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che aveva offerto altre volte, e che riuscirebbe a tanto vantaggio per lui, senza dichiararsi nemico della publica quiete. Ma d'altra parte non avvisarsi, che gli avversarii fossero per accettare quel che allora avevano ricusato, e ch'era în si grave loro disavvantaggio. Il cardinal di Loreno parlò talor d' una, talor d'altra maniera intorno alla credenza sua dell'effetto ma per tutto ciò non ritardando l'andata, lasciò la lettera a quel di Tornone che la comunicasse al pontefice. Il quale uditone il tenore, senza molto apprezzarlo, rispose: piacergli che si trattasse, e più essere per piacergli se si conchiudesse la deposizione dell'armi: nondimeno parergli ciò più oggetto di desiderio che di speranza, mentre una parte riproponeva il già rifiutato dall'altra. Ma l'avvenimento insegnolli, qual imprudenza sia negli affari massimi confondere il non probabile col non futuro.

Al cardinal di Loreno riuscì di leggieri nel suo viaggio tirar alla lega il duca di Ferrara, cupido di gloria e d'accrescimento, e mal contento degli Spagnuoli. Ma il senato vineziano con sensi

più moderati, e più saggi vi contraddisse, amando la pace d'Italia, e la salvezza propria, nè scorgendo verisimile quell'impresa. Fra tanto il papa a fine di levar la ruggine dalle sue armi, e di viver anche più custodito, ordinò a'dodici rioni di Roma una descrizione, ed una rassegna generale de' cittadini abili alla milizia: i quali gli comparvero innanzi a numero d'ottomila nella piazza di san Pietro il terzo giorno di novembre. Agli otto di dicembre tenuta cappella, come in domenica dell' avvento, creò cavalieri cento gentiluomini romani, constituendoli per sua guardia, ed assegnando a ciascuno stanze in palazzo. Ma sapendo che non men valida guardia al principe formasi da'senatori che da' soldati, dopo la seconda soscrizione de' capitoli fece una promozione di sette cardinali (1) in gran parte suoi confidenti. Furon essi uno de' suoi religiosi Giambernardino Scoto (2) proposto innanzi dal papa nel concistoro di quel

(1) A'18 di dicembre.

(2) Così chiamavasi, come appare dal suo sepolcro nella basilica di san Pietro, e dal libro della sua professione.

medesimo giorno per arcivescovo di Trani; uno de' suoi famigliari, Scipione Rebiba vescovo di Motola, e governator di Roma; uno de' suoi congiunti, Diomede Carrafa vescovo d' Ariano. I primi due con la luce della virtù superarono tosto nell' applauso della corte il pregiudicio dell'oscurità de'natali, e quasi de'nomi: il terzo con lo stesso aiuto si tenne lungi dall'odio universale di Roma contra i Carrafi in vita di Paolo, e fu esente dall'ingiurie comuni a tutti gli altri Carrafi nella morte di esso. A questi aggiunse un valente legista romano, che fu Giannantonio Capizucchi auditor di Ruota, ed un suo collega francese Giovanni Suavio Reomano, con averlo eletto pur dianzi nello stesso concistoro al vescovado di Mirpoix vacato per morte di Claudio della Guisca; uno spagnuolo, cioè Giovanni Siliceo, che da umilissima nazione s'era innalzato col valore, e con la probità ad esser maestro del re Filippo, ed arcivescovo di Toledo. E finalmente onorò anche la Germania in Giovanni Groppero decano di Colonia, gran parapetto della fede, benchè assai battuto non meno dalle imputazioni dei

domestici che dagli assalti de'nemici: il quale s'illustrò con quella porpora doppiamente, e avanti come a lui dal pontefice destinata per merito, e dipoi come da lui rifiutata per modestia. Il secondo pregio lo rendė più memorabile del primo, perchè più singulare nel mondo, quantunque per avventura non maggiore in verità, perchè non più giovevole al mondo. Il papa mantenne tal dirittura in quell'elezione, che le instanze caldissime del re Arrigo, unico sostegno allora e suo, e dei suoi i quali vi congiunsero tutte le industrie, non poterono indurlo ad annoverarvi il vescovo di san Paolo.

Stava il pontefice tutto su gli apparecchi militari. (1) E'l primo giorno dell'anno 1556 nella cappella con accompagnamento di solennissime cerimonie (2) aveva creato il conte di Montorio general della

(1) I fatti che seguono sopra le discordie fra 'l papa, e gli Spagnuoli, ove da noi non se ne allega particolar testimonio sono cavati o dall'Adriano nel lib. 13 e ne'seguenti, o dalla relazione dell' ambasciador Navagero, o più distintamente dall' istoria manoscritta del Nores.

(2) Sono descritte lungamente le solennità nel Diario del maestro delle cerimonie in quel giorno.

Chiesa dal che s'era tenuto fin a quell'ora per sembrargli il conte d'affetto spagnuolo, sì che fu bisogno che'l cardinal suo fratello entrasse mallevadore e del suo animo, e della sua fede. E sotto la condotta d'Antonio Carrafa similmente suo nipote, ma coll'opera d' Ascanio della Cornia, fu occupato poco dipoi Montebello con altre terre, antico dominio de' conti Guidi nella Romagna, tolte dal pontefice per misfatto a Gianfrancesco lor padrone, delle quali privò in una medesima congregazion concistoriale a perpetuo quella famiglia, e investinne (1) lo stesso Antonio suo nipote. Ritornarono ancor su quei giorni di Francia i capitoli soscritti dal re medesimo a'diciotto di gennaio. Ed essendo a quella corte inviato dal pontefice Antonio Sanseverini duca di Somma, uomo come nemicissimo degli Spagnuoli, così tutto infiammato alla destinata impresa, aveva egli per via fatto prendere il Breve del generalato al duca di Ferrara. E già per mille versi tutta la casa del papa spirava ardor marziale : quando una

(1) A'27 di giugno 1556, come negli Atti Concistoriali.

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