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sì prezioso racquisto. Nè i Francesi gran fatto vi dissentirono: e'l papa (1) s'era in qualche forma quietato con la promessa de'Farnesi di non travagliarlo dalla parte dello stato di Castro, e con la stanza in Roma del cardinal di Sant' Angelo quasi d'ostaggio. Ma (2) per effetto il duca Ottavio porse agli Spagnuoli quanto potè di consiglio, e d'aiuto in segreto modo. Ed anche avea lor offerto di venir a publica dichiarazione, con esporsi a ogni rischio, si veramente che'l re gliel comandasse, e non volesser tirarlovi quasi di sua volontà, per sua utilità i ministri. Ben egli si argomentava di persuadere eziandio con la viva espressione della consorte sorella di Filippo, la quale già era ita a trovarlo in Fiandra, che questo sarebbe stato nocevole a se ed al re ugualmente. Ma il cardinal Farnese avea protestato di non

(1) Tutto appare da due lettere del cardinal Farnese da Parma al cavalier Ardinghello a Brusselles de' 14 d'agosto 1557.

(2) Tutto ciò si scorge da varie lettere del duca Ottavio notate appresso l'allegato registro del cardinal Farnese e scritte alla moglie a Brusselles de' 6 e de' 13 di febraio 1557, con altre senza giornata, e con un discorso sopra la guerra.

volere alcuna parte in ciò ch'offendesse il pontefice. In ultimo il duca a violente richieste degli Spagnuoli, e con infinito dispiacer e timore del già detto cardinale, si scoperse lor partigiano, guerreggiando egli come tale il duca di Ferrara confederato de' Francesi, e del papa (1). Ma per buona ventura, quando ciò avvenne, si conchiuse appunto la pace tra Paolo e Filippo il che liberò i Farnesi dal conceputo rischio per lo spaventoso sdegno del provocato pontefice. Le quali ultime cose intervennero alquanto dipoi.

Solo adunque il duca di Ferrara rimaneva allora in fede e ne facea dichiarazione. Co' Vineziani avea rinovate il papa le diligenze, mandandovi nunzio il Commendone: (2) ma non potè spingerli a più che ad inviare un lor segretario al vicerè confortandolo a deporre l'armi, e protestando che la republica non avrebbe potuto al fin tollerare nè l'oppressione, nè la depressione del papa. Il quale ufficio

(1) Lettera del cardinal Farnese all'Ardinghello, da Parma a’28 di settembre 1557.

(2) Lettera sopra allegata del Carrafa al Brancaccio a' 23 d'ottobre 1556.

T. VII.

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così privato, e disarmato valse più a suono che a colpo. Onde al medesimo segretario, che nel ritorno vide il pontefice, questi disse che voleva scomunicare, e privare de' regni l'imperadore e'l figliuolo o perchè la ferocia della natura gli dettasse in verità così fatti sensi, o perchè sapendo lo studio di quel senato verso la quiete d'Italia, volesse stimolarlo ad usar più gagliardi modi per ovviare a tanto incendio imminente. Ma non perciò la republica uscì dal suo moderato procedere. Stringendosi dunque le angustie, e separandosi gli amici, fu appiccato di nuovo un trattato di tregua, il qual ebbe per mediatore i cardinali di Santa Fiora, e di San Giacomo. E'l duca d'Alba n'aveva necessità non così palese, ma nulla minore che'l papa, essendoglisi e scemata la gente con le morti, con le fughe, col diramarla in cotante guernigioni delle terre occupate, e renduto malagevole il campeggiare per le piogge autunnali, e soffrendo altri disagi che porta seco la guerra massimamente nel paese nemico. Onde prima fu conchiusa a'diciannove di novembre immediato dopo la dedizione d'Ostia

una tregua di diece giorni soscritta dal cardinal Carrafa e dal vicerè, ed indi in un parlamento seguito fra loro di cinque ore a vista d'amendue gli eserciti, fu prorogata ad altri quaranta, e publicata in concistoro a' ventisette di quel mese. Aveva il cardinale un Breve con ampia facultà di stabilir anche la pace, per condizion della quale chiedeva Siena in permutazione di Paliano: quasi non fosse stato più agevole agli Spagnuoli il dare al Colonna qualche città del Senese, e cedere alla domandata restituzione delle sue terre, che'l dare a'Carrafi un cambio a tanti doppii maggiore della cosa litigata. Il vicerè dunque rispose, che non aveva autorità dal re di venire a convenzione di pace, benchè per effetto (1) l'avesse, come dipoi affermò Ruigomez al nunzio in Brusselles. Ma il duca amò meglio il simulare difetto di podestà, che'l manifestare contrario affetto di volontà. E certamente non si poteva accettar quella proposta senza ferir nel cuore il duca di Firenze

(1) Appare da una lettera del nunzio Fantuccio da Brusselles al cardinal Carrafa a' 13 di febraio 1557, fra le scritture de' signori Borghesi.

che aveva contribuito tanto alla presa di Siena, e senza insegnare agli uomini, che il merito per ottenere un principato dagli Spagnuoli in feudo, era l'aver procurato spogliarli di maggiori principati coll'arme. Per tanto fu rimesso il negoziar dell'accordo alla corte del re, ove dal canto del papa andò nunzio Federico Fantucci bolognese uditor di Ruota, e dal vicerè vi fu mandato il segretario Pacecco. Ma essendo venuto a conferenza il Fantuccio col viceré avanti di porsi in via, il papa ritrasse dalle sue relazioni, ch'era vano lo sperar la concordia per la ripugnanza degli Spagnuoli alle fermissime sue richieste. E d'altra parte gli crebbe l'animo per le novelle della vicina mossa ch'era per fare l'esercito francese guidato dal duca di Guisa. Onde pensò ad impiegar utilmente lo spazio della tregua in fornirsi per ogni lato e di soldati, e di danari, e di amici. A questo fine spinse con titolo di Legato suo, e della sedia apostolica il cardinal Carrafa a Bologna, a Vinezia, e dovunque andasse dentro l'Italia. E dopo la partenza di lui nella quarta domenica dell'avvento ne diè contezza ad una ge

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