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no: essendo apparecchiato a soffrire per si bella cagione con allegrezza la morte. Il zelo immenso di quest'impresa muoverlo a divider da se il Rebiba antichissimo suo famigliare, e sopra ogni altro partecipe del suo cuore: sapendo ch'egli con perfetta carità e prudenza tratterebbe si degno affare. Sperar il pontefice, che'l Legato sarebbe ricevuto con ogni culto ed osservanza da quelli, i quali, benchè fossero supremi principi, erano tuttavia figliuoli di colui la cui persona il Legato rappresentava. Usasse egli la salutazione insegnata da Cristo: sia pace a questa casa. Alla qual voce piena d'amore, se per isventura scorgesse che non fosse risposto, e che i salutati non se ne mostrassero degni, nè udissero le sue parole, immantenente si partisse e tornasse al papa, scotendo da' piedi la polvere in testimonianza. Imperò che quali gli altri fossero per isperimentarsi (sperargli il pontefice buoni) egli certamente avea statuito di adoperar in forma, che non avesse cagione di pentimento.

Quasi le medesime commessioni publiche, serbata la proporzione, furon da

te al Caraffa. Ma non si pose in via egli si tosto, come bramava; perchè volle menar seco il maliscalco Piero Strozzi, sotto cui aveva militato, cugino della reina, e quanto possente nella corte di Francia, altrettanto nemico al nome di Spagna, e però validissimo ordigno a' suoi fini: e lo Strozzi fu per alcune settimane occupato in fortificare, come si potè il meglio, con subitani ripari le terre marittime di Civitavecchia e di Nettuno, e massimamente in disegnar la fortezza di Paliano. Il qual tolto prima a' Colonnesi con l'armi, e di poi scomunicati essi, e privatine con le previe solennità giudiciali (1) a perpetuo nel concistoro, fu in un'altra congregazione concistoriale (2) dato in feudo al conte di Montorio ed alla sua posterità mascolina impiastrandosi la sconcia apparenza di quest'azione in un tal pontefice col manto, che bisognasse consegnar tali feudi a chi avesse forza e fede di conservarli nell' ubbidienza della Chiesa. Dunque in Paliano ordinò il papa, che s'edificasse una salda fortezza; a sem

(1) A'4 di maggio 1555, come negli Atti.
(2) A'14 di maggio.

bianza per sicurarlo dagl' insulti de' Colonnesi, ma in verità per armare una frontiera contra il reame di Napoli. Di che ansio il duca d'Alba ritornato a quel governo dopo la tregua con Francia, avrebbe forse rotta la guerra per impedirlo, se non si fosse veduto senza veterana milizia, e senza pecunia. Non ommise però egli sollecite diligenze per adunar l'una con soccorsi procacciati di fuora, e l'altra con gravezze imposte dentro. Onde apparve, che se la fortuna sempre custode di Carlo V non gli avesse in quel frangente con la tregua ritenuto il torrente avverso della lega stabilita in Italia; ne sarebbe, com'è verisimile, rimasto sommerso quanto egli e indi il figliuolo vi possedevano.

Ma per altra parte il pontefice stava niente meglio provveduto del duca nel resto, e più ch'egli mancante di condottieri per l'assenza del cardinale, e dello Strozzi, Contuttociò afforzava quanto poteva d'ogn'intorno i confini con l'opera di varii capi militari, che o fossero suoi confidenti, o i men diffidenti. E fra gli altri diè la cura di Velletri e di molti luo

ghi da quella parte con titolo di general della cavalleria ad Ascanio della Cornia : il quale benchè da principio gli era stato sospetto pe' lunghi servigi prestati a Cesare, e per gl'incauti lamenti publici che egli faceva delle molestie camerali ne' beni a lui conceduti dal zio pontefice; nondimeno l'imprese ultime di Romagna l'avevano posto in grazia ed in confidenza. Mentre il papa s' apparecchiava alla guer

ra,

mostrava di farlo con desiderio di pace: e forse l'aveva allora che'l gielo della sua vecchiezza non era infiammato dagli ardori presenti dell'inquieto nipote. Onde agli undici di luglio lagnatosi in concistoro (1) delle offese che gli erano preparate dal duca d'Alba con manifesti armamenti in patrocinio de' Colonnesi scomunicati, a consigli e preghi del collegio introdusse dentro gli oratori de' principi, e disse loro, com'era pronto a deputar cardinali che trattassero per trovare spediente di vivere in quiete. Ma un disordine casuale nel corpo già mal affetto levò l'attitudine agli apprestati lenitivi. L'ambasciador ce

(1) Negli Atti Concistoriali.

sareo soleva mandar un corriere al vicerè di Napoli, il quale passasse per Terracina. Avvenne un giorno che tal corriere fu veduto quivi dal governator del luogo a piede, e senza verun di que' segnali che sono le divise del suo ufficio. E sì come nulla più nuoce a manifestare i segreti che un infingimento troppo affettato, così questa industria usata dal messaggiero per sicurtà, il fece incappar nel disastro ch'egli ingegnavasi di schifare. Imperò che il governatore, parente al maestro di camera del pontefice, e per tanto non affatto alieno dalle notizie di corte, e dalle considerazioni di stato, si avvisò, ciò ch'era, quella dissimulazione esser un artificio per coprir qualche grande arcano che'l corriere portasse. Onde fattolo ritenere tanto più liberamente perch'egli s'era disarmato delle publiche insegne, che secondo la ragion delle genti lo rendevano inviolabile, il mandò con prestezza a Roma, si veramente che v'entrasse nel buio e nel silenzio più profondo della notte. Quivi giunto al maestro di camera, e da lui senza dimora condotto al duca di Paliano, gli si trovò in dosso specialmente

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