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Ma intervenne (1), che Ottone Truxes cardinal d'Augusta, prelato d'altissima estimazione per ogni pregio, e massimamente fra' cesariani; benchè la mattina avesse dato cenno al maestro delle cerimonie, che quel giorno il Puteo diverrebbe pontefice; e dipoi risapendo la tentata novità pel Caraffa, fosse prorotto in dire allo stesso che fa quel teatino ambizioso? la sera sentì mutarsi il cuore. Onde confessatosi e celebrata messa l'altra mattina per tempissimo con divozione assai maggior dell'usata, incontanente fe significare al Caraffa per l'antidetto maestro delle cerimonie, che voleva concorrere ad esaltarlo. L'esempio d'un tant'uomo commosse in maniera gli altri escludenti, che rimasero parte cambiati d'intelletto, parte smarriti d'animo. Per contrario quei ch'eransi raunati nella cappella per adorare il Caraffa, benchè la maggior parte (o più tosto tutti, com'egli stesso riferiva) (2)

(1) Tutto sta nel Diario del maestro delle cerimonie a' 22 ed a' 23 di maggio 1555.

(2) Sta nella relazione dell' ambasciador Navagero fatta al senato veneto l'anno 1557, fra le scritture de' signori Borghesi,

nol desiderassero, perseverarono costanti. Si che finalmente fu eletto e publicato il di ventesimoterzo di maggio: ascendendo egli al trono (1) di vicario di Cristo in terra quel giorno appunto che celebravasi l'ascensione di Cristo al trono del cielo. E dopo aver il nuovo pontefice richiesti i cardinali più volte (2), che gli proponessero il nome da imporsi, al quale non avea mai pensato, come non avea pensato all'occasione d'imporlosi ; tacendo essi per modestia, in ultimo a fin di mostrar qual affetto egli portasse a Paolo III che gli avea dato il cappello, e al cardinal Farnese che gli aveva procacciata la corona, volle chiamarsi Paolo IV.

Nel primo suo concistoro publico, il qual si raunò a'30 di maggio (3), prestò l'ubbidienza Ercole duca di Ferrara; indi in un altro a' 21 di giugno furo accolti gli ambasciadori inglesi, i quali per parte del regno chiesero venia de'preteriti errori; e fu loro perdonato con riceverli nel grembo della Chiesa. E però che

(1) Gli Atti Concistoriali.
(2) Gli Atti Concistoriali.
(3) Sta nel Diario soprallegato.

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a'già detti ambasciadori nel primo avvento fosse lecito nominar come re d'Inghilterra, e insieme d'Ibernia i loro signori, il papa in un concistoro segreto raunatosi a questo fine il di settimo di giugno, disse che l'isola d'Ibernia, dapoi che i re d'Inghilterra ne avevano acquistata la dominazione per opera della sedia apostolica, erasi posseduta da loro con semplice nome di signori; ma che ultimamente Enrico VIII, già partito dall'unità della Chiesa cattolica, e dall' ubbidienza del romano pontefice ne aveva usurpato il titolo regio sotto colore di certa legge fattasi dal parlamento di quell'isola. E che tanto egli, quanto Eduardo suo figliuolo, i quali mentre vissero si trattarono come re d'Inghilterra, s'erano intitolati anche re d'Ibernia. Ora, esso pontefice a supplicazione di Filippo e di Maria ergerla in reame senza pregiudicio di qualsivoglia ragione che sopra lei si dovesse o alla sedia apostolica, o a qual che si fosse. E le recitate parole fur poste in una publica Bolla segnata nel medesimo giorno.

In quello stesso concistoro il pontefice annoverò nel collegio Carlo Carrafa suo

nipote (1): di cui nella condizione di cardinale avea dimostrata pochissima soddisfazione (2), come d'animo totalmente militare, ed opposto a quello del zio ch'era tutto ecclesiastico: ed unitamente gli commise la legazion di Bologna, e 'l supremo luogo nel governo. Era Carlo figliuolo ultimo del conte Alfonso di Montorio fratello di Paolo. Onde, condannato a tenue fortuna dall'ordine del nascimento, aveva aspirato ad ingrandirla coll' industria delle fatiche. Educatosi da giovinetto a' servigi del cardinal Pompeo Colonna, s'era dipoi aggregato a' cavalieri di san Giovanni, ed alla corte del duca Pier Luigi Farnese. Indi avea militato sotto il marchese del Vasto, e sotto il duca Ottavio per Cesare nelle prime guerre co'protestanti; ma con più di valore che di fortuna. Onde partitone, s'era posto al soldo del duca Ottavio, ed ultimamente del re di Francia nelle guerre di Siena guidate da Piero Strozzi: il che tanto più aveva renduto lui, e 'l zio diffidente all'imperadore. Quando Paolo fu assunto, giugneva

(1) Gli Atti Concistoriali.

(2) La mentovata relazione del Navagero.

Carlo all'anno trentesimo ottavo: e fioriva di quelle doti ch'essendo indifferenti a riuscir in ottimo, o in pessimo effetto, secondo la congiunzione o con la virtù, o col vizio, son chiamate virtù dal popolo; e che 'l facevano parer degno del cardinalato agli occhi passionati del zio: acutezza d'ingegno, avvenentezza di lingua, vigor d'animo, valor di mano, spiriti di gloria; ma tutto signoreggiato, più che dalla ragione, dagli appetiti, e massimamente da quello, ch'essendo il più nocivo, appare il più nobile; cioè da una ambizione insaziabile di dominare, stimolata dall'immagini de' maggiori, e sollecitata dalla nuova fortuna: quasi ella non tanto gli avesse fatto un gran dono, quanto una gran promessa.

Dopo la risarcita unione dell'Inghilterra alla Chiesa applicò le debite cure il pontefice per medicar i disordini cagionati colà dalla scisma. Fra i vescovi di quel regno infetti della preterita pestilenza, il maggiore trovossi il peggiore : questi fu Tommaso Crammero arcivescovo di Canturberi, e primate del regno. Era egli stato non pur eretico, ma eresiarca; e di

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