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giornato in Roma, e ch'erasi quivi da lui sofferto il martirio. Nè indugiò anche il papa a rallegrare il nuovo ospite e la corte con una promozione di cardinali (1). Furono i promossi, Taddeo Gaddi fiorentino arcivescovo di Cosenza, e adoperato dal pontefice allora in principali governi, Antonio Trivulzio milanese vescovo di Tolone e nunzio in Vinezia, Virgilio Rosario spoletino vescovo d'Ischia e vicario di Roma, che per integrità e per senno fu esercitato dipoi nelle cure di maggior gelosia, quando il pontefice discacciò i nipoti, Lorenzo Strozzi vescovo di Beziers, a cui oltre alla virtù dell'animo e alla consanguinità con la reina di Francia, giovò la fratellanza di Piero, e l'amicizia intima col duca di Guisa, i quali erano allor le due braccia del pontefice, fra Michele Ghislieri domenicano, alessandrino di patria, vescovo di Nepi, e general commessario del santo Ufficio, che poi col nome di Pio V fu glorioso pontefice, e gratissimo verso la memoria di Paolo,

(1) A’15 di marzo 1557, come negli Atti Concistoriali.

Gio. Bertrando eletto già di Cominges, e guardasigilli di Francia, venerabile per sapere, per costumi, e benemerito per zelo verso la giurisdizione ecclesiastica, il quale fu creato il medesimo anno arcivescovo di Sens, fra Clemente Dolera da Moneglia nella Liguria, general de' conventuali, e solenne teologo, Alfonso Carrafa napoletano, figliuol del marchese di Montebello nipote del papa, Vitellozzo Vitelli da Città di Castello eletto vescovo della sua patria, cherico di camera, che poi cardinale amministrò i più nobili magistrati e i più alti affari della sedia apostolica, Giambattista Consiglieri presidente della camera apostolica, fratello di Paolo maestro di camera del papa. Non mancò già chi notasse Paolo IV, che mentre professava tanta severità ecclesiastica, e mentre gli convenia più che mai armarsi di venerazione, discendesse a così gran tenerezza verso la sua famiglia di crear sì tosto un terzo cardinal Carrafa, che non compieva ancora l'anno decimottavo, e di dargli fra pochi (1) di per quel tempo

(1) A'9 d'aprile 1557, fra gli Atti Concistoriali.

T. VII.

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in amministrazione, e per quando giugnesse all'anno ventesimo settimo e divenisse cardinal prete, in titolo l'arcivescovado di Napoli: quantunque il beneficio cadesse in giovane d'ottima indole, il quale nel discacciamento degli altri nipoti meritò di rimanere in palazzo alla cura del governo, e che nel rigore del pontificato seguente, quando fu condannato di grave multa, ebbe sovvenimento di pecunia dal collegio, e di compassione dal popolo, come innocente. Ma, comunque sopra ciò debbasi giudicare, certamente nel resto di quella promozione seppe conservarsi il pontefice la sua laude di non compartir tant' onore se non a chi rilucesse di pregi ragguardevoli, e potesse riceverlo con servigio della Chiesa : talmente che le instanze strettissime del re Arrigo, di cui era pur sì cresciuto in que' giorni e'l bisogno, e 'l merito appresso di lui, non poterono impetrarne più d'un cappello, e questo dopo esquisita esaminazione intorno alla virtù del raccomandato. Si che l'ambasciador Navagero, che in quel tempo risedeva in Roma, ammirando l'animo del papa in negare certa

dispensazione al contestabil Memoransi (1), la quale molti teologi approvavan per lecita, e mentre gli ufficii del petitore potentissimo col re Arrigo gli erano più che mai necessarii; e non meno in resistere. alle preghiere del medesimo re per cardinalati; non si tenne di scrivere, che nè pur uno il pontefice ne avea dispensato a sua richiesta. Ma, ciò che più fe comparire quel troppo affetto umano e carnale in dare al giovanetto suo pronipote la sublime chiesa di Napoli, fu, che Paolo gliene diè nel medesimo concistoro nel quale operò un' altr' azione a cui sarebbesi richieduta in lui una maestà che il facesse riverire come tutto sopraumano e tutto spirito (2). Ella fu, che il pontefice rivocò il Legato Polo, e tutti gli altri nunzii e rappresentatori della sedia apostolica ne' paesi di Carlo V, e di Filippo II, come di nemici; facendo segno con ciò di voler pro

(1) Negli Atti Concistoriali una conferenza di teologi fatta in una congregazione concistoriale, a' 22 di marzo 1557, e scritta dal cardinal Carrafa al nunzio in Francia, tra le scritture de' sigg. Borghesi.

(2) A'9 d'aprile 1557, come negli Atti Concistoriali.

cedere contra que' due monarchi sì grandi nel cristianesimo alle censure e alla privazion de' regni. E in conformità di questo il prossimo giovedì santo nella Bolla consueta che da tal giorno della sua publicazione s'intitola in Coena Domini, furono specialmente scomunicati dal papa gli occupatori delle sue terre della Campagna e della Marittima, quantunque eminenti per dignità eziandio imperiale, e tutti i consigliatori, fautori, e aderenti. E nella messa papale del venerdì santo si lasciò la solita preghiera per l'imperadore.

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Aveva già il papa deputati i giudici nella causa contra Carlo e Filippo introdotta nel concistoro dal fiscale (1), scegliendoli da varie classi. Fra i cardinali il Rebiba, fra gli arcivescovi Annibal Bozzuti napoletano arcivescovo d'Avignone onorato (2) poi della porpora dal successore; fra i semplici vescovi Giovanni Beroaldo vescovo di Telesia; fra' protonotarii Guglielmo Sirleto calavrese, che fu poi riguardevole cardinale, quasi tutti vassalli del re Filippo. Aveva loro aggiunti,

(1) A'12 di febraio 1557.
(2) A'12 di marzo 1565.

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