Immagini della pagina
PDF
ePub

Divolgatisi in Roma, e l'assedio sciolto di Civitella, e la destinata partenza dei Francesi dallo stato ecclesiastico, risorsero gl'intermessi tremori. E ciò che pareva rimedio, riusciva a più molestia che 'l male. Imperò che aspettandosi per custodia tre mila Svizzeri, il pontefice a fin di pagarli impose il diciottesimo giorno di maggio una gravezza universale ne'suoi dominii d'uno per cento in rispetto al valore de'beni stabili: peso che fu insoffribile e dipoi nell'esecuzione alle forze, ed allora nella imposizione agli animi de'vassalli. E perchè le discordie fra'l duca di Guisa, e'l marchese di Montebello avevano costretto di richiamare il marchese, e di mandar colà il duca di Paliano, si procedeva si freddamente nell'amministrazion dell'armi ecclesiastiche intorno a Roma, che si corruppe con l'indugio la comodità offerta dalla lontananza dell'esercito nemico all'intera ricuperazione delle terre perdute. Poichè i soldati del papa mossi all'opera assai tardi, conseguirono pochi acquisti, e ricevettero molte percosse da Marcantonio Colonna, intento con incredibil valore, ed industria ora alla di

fesa, ora alla conquista del suo. Il duca di Guisa dimorò in parte su l'Ascolano, in parte a Macerata, inviati soccorsi al duca di Ferrara, e aspettando le ordinazioni reali. Paolo, veggendo il popolo stanco, pauroso, tumultuante, e crucciato contra la sua inquietudine, la quale avesse partorito loro tante sciagure, e fosse gravida di maggiori, volle mostrar nuovo desiderio di pace, al quale forse inchinavano veramente il suo animo gl'infortunii, e i rischi presenti. Adunque nel concistoro de'quattordici di giugno (1) fece una viva espressione di questo suo pacifico affetto, e pregò i cardinali a promuoverlo col consiglio e con l'opera. Nè (2) il re Filippo nudriva contrarii sensi : ottimamente intendendo, che al più possente non meno che al più debole è acconcia la pace, però che se questi più soggiace a perdere, quegli soggiace a perder più: e l' invidia e la gelosia mettono a lega col suo avversario chiunque per altro è nel mezzo. Per

(1) Tutto è negli Atti Concistoriali a' 14 di giugno 1557.

(2) Appare dall' allegata lettera del cardinal Farnese all' Ardinghello suo ministro in Brusselles.

1

tanto avea fatto significare a' Farnesi, già riconciliati seco, e non ancora nimicati con l'altra parte, che gli sarebbe in grado s'essi imprendessero quel trattato. Il che posero in effetto il duca Ottavio, e'l cardinal Alessandro dimoranti allora in Parma, mediante il cardinal di Sant' Angelo lor fratello rimaso in Roma. E trovarono ne' Caraffi gran segni di pronta disposi-, zione, scusando essi gli apparecchi militari che faceano in quel tempo, e la mession del fanciullo in balia del re Arrigo, con la necessità per non rimaner disarmati, ed abbandonati, fin che'l duca d'Alba teneva contra di loro ignuda la spada. Onde fu riscritto al re, che mandasse podestà sofficiente a chi gli piaceva. Ma videsi che le sublimi speranze del cardinal Caraffa poco avean dimesse le cime per gli avversi turbini della guerra, sentendosi che aspirava nella concordia all'acquisto di Siena, e a dare sposa di sua famiglia al principe Alessandro Farnese.

Nel premostrato concistoro il pontefice fece un'altra deliberazione, con la quale s'avvisò di provvedere all'indennità dell'Inghilterra, e di soddisfare alle petizioni

di quella reina. Era pervenuta a notizia di lei la rivocazione del cardinal Polo dalla legazione del che forte s'era commossa, non essendo ancora sì ben rifiorita la religion cattolica in que' paesi, che rimanendo privi d'un esquisito cultore, non potessero di leggieri rinsalvatichire. Onde, impeditane la contezza al cardinale (1) per tenerlo in buona fede, pregò instantemente il papa, che le discordie tra sua santità e'l marito nol traessero in opera di tanto danno alla salute di que' popoli, e alla venerazione delle sue medesime chiavi in que' regni. Giunsero al pontefice questi ufficii quando appunto era rifratto alquanto il suo impeto da'successi mal fortunati sì che più agevolmente piegossi a contentar la reina. Ma non già confermando il Polo: essendogli nati contra di lui sospetti, quantunque falsi, in materia di fede: quasi egli covasse nell'animo qualche dottrina poco sincera. E per simili imputazioni aveva egli serrato dianzi in Ca

(1) Ciò che segue in questo capitolo si legge nella vita manoscritta del Polo, composta da Lodovico Beccatelli suo familiare, poi arcivescovo di Ra gugi.

stello il cardinal Morone: contro a cui erano venute accuse fin quando il papa in grado di cardinale interveniva alla congregazione del santo ufficio. Onde, sì come ardente nel zelo, e credulo alle suspicioni, da quell'ora avea dimostrati acerbi sensi verso di lui : il quale benchè di ciò consapevole, nientemeno o a fin di placarlo, o affidato dall'innocenza, s'adoperò caldamente per l'esaltazione di Paolo: e in quel tempo gli furono prenunziate dal Lottino conclavista del cardinal Santa Fiora le sue sventure : le quali se nol bruciarono, adugghiarono forse in tal modo i fiori de' suoi meriti, che non potesse mai spuntarne il maggior de' frutti. Or con lui voleva il pontefice rincontrare il Polo, e proceder nella causa contro ad amendue in un tempo. Adunque per ottenere questo suo fine, e ad un'ora compiacer la reina, pigliò spediente di crear quel di cardinale, e congiuntamente Legato nell'Inghilterra un uomo a lei grato, come quello ch'era governator della sua coscienza. Fu questi fra Guglielmo Peto minore osservante il quale nelle prime insanie d'Arrigo VIII non aveva temuto di pronunzia

« IndietroContinua »