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re dal pergamo con apostolica libertà, che Caterina era veramente sua moglie. Onde per sì bella colpa esiliato, avea fatto soggiorno in Italia lungamente col Polo. Indi rivoltosi il tenor delle cose nell'Inghilterra, era colà ritornato, e la reina l'aveva scelto ad ascoltar le sue confessioni. Nell'ornarlo d' amendue le dignità disse il pontefice, che si per sua immediata notizia, sì per altrui relazioni il conoscea di tal probità, di tal prudenza, e di tal dottrina, che fosse degno dell'onore, e pari all'ufficio. Non convenire che'l Polo espressamente già rivocato, e necessario in Roma per gravissime cagioni, fosse riconfermato. Ma per essere il Peto d'età decrepita, e di lignaggio ordinario, stimò la reina troppo disavvantaggioso all'Inghilterra quel cambio. Si che ripregò il pontefice per la confermazione del Polo: le cause contra lui non poter esser fondate in azioni precedenti la sua venuta in quel reame, da che la santità sua dopo ciò l'avea con si egregie laudi promosso alla chiesa di Canturberi per fatti susseguenti meglio potersi commetter la cognizione al consiglio ecclesiastico della reina, la quale antipor

rebbe a tutti gli altri rispetti quello della giustizia: ma prima che la colpa di lui fosse chiara, non doversi condannar tutto il regno, anzi la religione stessa, al gastigo, con la privazione di sì necessario operatore per sostentarla. Benchè la reina ritenesse i Brevi del papa inviati al Polo ed al Peto, e cercasse d'occultare il fatto, ne trapassò nondimeno all'orecchie del Polo qualche bisbiglio. Onde subito depose l'insegne della legazione, e mandò al pontefice Niccola Ormanetti suo datario, e in altra età vescovo di Padova, e nunzio in Ispagna, per offerirgli ogni più ossequiosa ubbidienza. Il papa mitigato per questa sommessione, e volto in quel tempo a riconciliarsi col re Filippo, si contentò di soprassedere fin a tanto che il cardinal Carrafa destinato da lui per Legato ad esso re, ne trattasse presenzialmente. Si che'l Polo continuò non col nome, e coll'esteriore apparenza, ma con la vera stima, e soprantendenza di Legato fin alla morte che poco stante riferirassi.

In questo mezzo avvicinandosi la festa de' principi degli apostoli, nella quale dee pagarsi al pontefice il censo per lo reame

di Napoli, mandò il vicerè ad offerire, mediante il cardinale di Compostella suo zio, che avrebbe soddisfatto al debito, quando sua santità il volesse accettare. Si tenne perciò una generale adunanza de' cardinali (1): e consigliando alcuni che s'accettasse con protesto, e senza pregiudicio dell'incorsa caduta dal feudo, parve ridicoloso agli altri che in verun modo fosse riconosciuto per feudatario chi attualmente occupava le terre del suo sovrano, e contro al quale il sovrano guerreggiava come contro a ribello. Niun pregiudicio apparire nel rifiutare il tributo; anzi maggiore e dignità e sicurtà. E così fu adoperato: ma indi, seguita la pace, il censo si ricevette con le opportune cautele (2).

Poco dipoi giunsero a Roma i tre mila Svizzeri ciò fu a' 20 di luglio. Nė il papa si tenne da veruna possibil significazione o d'onore o d'amore per disporli a servirlo con affezione d'amici, e non con trascuraggine di mercennarii. E perchè Marcantonio Colonna dopo altri dan

(1) Atti concistoriali a' 19 di giugno 1557.
(2) Gli Atti concistoriali a' 25 d'ottobre 1557.

T. VII.

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neggiamenti avea predate le ricolte d'intorno a Paliano, riducendo la terra in estrema angustia e penuria, tutto volonteroso di ricuperarla non solo per util suo, ma per detrimento degli occupatori, furono subito spinti colà gli Svizzeri, affinchè unitisi col resto delle milizie papali, si sforzassero di reprimere la baldanza del nemico, e d'allargare la strettezza degli assediati. Ma l'opera riuscì a tale, che 'l giorno ventesimosettimo di quel mese venutosi a conflitto, benché gli Svizzeri dimostrasser valore, la vittoria fu del Colonna. Il quale maneggiando allora la spada con più di prodezza che di gloria contra la Chiesa, l'affilava, senza saperlo, per divina provvidenza ad esercitarla in maggior teatro e in maggior dignità per la Chiesa ; con rinovare l'allegrezza degli antichi trionfi in quella Roma, la quale temeva allora, ch'egli vi rinovasse l'angoscia de' moderni saccheggiamenti. Fece respirare i Romani dal terrore la venuta del duca di Guisa: il quale col ritorno di Piero Strozzi avea ricevuta commessione dal re d'asisstere a tutela del papa, a cui

si promettevano con prestezza nuovi, e poderosi soccorsi. Ond'egli si parti dalla Marca: e per far antimuro a Roma andò coll'esercito a Tivoli. E' duca d'Alba scambievolmente per sovvenire al Colonna, passò col suo campo a Sora.

In si fatto stato di cose il giorno ventesimo terzo d'agosto arrivò a Roma novella tale che fini d'abbattere le speranze, ma non potè abbassare l'altezza d'animo, o, com'altri dicevano, l'alterezza del papa. La novella fu, ch'essendosi combattuto fra gli Spagnuoli, e i Francesi presso a San Quintino luogo della Piccardia, aveano i Francesi ricevuta un'orrenda sconfitta: onde il re per mera necessità richiamava il duca di Guisa con l'esercito alla sua propria difesa: e lasciava libero il papa di concordare come volesse. Ebbe questo lietissimo annunzio il vicerè dalla parte degli stessi nemici. Imperò che, permettente il pontefice, gliel mandò il cardinal di Santa Fiora con la voce d'Alessandro Placidi suo segretario; e quasi mancia domandògli la pace, offerendogli le medesime condizioni, le quali gli erano state offerte il settembre passato, quando

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