Immagini della pagina
PDF
ePub

sentirsi. Poco appresso dicono che raccolse ad un segreto colloquio il signor d'Avanzone ambasciador francese, di cui molto si confidava, e'l cardinal Farnese di somma autorità allora e presso a lui, e presso a' Francesi e facendovi intervenire alcuni de' suoi più intimi, e specialmente Silvestro Aldobrandini celebre legista, e padre del pontefice Clemente VIII, il qual era un degli usciti di Fiorenza, e però cupidissimo di que' tumulti che rimettessero in franchezza se e la sua patria ed oltre a costoro, Paolo Consiglieri, uno de' tre che insieme col papa avevano instituita la religione de' cherici regolari; il qual era stato poi chiamato da Paolo all'ufficio di suo maestro di camera. Quivi raccontò le crudelissime mac-> chine lavorate contra di se, e de' nipoti : fe legger le lettere del nunzio, e parte de' fabricati processi: rammaricossi della sua condizione, ch'essendo constituito da Dio padre de' cristiani, vedesse congiurare a suo eccidio le proprie sue viscere; e fosse costretto d'assicurarsi col ferro delle proprie sue viscere, non tanto per salvezza della sua vita, che volentieri

avrebbe sacrificata alla quiete universale, quanto per custodia di quella dignità della quale non era padrone, ma guardiano. E mostrò di fondare le principali speranze nella potenza e nel zelo del re cristianissimo. Narrano, che dall'ambasciadore gli fu risposto, com'è solito in questi casi, con offerte del regno, del re e di tutti i regii figliuoli in difesa della santissima sua persona, e dell' apostolico suo principato. E che appresso accennò il papa, sperar lui di veder prestamente in uno de' figliuoli del re il reame di Napoli, e in un altro la ducea di Milano: e con questo accommiatò i ragunati. Aggiungono che il cardinal Caraffa, impaziente di ogni dimora, li condusse nelle vicine stanze del maestro di camera: e digeritesi quivi le condizioni grossamente, fu imposto al Casa che fosse continuo con l'Avanzone già informato in gran parte de' sensi regii, per divisar la scrittura de' capitoli; la quale con celerità formatasi, a' tredici d'ottobre fu segnata dal pontefice, e scambievolmente dall'oratore a nome del re, cui si diè tempo quaranta giorni a ratificarla. E per fretta del cardinal Carrafa

mandossi ella in Francia prima che gli venisse risposta dal Ruccellai. Di questi capitoli, poi alterati in alcune parti quando si fermarono di nuovo col mandato espresso d'Arrigo, la contenenza secondo l'ultimo stato fu tale.

Che'l re fosse tenuto di difender da ogni persona e con ogni sua forza il pontefice; non gli essendo lecito di rimuover l'esercito che inviasse a tal fine, se non assaltato nel proprio regno. E che a questo s'obligava per sua bontà e pietà, con promessa non dependente da qualunque vicendevole convenzione.

Che tra'l papa e'l re fosse lega a difesa, e ad offesa in tutta l'Italia, salvo in Piemonte (per non collegarsi il papa contro al duca di Savoia) facendosi un abbondante deposito di denaro in Vinezia ; e determinatasi negli stessi capitoli la contribuzione imposta a ciascuna parte, sì di pecunia, sì di milizia.

Che acquistandosi il reame di Napoli, il papa ne investisse un figliuolo del re, il quale non fosse il Delfino, e il quale dovesse perpetuamente abitarvi. E ciò con grosso aumento del canone, e con largo

dilatamento de' confini temporali, nè con minor pro della giurisdizione spirituale per la sedia apostolica; e con assegnazione di stati ancora pe' Carrafeschi.

Che parimente occupandosi il ducato di Milano, si desse ad uno de' figliuoli del re non primogenito, e con simile obligazion d'abitarvi.

Che durante la minor età di essi figliuoli, dovesse il papa deputar i governatori de' conquistati dominii.

Che sotto la condotta del duca Ottavio si combattesse contro al duca di Firenze per tornare in libertà le città di To

scana.

Che fosse in elezione del papa il cominciarsi la guerra o quivi o nel regno, ma per niuna condizione in Lombardia, a fin di non obligare i confederati a tenere un altro esercito in difesa di Roma.

Che a ciascuna delle parti fosse disdetto il concordare senza consentimento dell'altra.

Che si desse luogo per entrar nella lega a'signori vineziani, assegnando loro l'acquisto che si facesse della Sicilia: ed anche al duca di Ferrara con autorità di

capitan generale, e con altri vantaggi di terre, e d'entrate.

Mentre queste cose si praticavano in Roma, il Ruccellai trattava in Francia, ove fu diversità di sentenze. Il contestabile Memoransi, e'l cardinal di Tornone sconsigliavano Arrigo di fabricare sopra un muro cadente, e non appoggiato, com'era un pontefice d'ottant'anni, senza che gli fosse aderente verun principe grande italiano. Più tosto per riposo del regno. si stabilisse la tregua coll' imperadore promossa caldamente allora dalla reina. Ma prevalse il contrario parere del duca di Guisa, come più conforme all'animo del re tutto acceso d'emulazione verso le vittorie di Carlo, e le grandezze di Spagna. Sì che mandò egli a Roma il cardinal di Loreno fratello del mentovato duca di Guisa, e insieme costrinse a venirvi quel di Tornone, come più antico, e più informato de' moderni affari d'Italia. Ed amendue a nome del re segnarono le convenzioni ai quindici di dicembre dell'anno 1555, che furon soscritte parimente dal papa. Ma per velare la midolla del fatto alla cognizion della corte, da che la scorza degli as

« IndietroContinua »