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pur inchiuder nominatamente lui, e'l cardinal suo fratello nell'ultima convenzione con gli Spagnuoli, perchè riavessero le ritenute entrate ecclesiastiche, e facendo in ciò men per loro, che non avean fatto pe'cardinali Salviati, Gaddi, e Ridolfi ne'tempi andati. Vivendo egli dunque cosi svogliato e de' Francesi, e de' papali, ed essendo spirati di molto i due anni per cui era pattovita la dependenza d'Ottavio dal re Arrigo, e mancato ancora con la morte il principal fomentatore di essa, Orazio, incominciarono i Farnesi a considerare, che si Piacenza, si le rendite loro ecclesiastiche e temporali ne' regni di Napoli e di Sicilia non potevano ad essi restituirsi se non da chi le teneva. D'altro lato, sì come avviene che nelle rotture de' principi sommi trovano vantaggioso partito i mediocri, mentre ciascuno de' primi reputa di gran momento a prevalere nel contrappeso delle forze qualunque aggiunta lor favorevole de'secondi gli Spagnuoli si mostrarono e volonterosi al trattare, e larghi nel pat

(1) Lettera del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio de'13 di maggio 1556.

teggiare. Al trattamento aveva dato principio il cardinal Morone creatura del Farnese, e che s'avea ricuperato l'amor suo con seguitarlo nell'ultimo conclave (1), ed era insieme confidentissimo, com'è detto, degl' imperiali. Onde (2) egli poscia continuò a strignerlo con la messione poco vistosa, e perciò più operosa, del Gherio segretario suo al duca d'Alba: mentre allo stesso tempo, e senza notizia nell' un dell' altro negoziava in Roma col cardinal Farnese Garzia (3) Lasso, che anch'egli dipoi s'era spinto a Napoli per quest'impresa. Ma la conclusione ebbe a nominazion de' Farnesi e con soddisfazione del duca d'Alba (4) per mediatore Girolamo da Correggio, vassallo di Cesare, e ministro (5) d'Ottavio. Quanto fu a'pat

(1) Lettera del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio a' 23 di maggio 1555.

(2) Lettere del cardinal Farnese al duca Ottavio senza segno di giorno, con un capitolo d'una lettera del Gherio allo stesso cardinale.

(3) Lettere allegate del cardinal Farnese al duca Ottavio, ed altre dello stesso allo stesso agli 8, e ai 15 d'aprile 1556.

(4) Capitolo allegato del Gherio.

(5) Il cardinal Farnese mandò la procura per soscrivere i patti dal canto suo a' 2 di giugno 1556,

ti, gli Spagnuoli (1) da prima offersero di render Piacenza a tempo, ritenendo la fortezza, e poi di riaverla con ricompensazione, porgendo qualche fil di speranza che ciò sarebbe il nuovo loro ampio acquisto di Siena congiunto allo stato di Castro, e ponendo gelosia che, se no, toccherebb'ella per ventura in que' trattati di pace al duca di Savoia. Ma rifiutando i Farnesi quella più tosto prestanza che restituzione, con aspettarne poi un cambio che sarebbe a discrezion del più potente, si praticarono, e si formarono questi articoli che ponendosi il duca Ottavio in dependenza del re Filippo, e mandando per allevarsi alla corte di lui Alessandro suo primogenito, ricuperassero i Farnesi, non solo ciò che d'ecclesiastico, o di laicale avean posseduto già negli stati del re, ma insieme Piacenza, rimanendone agli Spagnuoli il castello. In esecuzione di che fu ella consegnata ad Ottavio dal

come in una cifera ad innominato contenuta nel già detto registro.

(1) Capitolo allegato del Gherio, e lettere del cardinal Farnese al duca Ottavio agli 8 ed a' 15 di aprile 1556.

cardinal Madruccio, al quale insieme col marchese di Pescara s'appoggiava in quel tempo la suprema cura degli affari di Cesare e del re cattolico in Lombardia. Così l'inopinabile varietà de' casuali rivolgimenti schernendo l'arroganza de' politici discorsi, operò che lo strumento efficace a'Farnesi per ricoverare la protezion della casa d'Austria, ed insieme Piacenza, non fosse o l'amore di Cesare alla figliuola, o i servigi a lui prestati dal genero, o gli ufficii a pro della Chiesa, e del nipote impiegativi ardentissimamente da un papa di tant'autorità qual era Paolo III: ma il crearsi dal cardinal Farnese un pontefice nemico agli Austriaci, che gli ponesse in angustie, e poscia il disunirsi quel cardinale dallo stesso pontefice, ed offerir l'aderenza della sua famiglia ad essi Austriaci, mentre n'erano perciò così bisognosi che giudicaron pro non pur d'accettarla, ma di comperarla a si alto prezzo.

Divisavano (1) i Farnesi, quando il trattato pendeva, e non erano fermate ancora le condizioni, di far quest'accordo,

(1) Lettera del cardinal Farnese al duca Ottavio a' 15 d' aprile, sopra allegata.

per quanto era in loro potere, con buona pace del papa, e del re di Francia. Il consentimento del papa stimavasi per necessario, ove si patto visse di cambio per città ecclesiastica, qual era Piacenza. Onde proponevano di riserbarlovi in principio della scrittura con parole assai riverenti. E speravano ch'egli nol disdirebbe, quando ancora non aveva apertamente inimicati gli Spagnuoli, ed apparivano a tempo a tempo raggi di vicina serenità riuscendo per altro quella reintegrazione inverso di se a tanto utile del sovrano quanto dell'immediato signore. Al re di Francia s' argomentavano di mostrare, che gli era in vantaggio disobligar le sue forze dalla difesa di Parma, ed aver un suo divoto e obligato principe posseditor di Piacenza: non volendo essi in quel tempo divenire, almeno in palese, aderenti di Spagna. Sospendevano poscia in cuor loro la deliberazione, come in quistione arduissima, se, ove il re e i suoi ministri fossero stati inflessibili nel ripugnare, la gratitudine de'passati suoi beneficii, e'l timore de' suoi futuri risentimenti dovesse in lor prevalere all'interesse legittimo di

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