiusta; però che i suoi difetti erano di maggior vista sì, che i suoi pregi, ma non forse di maggior peso. In somma eziandio l'onore, come tutti i beni umani, salvo l'unico vero bene ch'è la virtù, sta in arbitrio della fortuna.

Nella sedia vacante da' cardinali confermossi (1) a Legato di Borgo, e per con(1) Atti Concistoriali a' 23, a’24 e 26 di marzo 1555.

seguente a guardiano del conclave Ascanio della Cornia. E ciò non senza qualche contrasto de' baroni: da'quali gli s'opponeva, ch'egli era cattivo del re di Francia, e soldato di Cesare, e però incapace di tal cura, come di sommo pregio, così di somma gelosia. Onde il collegio per disgombrare si fatti ostacoli, dichiarò ch'esso inverso di quel ministerio indirizzato alla secura elezione del vicario di Cristo, rimanesse sciolto da tutti i prenominati legami. Nel conclave le forze de' cardinali francesi diero speranza di ascendere a quel di Ferrara lor capo: a cui per la potenza della sua casa, e per le doti del suo animo non mancavano altri aderenti. Gl'imperiali adunque, intenti a liberarsi da questo rischio, si rivolsero ad un porporato d'universale applauso, e però d'agevole riuscita. Fu questi il cardinal Cervino: senza ritrarsene loro nè per averlo escluso altra volta, nè per le acerbe dichiarazioni, e orribili minacce o uscite da Cesare, o rapportate a nome di Cesare contra di lui. Perciò che giudicarono, che in un animo saggio, e composto i maggiori beneficii, ed i ri

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spetti del ben comune spuntino gli stimoli della vendetta per le ingiurie sofferte. Ma perchè un gran valore, quando non è stato in ozio, convien sempre che abbia concitata qualche malavoglienza o per offensione, o per dissensione, o per emulazione, gli fecer contesa molti de' cardinali, e massimamente (ciò che parve mirabile) de'Francesi o fosse per sostener le speranze del cardinal di Ferrara, che (1) specialmente gli fu contrario; o vero per una certa regola d'abborrire quel che l'avversario appetisce. Contuttociò, non essendo il numero sofficiente per impedirlo, convennero piampiano essi con gli altri nell'elezione; la qual seguì di concordia a'nove d'aprile. Non volle mutare il nome suo di Marcello. Lo stesso poc'anzi avea fatto Adriano VI a'conforti dell'ambasciador cesareo, per l'eccellenza de' pontefici così nominati: e Marcello II volle imitarlo per un simile affetto verso la memoria del glorioso pontefice e martire di questo nome.

(1) Si riferisce in una lettera del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio suo ministro in Francia a'14 di maggio 1555.

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