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Carlo all'anno trentesimo ottavo: e fioriva di quelle doti ch'essendo indifferenti a riuscir in ottimo, o in pessimo effetto, secondo la congiunzione o con la virtù, o col vizio, son chiamate virtù dal popolo; e che 'l facevano parer degno del cardinalato agli occhi passionati del zio: acutezza d'ingegno, avvenentezza di lingua, vigor d'animo, valor di mano, spiriti di gloria; ma tutto signoreggiato, più che dalla ragione, dagli appetiti, e massimamente da quello, ch'essendo il più nocivo, appare il più nobile; cioè da una ambizione insaziabile di dominare, stimolata dall'immagini de' maggiori, e sollecitata dalla nuova fortuna: quasi ella non tanto gli avesse fatto un gran dono, quanto una gran promessa.

Dopo la risarcita unione dell'Inghilterra alla Chiesa applicò le debite cure il pontefice per medicar i disordini cagionati colà dalla scisma. Fra i vescovi di quel regno infetti della preterita pestilenza, il maggiore trovossi il peggiore : questi fu Tommaso Crammero arcivescovo di Canturberi, e primate del regno. Era egli stato non pur eretico, ma eresiarca; e di

poi avea pertinacemente sostenuti gli errori in faccia d'un suddelegato apostolico. Onde riferitasi più volte (1) la sua causa dal cardinal Putco nel concistoro, fu quivi dannato non solo alla privazion della mitra, ma della vita, nella forma usata da' tribunali ecclesiastici, decretandone la consegnazione al braccio secolare che lo diede alle fiamme. Amministratore perpetuo di quella chiesa per nominazione della reina fu deputato (2) il cardinal Polo; facendone il papa un'ornatissima laudazio

ne,

e constituendolo nella classe de' cardinali preti, sì com'egli allora di fatto prese l'ordine sacerdotale. E perchè in quel regno nel tempo della scisma s'erano fatte, secondo che riferimmo, gravissime usurpazioni di beni ecclesiastici, alcune da' privati, altre dalla corona, le seconde con più larghezza furono riparate dalla reina intorno alle prime si giudicò profittevole l'usar condescensione, per non arrolare tutti gli usurpatori agli stendardi

(1) A'29 di novembre, e a' 4 di settembre 1555, come negli Atti Concistoriali.

(2) Agli 11 di settembre 1555, come negli Atti Concistoriali, ed anche nella vita del Polo.

della non bene abbattuta eresia, col soldo di sì grave interesse.

Mentre la Chiesa ricuperava nell'Inghilterra, s'accrescevano le sue perdite nella Germania. Tennesi (1) la dieta in Augusta dopo la ricordata partenza del Legato Morone. Il nunzio Delfino, risaputa l'elezion di Paolo IV, chiese d'aver successore, come si fa per usar modestia, e per sottrarsi al rischio di manco onorevole rimovimento, non per desiderio d'impetrazione e gli fu risposto, che venisse in Roma per informare il pontefice di quelle faccende, e fra tanto raccomandasse i negozi a Luigi Lippomani vescovo di Verona, il quale di là passerebbe, essendo inviato dal pontefice per nunzio in Pollonia, a fine di conservar nella fede quel regno, a cui molto già si stendeva il malore della vicina Germania. Pervenuto il Lippomano ad Augusta, congiunsero amendue ogni forza de' loro ufficii col re, perchè non consentisse a verun pregiudicio della religione ortodossa. Indi partitosi il Delfino per Roma, diè il Lippomano a Ferdi

(1) Tutto si narra nella già detta Relazione del Delfino al Carrafa.

and a ponderosa scrittura, dove mosta che le quistioni di fede non hanno atre anale che la sedia apostolica. Ma grendo presagii di sventurata concluSun riputò miglior partito seguire il suo in Pollonia, che rimanere in persna di rappresentator pontificio, spettawe poco onorato di quelle offese alla regione, delle quali non poteva essere

editore efficace. Il re Ferdinando conSo con lunga orazione gli ordini all'unisa della fede, e alla pace. Dipoi scorgendo zumori non ben disposti, nè potendo operare coll'autorità, e col consiglio d'alcan ministro apostolico, giudicò buono di non deliberare l'articolo riserbato, in quale de' quattro proposti modi si potesse ciò conseguire, ma di rimetterlo ad un' altra futura dieta. Ben fra tanto consenti a gravissimi detrimenti della religion cattolica, non però a perpetuo, ma fin alla concordia finale. Scusavasi egli di ciò, apportando, che aveva richiesto d'ordini specificati l'imperadore, esortandolo alla pace con la Francia, la quale anche era promossa dalla reina Maria, stimolatavi dagli ufficii del cardinal Polo: ed avergli

ricordato esser questa l'unica arme per franger l'orgoglio de' protestanti: ma che Cesare in cambio di mandargli le ricercate commessioni, gli aveva in secca forma risposto, non poter egli e per malattia di corpo, e per distrazione di guerra applicar l'animo agli affari dell' Alemagna : onde a esso Ferdinando ne rimettea la disposizione. Che in quel tempo quasi tutte le città, e i signori germanici stavano fra se in differenze, e inimicizie per contese o di religione, o di stato : il che cagionava la ruina del paese. Che mentr' egli dimorava alla dieta in Augusta, i principi protestanti di potentissime famiglie, come di Sassonia, di Brandeburgo, e d'Hassia, eransi ragunati a Naumburgo, quasi in una contraddieta, ed avevano scritto a lui di voler confermare una certa lega, la qual chiamavano ereditaria fra loro, per esser ad ogni accidente uniti, ed in pace : il che voleva dire, per esser disuniti ed in guerra con Cesare, quando ricevesser molestia nella libertà di lor setta. E finalmente conchiudeva il re in sua discolpa, ch'egli niente aveva fatto, salvo approvar ciò in che erano convenuti unitamente cattolici

T. VII.

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