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libertà del Lottino, e 'l cessamento d'ogni loro molestia. Di che rinfiammato il pontefice, quasi il trattassero da eguale, con voler patti, e non da sovrano con offerirgli ubbidienza, fe ritenere il camerlingo. E ciò fu mandato ad esecuzione in forma poc'onorevole dal cardinal Caraffa, che, visitato il camerlingo, ed invitatolo ad uscir seco a diporto, il condusse in castel sant'Angelo, luogo fatale al Caraffa d'altro più grave e sventurato suo disonore. I due fratelli inquisiti con la fuga provvidero alla salvezza. Accadde la prigionia del cardinale sul fin d'agosto dell'anno 1555, e con tal destro s'argomentò il papa d'assicurarsi ancora di Paolo Giordano Orsini capo di quella famiglia, e allevato in dependenza di Spagna: perciò che essendo egli allora pupillo e in tutela del cardinal Santa Fiora suo zio, fu questi fra le angustie della prigione costretto a dar le chiavi ed i contrassegni delle rocche possedute dal nipote, ove il papa introdusse custodi a se confidenti. Molto più di guardia volle esercitare il pontefice verso i Colonnesi, contra i quali non solo era maggiore il sospetto, ma grave lo sdegno:

poichè a Camillo Colonna (1) intervenuto nella mentovata adunanza tenuta dal cardinal Santa Fiora, imputavansi le più acerbe parole contra il papa ed i papi: ed era egli prode nell'armi, e tutto cesareo : onde anche la sua persona fu incarcerata. Non potè ciò riuscire di Marcantonio, il quale, sprezzati i divieti prima fattigli di non partire, s'era già ritirato. E l'origine di tali divieti fu questa. Ascanio padre di lui, dopo la reintegrazione ottenuta da Giulio III, era incorso in nuovi reati, come colui che, citato da certi privati suoi creditori, non pur aveva maltrattato l'esecutore della citazione, ma fatte disolare da' fondamenti alcune case che gli attori possedevano a Nettuno sua terra, e mandate a Roma persone per fargli uccidere. Di che chiamato egli dal fisco a render ragione, e non comparendo, fu proceduto alla privazion delle sue castella. Ma nell'atto di venir all'esecuzione, Marcantonio il figliuolo, che aveva antiche, e non mai

(1) Alcuni di questi fatti del papa contra i Colonnesi contengonsi ancora in una lettera del cardinal Farnese al contestabile Memorans) dell'ultimo d'agosto 1555.

ben saldate controversie col padre, vi frappose la violenza, ed a un tempo ne spogliò lui e ne tenne lungi i ministri del fisco. Il che tolleratosi negli ultimi mesi di Giulio III per non appiccar nuovo incendio fra tante fiamme d'Italia, e non recato a giudicio nel momentaneo pontificato di Marcello, non parve comportevole al petto severo di Paolo. Onde legato dapprima co' già detti vietamenti Marcantonio in Roma, e dipoi partitosene lui con rompimento di essi, furon publicati monitorii contro al padre e al figliuolo. Il primo scusossi d'esser a Napoli ritenuto per causa di tentata sollevazione in Abruzzi. Il secondo rispose, che le castella eransi da lui depositate in mano di Diego Mendozza, il quale mediante l'ambasciador cesareo negava di poterle restituire senza commession dell'imperadore (1); e fra tanto Ascanio attendeva a fortificar Paliano. Si che procedendosi in contumacia, furono spogliati a forza de' loro dominii. Anche ad Ascanio della Cornia, ed a Giuliano Cesarini fu disdetto l'uscir di Roma. Nè qui

(1) Appare da una lettera del cardinal Farnese de' 21 di settembre 1555 al cavalier Tiburzio.

si contennero le disconfidenze e le cautele; ma il papa rimosse dal suo servigio sei camerieri quasi tutti del primo sangue napoletano, i quali egli, con vistosi concetti di farsi servire da nobili, s'era scelti, ed ancor Muzio Tuttavilla luogotenente della sua guardia. Anzi, ciò che parve più strano, depose il conte di Popoli, nipote suo per sorella, dal carico di governator generale dell'armi ecclesiastiche. Nè v'ebbe altra cagione, che per esser ciascun di essi o inverso delle famiglie, o delle possessioni loro suddito agli Spagnuoli, e riputato d'affezione conforme all'obligazione.

Or mentre il camerlingo stava in castello, e'l papa era agitato da sì fieri sospetti, e sdegni verso la parte di Cesare, risonando fresco il romore delle macchinazioni trattate contra di esso in quella notturna e sediziosa assemblea ; non lasciò il cardinal Carrafa slontanar l'opportunità di stringer l'unione co' Francesi. E non contentandosi, o non fidandosi di maneggiarla co' ministri del re in Roma, inviò a Parigi segretamente un suo gentiluomo, che riferendo ed amplificando le sostenute offese, e molto più le imminenti,

dimostrasse ad Arrigo la necessità inevitabile che avrebbe il papa, ove anche nel fatto delle galee, in cui entrava la riputazione d'amendue, si trovasse compenso, a ripararsi dalla forza colla forza ; e non bastando la sua propria, ad invocar quella di Francia, regno destinato alla gloria di difender i vicarii di Cristo, e di reprimer le violenze degli Spagnuoli. Il messaggio fu Annibale Ruccellai nipote di Giovanni della Casa arcivescovo di Benevento, che'l papa dalla nunziatura di Vinezia avea chiamato alla segreteria di stato, come persona eccellentissima nelle lettere umane, e più che ordinaria ancora nelle divine: a cui dicono, che avendo una sera il pontefice destinata la maggior dignità nel concistoro futuro la mattina seguente, ne fu distolto dalla lezione d'alcuni latini versi lascivi composti dal Casa in altro tempo, e mostrati al rigoroso pontefice per ruina dell'autore. Or tanto il Casa, quanto il nipote usciti di Firenze, e avidissimi di ricuperare a se la patria, ed alla patria la libertà; erano acconci strumenti a procurare l'uno con la penna, l'altro con la voce que' moti in Italia, i

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