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condannare per mal accorto d'aver posto lo scettro in mano ad una creatura di Paolo III, della quale aveva provata la gratitudine al sicuro paragone della fortuna travagliosa ne' tempi di Giulio. Or acciò che l'umana sagacità rimanesse ogni di più schernita in quella grandissima azione, ove deputandosi il vicario a Cristo, egli ne vuole ed essere ed apparire il vero autore, molti cardinali s'aggregarono al Farnese, qual tirato dagli altrui conforti, qual da senso di coscienza inverso la probità della persona, qual dalla piena de'colleghi, veggendone un grande stuolo concorrervi, e credendone il numero sofficiente per l'effetto. Si che di quarantaquattro ch' erano al conclave, tutti s'accostarono al cardinal Caraffa, salvo diciassette, i quali nella sala del concistoro si congregarono insieme ad opporglisi. Ma questi pur superavano di tre (non potendo l'eletto adorar se stesso) la porzione bastevole per impedire: ed erano di grandissima qualità ed autorità. Onde tra perciò, e perchè l'escludere suol esser più agevole che l'eleggere, poste le speranze di molti, l'effetto rimaneva ancora lontano da ogni probabil giudicio.

Ma intervenne (1), che Ottone Truxes cardinal d'Augusta, prelato d'altissima estimazione per ogni pregio, e massimamente fra' cesariani; benchè la mattina avesse dato cenno al maestro delle cerimonie, che quel giorno il Puteo diverrebbe pontefice; e dipoi risapendo la tentata novità pel Caraffa, fosse prorotto in dire allo stesso che fa quel teatino ambizioso? la sera senti mutarsi il cuore. Onde confessatosi e celebrata messa l'altra mattina per tempissimo con divozione assai maggior dell'usata, incontanente fe significare al Caraffa per l'antidetto maestro delle cerimonie, che voleva concorrere ad esaltarlo. L'esempio d'un tant'uomo commosse in maniera gli altri escludenti, che rimasero parte cambiati d'intelletto, parte smarriti d'animo. Per contrario quei ch'eransi raunati nella cappella per adorare il Caraffa, benchè la maggior parte (o più tosto tutti, com'egli stesso riferiva) (2)

(1) Tutto sta nel Diario del maestro delle cerimonie a' 22 ed a’23 di maggio 1555.

(2) Sta nella relazione dell' ambasciador Navagero fatta al senato veneto l'anno 1557, fra le scritture de' signori Borghesi,

na desakerassero, perseverarono costanSe duamente fu eletto e publicato i i vendesimoterzo di maggio: ascena egii al trono (1) di vicario di su in terra quel giorno appunto che cocivasi l'ascensione di Cristo al trono cicio E dopo aver il nuovo pontefice esti i cardinali più volte (2), che gli propotessero il nome da imporsi, al quale o avea mai pensato, come non avea

sato all'occasione d'imporlosi; tageado essi per modestia, in ultimo a fin

mostrar qual affetto egli portasse a Zacio Il che gli avea dato il cappello, e cardinal Farnese che gli aveva procacciata la corona, volle chiamarsi Paolo IV.

Nel primo suo concistoro publico, il qual si raunò a'30 di maggio (3), prestò Fabbidienza Ercole duca di Ferrara;

di in un altro a'21 di giugno furo accolti gli ambasciadori inglesi, i quali per parte del regno chiesero venia de'preteriti errori; e fu loro perdonato con riceverli nel grembo della Chiesa. E però che

(1) Gli Atti Concistoriali.
(2) Gli Atti Concistoriali.
(3) Sta nel Diario soprallegato.

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a'già detti ambasciadori nel primo avvento fosse lecito nominar come re d'Inghilterra, e insieme d'Ibernia i loro signori, il papa in un concistoro segreto raunatosi a questo fine il di settimo di giugno, disse che l'isola d'Ibernia, dapoi che i re d'Inghilterra ne avevano acquistata la dominazione per opera della sedia apostolica, erasi posseduta da loro con semplice nome di signori; ma che ultimamente Enrico VIII, già partito dall'unità della Chiesa cattolica, e dall' ubbidienza del romano pontefice ne aveva usurpato il titolo regio sotto colore di certa legge fattasi dal parlamento di quell'isola. E che tanto egli, quanto Eduardo suo figliuolo, i quali mentre vissero si trattarono come re d'Inghilterra, s' erano intitolati anche re d'Ibernia. Ora, esso pontefice a supplicazione di Filippo e di Maria ergerla in reame senza pregiudicio di qualsivoglia ragione che sopra lei si dovesse o alla sedia apostolica, o a qual che si fosse. E le recitate parole fur poste in una publica Bolla segnata nel medesimo giorno.

In quello stesso concistoro il pontefice annoverò nel collegio Carlo Carrafa suo

mpote ››; di cui nella condizione di carduale avea dimostrata pochissima soddiLine (2), come d'animo totalmente miFare, ed opposto a quello del zio ch'era *:30 ecclesiastico: ed unitamente gli commise la legazion di Bologna, e 'l supremo logo nel governo. Era Carlo figliuolo ultimo del conte Alfonso di Montorio fratello di Paolo. Onde, condannato a tenue fortuna dall'ordine del nascimento, aveva aspirato ad ingrandirla coll' industria delle fatiche. Educatosi da giovinetto a'servigi del cardinal Pompeo Colonna, s'era dipoi aggregato a'cavalieri di san Giovanni, ed alla corte del duca Pier Luigi Farnese. Indi avea militato sotto il marchese del Vasto, e sotto il duca Ottavio per Cesare nelle prime guerre co'protestanti; ma con più di valore che di fortuna. Onde partitone, s'era posto al soldo del duca Ottavio, ed ultimamente del re di Francia nelle guerre di Siena guidate da Piero Strozzi: il che tanto più aveva renduto lui, e 'l zio diffidente all'imperadore. Quando Paolo fu assunto, giugneva

(1) Gli Atti Concistoriali.

(2) La mentovata relazione del Navagero.

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