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la signoria di Milano, ch'egli ne avrebbe privato se ed i suoi, pur che il re scambievolmente restituisse le terre occupate altrui. Di tutto ciò diè informazione il Carrafa al legato Rebiba: pensando ch'ei fosse giunto a Brusselles. Ma il Rebiba, secondo gli ordini ricevuti, a lenti passi vi s'accostava, per attender prima luce dal Carrafa delle speranze intorno all' affare, e non proporre all'imperadore la pace mentre per avventura in Francia si trattasse contra di lui la guerra.

Le prime lettere scritte dal Legato Carrafa al fratello sopra la disposizione del re alla concordia, e al concilio in Laterano furon comunicate dal papa con la voce del segretario Bini al concistoro (1) quel giorno appunto che investi quivi Antonio Carrafa delle terre levate a' Guidi in Romagna. E ardente di trarre ad effetto si gloriosi trattati, fece (2) riscrivere al cardinale, che procurasse a tutta sua possa la conclusione: ma insieme

(1) Atti Concistoriali a' 27 di giugno.

(2) Si raccoglie dalla mentovata lettera del cardinale Carrafa al duca di Paliano de'17 di luglio.

gli significò (1) il sospetto delle molestie apparecchiategli dagli Spagnuoli; i quali mostravano di sprezzarlo col rompimento della porta fatta dall'ambasciadore; fomentavano manifestamente i Colonnesi a reintegrarsi con la forza delle castella lor confiscate; ed avevano interdetto con severo bando a' regnicoli il commerzio co'sudditi del pontefice. Onde egli avea mandato a Vinezia il dianzi nomato Antonio Carrafa per tentar di nuovo quel senato alla confederazione: messaggiero, come rispose il cardinale, troppo notabile nell'apparenza, e poco abile alla sustanza: sopra la quale in ultimo riportò Antonio dalla signoria consigli al pontefice, che nudrisse la quiete, e si portasse da buon padre comune. Di queste novità, e di queste suspicioni diè tosto contezza il Legato al re, trapassando alle commessioni seconde, che nel suo cuore eran le prime. Per tanto fecegli sentire: che se egli non soccorreva il pontefice, questi di leggieri sarebbe rimaso in preda alla rabbia degli

(1) Di ciò lungamente in una lettera di Silvestro Aldobrandini al Carrafa de'21 di giugno 1556, fra le scritture de' signori Borghesi.

Spagnuoli, accesa dall' amore che'l santo vecchio avea sempre dimostrato verso la maestà sua. E trovò il re prontissimo a difender Paolo quando fosse molestato, e a romper con si giusta opportunità la tregua: parendogli che niuna general convenzione s'intenda obligare un membro a non sovvenire il capo: e che i trasgressori di essa fossero gli Spagnuoli, da che in odio del re travagliavano il papa. A questi sensi già era stato mosso Enrico dall'autorevoli ed eloquenti persuasioni del cardinal di Loreno; a cui parea grave scorno che si fosse disfatto in Francia, forse per opera de' suoi emuli, tutto ciò ch'egli avea fatto in Italia. Adunque il re espresse forti richiami all'ambasciador cesareo degli aggravamenti che sosteneva il pontefice: e simili ne fe portar a Cesare dal suo orator in quella corte: ed inanimò il Legato Carrafa, mostrandogli le picciole forze che si potevano temere dagl'imperiali, ed affidandolo delle grandi ch'egli avrebbe sumministrate.

Sopraggiunsero poscia tali novelle, che ad un tempo innasprirono d'odio privato il cardinal Carrafa, e gli accrebber titoli

publici a rinovar la lega. Quanto era a'dispiaceri privati, l'aveva il re nominato alla chiesa di Coninges: e parlandone il papa nel concistoro, il cardinal Pacecco, e fra Giovanni Alvaro di Toledo Domenicano zio del vicerè, il quale dal suo arcivescovado di Compostella era dinominato il cardinal di san Giacomo, avevano recate in mezzo liberamente molte qualità del Carrafa, per le quali alla sua mano mal si confacesse il baston pastorale. Di ciò egli informato, scrisse al fratello una lettera (1) tutta rigata di fiele contra que' cardinali, e quella nazione. Intorno agli affari publici gli fu significato, che gl'imperiali facevano in Napoli co'negoziatori un partito di trecento mila scudi in acconcio de'Colonnesi, fondato su le terre da loro possedute in quel regno: che lasciavano soldar gente in palese da Marcantonio: ed in breve, tutto ciò che mosse il pontefice ad ordinar la comparigion del fiscale nel concistoro. Onde il cardinal Carrafa diede a

(1) A'24 di luglio 1556 da Sciantigli, fra le scritture de' signori Borghesi.

vedere al re (1), non solo come di ragione, ma come di necessità il romper la tregua: anzi essersi già rotta dagli Spagnuoli con tante ingiurie fatte, ed apparecchiate al pontefice perch'era amico della maestà sua. Ed applicatosi tutto al secondo trattato, riconfermò col re le capitolazioni poco diverse dalle prime: sollecitollo al patteggiato deposito, ed a presente rimessa di pecunia, e soccorso di milizia.

Fra tanto fu significato al cardinal Rebiba (2), il qual erasi già innoltrato fin a Mastric, due giornate presso a Brusselles, che tornasse a dietro. Per titolo di questa rivocazione fu publicato dal papa, essersi da se inteso che'l re Filippo avea data commessione di far ritenere il Legato, forse per ripresaglia de' suoi aderenti carcerati, e travagliati da Paolo. Altri credettero ch'essendosi stabilito di procurar presso Arrigo il frangimento della tregua, e l'appiccamento della guerra contro a

(1) Lettera del cardinal Carrafa al duca di Paliano nel dì ultimo di luglio 1556 da Parigi, tra le scritture già dette.

(2) La relazione del Navagero.

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