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di cuore, in parte per ottener la liberazione di Garzia Lasso, a cui dalla ferocità di Paolo temeva la morte, in parte per giustificar la sua causa, mandò a Roma Giulio della Tolfa conte di San Valentino con varie lamentazioni da esporre al papa che tutti i parziali di Cesare e del re Filippo fossero da lui maltrattati, imprigionati i ministri, l'ambasciador vilipeso: nel monitorio contro ad Ascanio contenersi, ch'egli era ricorso a' nemici della sedia apostolica: e così dichiararsi per tali il vicerè e i suoi principi. Della instanza fatta dal fiscale non ebbe mandato il conte di portar querele, come o non fatta, o non saputa fin allora dal vicerè. Nel medesimo tempo il marchese di Saria orator di Cesare e del figliuolo, avendo informati amendue con maniere acerbissime degli oltraggi che riputava fatti a se ed alle loro maestà in varie azioni del papa, ne ricevette risposte conformi alle proposte. Onde significò di voler domandare al pontefice licenza d'andar altrove per affari e per ordinazion de' suoi principi. Il che vedevasi ch'era un troncare ogni filo di nuova unione. Perciò il papa

il secondo giorno d'agosto invitò a desinare (1) dodici cardinali varii di fazione e di nazione, e con essi l'ambasciadore, e'l nuovo duca di Paliano suo nipote : e dopo la mensa disse, che avendo intesa la richiesta preparata dal marchese di partirsi, riceverebbe in grado ch'egli esponesse il suo desiderio a quell' adunanza. Confermò il marchese, che a ciò fare il costrignevano i negozii e le commessioni de' suoi signori. E spiegandone le cagioni, rammemorò con forme amare ed altiere l'ingiurie fatte dal pontefice a quei grandissimi principi. Ciascuno de' congregati disse, che la partenza non gli poteva esser vietata ; ma ben doversi pregarlo, che, poste le circustanze presenti, soprassedesse alquanto, se fosse lecito senza incomodità e disubbidienza de' suoi padroni. Il che l'oratore negò di poter fare secondo il tenor de' comandamenti. Il papa fece uscir lui e 'l duca, perchè i cardinali profferissero più libere le sentenze. E queste furon di nuovo: che secondo la ragion delle genti non gli si potea negar

(1) Sta negli Atti Concistoriali.

la partita, ma solo iterargli l'instanza della dimora. Onde richiamatolo, gli diede il pontefice con inopinata umanità la risposta, concedendogli l'andarne ovunque volesse, ma significandogli ad un'ora il desiderio comune. E'l marchese, ringraziando della licenza, disse, che farebbe nuova considerazione sul ricevuto comando. Il che videsi, che fu apparenza per risponder in maniere non discortesi di manifesta repulsa alla cortesia del pontefice; e non perchè (secondo ch'altri gli oppose) non avesse prima ben esaminate le commessioni, imperò che il dì prossimo uscì di Roma. Di tutto il colloquio volle il papa che registrasse memoria il cardinal Puteo, il quale a que' giorni in luogo del Farnese assente per poca soddisfazione, come dirassi, esercitava l'ufficio di vicecancelliere, affinchè l'ambasciadore non potesse mai opporre d'essere stato ritenuto con violenza. Tanto era cresciuta co' dispiaceri e co' lamenti la necessità delle cautele. Le quali in tempo di vicendevoli suspicioni ed accuse, non minori voglion essere contra le bocche di carne, che in tempo di guerre e d'assedii contra le bocche di fuoco.

T. VII.

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Per corrispondere alla messione del conte di san Valentino, e insieme per farsi di reo attore, avea mandato scambievolmente il pontefice al viceré Domenico del Nero romano a confutar le querele, a dolersi dell'ingiurie, ed a proporre temperamenti. E fe partecipe anche il collegio (1) così dell'instruzione a se comunicata dal conte, la quale conteneva in somma le riferite doglienze; come d'una scrittura divisata da se in risposta, affinchè i cardinali la considerassero attentamente. Il tenore di questa era, che'l che'l pontefice niente aveva offesi i regii in punire i suoi sudditi per gravissimi, e palesi misfatti; ma bensì i regii il papa con proteggere i sudditi di lui condannati e ribelli. Contra l'abate Bersegno, e l'abate Nanni procedersi come contra cherici soggetti alla giurisdizion del pontefice, e inquisiti per colpe d'oltraggiata maestà: senza che, quando il Bersegno fu preso, non era più ministro del duca d'Alba. Parimente Garzia Lasso ritenersi come macchinatore contra lo stato del pontefice:

(1) A' 7 d'agosto, come negli Atti Concisto

ed aver quegli lesa la ragion delle genti, la qual ciò severamente proibisce a' ministri d'un principe residenti nelle terre dell'altro, affinchè debban ammettersi liberamente, nè col sospetto s'impedisca il consorzio. Onde Garzia Lasso non poteva opporre che si violasse in lui quel diritto di cui egli era stato il violatore. Col marchese di Saria essersi abbondato in dolcezza: perciò che dall' un lato qualche udienza negatagli non si poteva chiamar dispregio, quando in niuna corte è uso che gli oratori abbiano aperto l'uscio al principe ognora che vogliono ; dall'altro gli s'era tollerato ch'egli per leggiera cagione avesse imperiosamente spezzata una porta di Roma, mentre innanzi giorno si tenea chiusa e guardata nelle presenti gelosie. Dolevasi per converso il papa, che'l vicerè con dichiarazione d'inimicizia avesse vietato per bando a' suoi popoli sotto rigidissime pene ogni comunicazione con quelli dello stato ecclesiastico. Oltre a questa scrittura narrano, che'l papa nei ragionamenti col conte si scomponesse in parole colleriche, non serbando il vantaggio di quella moderazione, che ad animo

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