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sidui trattati non s'era potuta sottrarre alla vista, si fece partire il cardinal di Loreno, quasi annoiato che non si venisse alla conclusione: dovendo egli far opera nel suo ritorno per indurre il duca di Ferrara, e'l senato vineziano alla lega. Il vero fine di tal partenza fu sì chiuso, che nè pur il cardinal Farnese n'ebbe sentore (1), benchè oltre modo sagace, tutto intento all'investigazione di quegli affari, e copioso come di dependenti così di notizie. Vero è (2), che quantunque egli in prima possedesse tanto di confidenza, e di autorità nell'animo di Paolo, che a sua nominazione furono eletti il Casa per segretario di stato, il Sauli per tesoriere, facendoli il papa chiamar amendue per sue lettere, ed assai altri principali ministri,

(1) Si raccoglie da due lettere scritte dal cardinal Farnese al duca Ottavio, l'una a' 14 di dicembre 1555, e così un giorno avanti alla soscrizione della lega, l'altra da Monte Roso il giorno appresso alla partita del cardinal di Loreno, che si recherà nel capo seguente, e da un' altra scritta al cavaliere Tiburzio a' 28 di novembre 1555 poco dopo la giunta del cardinal di Loreno.

(2) Lettera del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio a' 17 di giugno 1555.

T. VII.

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e gli fosse eziandio profferta la cura suprema de'negozii: questo favore nondimeno, come è uso de' pontefici verso persone straniere di grand' affare, quanto fu più largo, tanto fu più corto : troncato in parte dall'invidia della corte che seminava nel fertil suolo dell'animo senile di Paolo sospetti, ed accuse, in parte dall' emulazione del cardinal Caraffa, che stimava rapito a'diritti suoi della consanguinità, e dell'abilità, ciò che di potere si dava a chiunque non sottostesse a lui, e nel ministerio, e nel grado, in parte dalla gelosia de' Francesi stessi, a cui era noto (1), che gl' imperiali praticavano / continuamente di riconciliarsi i Farnesi

con qualche partito intorno a Piacenza : onde parea loro di non poter piantare sicuramente in un fondo, che sempre fosse in balia degli avversarii il ricomperarlo; maggiormente scorgendosi che i Farnesi di mal grado, e quasi di pura necessità consentivano all'impresa commessa in quei

(1) Appare da varie lettere del cardinal Farnese al duca Ottavio, e principalmente da una segnata a' 14 di dicembre 1555, e da un'altra al cavalier Tiburzio sul principio di gennaio 1556.

patti fra'l papa e'l re al duca Ottavio. La qual era in effetto, ch'egli (1) con milizia franzese, e sua, e con occulto sussidio delle vicine terre ecclesiastiche entrasse dallo stato di Castro in quello di Siena per ravvivar le moribunde reliquie della republica, e discacciar quindi gli Spagnuoli, e i Fiorentini mentre il pontefice prima di venire a scoperta rottura (poichè innanzi ad essa voleva giustificarne la necessità co'ministri de'principi, dando a veder loro le tessute cospirazioni) e solo a titolo di gelosia, e di sicurtà destinava di tener fra tanto armate col governo del duca d'Urbino le sue frontiere verso il regno napoletano, e con ciò il vicerè impedito dal rinforzare il Senese. Nel che parea forse in cuor loro a' Farnesi d'essere spinti alla prima fila della battaglia, esponendo se stessi, e le terre loro agl' insulti de' confinanti e provocati nemici, e senza tal nervo d'arme che bastasse per assalir con prosperità una monarchia si possente dov'era posseditrice, e munita.

(1) Lettere del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio de' 30 di settembre 1555, e sul principio di gennaio 1556.

Onde il duca Ottavio, e'l cardinale aveano significato più volte questo loro spiacimento con disconfortar il pontefice dall'impresa e per tanto mostrandosi poco contenti, divennero poco amati, e poco creduti. S'aggiunse che que'ministri del papa i quali avean ottenuti gli ufficii per intercessione del cardinal Farnese, e massimamente il Casa, a fin di salvar la loro fortuna, ch'era in sul fiore, da ogni ombra nociva d'esterior dependenza, usavano e con le parole, e con l'opere appresso a Paolo e al nipote una studiosa ostentazione contraria. Quindi (1) fu, che non pure gli si tenesse celata la messione del Ruccellai, ma si adoperasser con lui maniere palesi di rimessa affezione. E ancorché dipoi, contentandosi egli di non far il primo personaggio in quella scena, il Caraffa l'ammettesse a onorato luogo, e per conseguente il Casa gli rendesse una grata ed amorevole riverenza, tutto ciò rimase nel colore della superficie, senza internarsi alla profondità de'trattati. La qual non suole rivelarsi da' principi, salvo o a chi

(1) Lettere del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio nel principio di gennaio 1556.

la necessità gli costrigne, o a chi giace in tal condizione che possa temer dallo sdegno loro qualunque miseria, e sperare dalla lor grazia qualunque prosperità.

Aveva già il cardinal di Loreno preso l'ultimo congedo dal papa, il quale vi fece intervenire (1) il cardinal Caraffa, e'l conte di Montorio, dicendo che gliene consegnava come servidori di sua maestà, divisandosi tra loro da capo grandi apparecchi per assalire alla nuova stagion gli Spagnuoli e nella Toscana, e nel regno: quando gli sopravvenne una lettera del re con queste novelle: che trattandosi fra i suoi ministri e quelli di Cesare il cambio de' prigioni, i cesarei avevano addimandati i suoi, se fosse in lor autorità di conchiuder anche una tregua. Di che il re informato avea fatto rispondere, che poteano conchiuderla, ma co' patti da lui l'anno addietro proposti, e sopra riferiti, cioè, che non si parlasse di condizioni, ma ciascuna parte durasse nello stato presente. Non aver potuto negare il re quel

(1) Lettera del cardinal Farnese al duca Ottavio da Monte Roso, dove aveva alloggiato il cardinal di Loreno a'. . . di gennaio 1556.

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