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Stabilito ciò, venne in Roma il duca d'Alba nel giorno decimonono di settembre, alle due ore della notte: nè prima giunse, che si condusse al papa, da poichè la stessa mattina ne fu partito privatamente il duca di Guisa, il quale aveva mandato avanti in varii drappelli il suo esercito. Adoperò il vicerè col pontefice alla presenza di venti cardinali le più significanti forme d'umiltà e di sommessione per nome suo, e del suo signore: e'l di vegnente si tenne concistoro (1) dove il segretario Massarello lesse i capitoli publici della concordia, e riferì le parole dette al pontefice dal duca. Quivi fu statuito di celebrar cappella il prossimo giorno dedicato a s. Matteo apostolo, offerendo il sacrificio a Dio in ringraziamento, e di promulgare anche perciò un generale giubileo, e finalmente di mandar due Legati a procacciar la pace fra le corone, il Carrafa al re Filippo, il che insieme valeva per vincolo più tenace della riconciliazione fra lui e'l papa, e al re di Francia il Trivulzio, che possedeva in quel regno

(1) Atti Concistoriali a' 20 di settembre 1557.

la chiesa di Tolone. Ottenne (1) il duca da Paolo con riverenti ed acconce preghiere la liberazion di varii prigioni ch'erano ritenuti in castel Sant'Angelo, rimanendone quivi sol cinque: tre ecclesiastici : questi furono il cardinal Morone, e'l vescovo della Cava per materie d'inquisizione, e l'Osio (2), che già datario assai valevole col papa, eragli poi caduto in gravi sospetti : e due principalissimi cavalieri, il conte di Pitigliano, e Giulio della Rovere. Tanto eziandio fra' bisogni e i pericoli della guerra, che suol rendere il principe suddito de' suoi sudditi, erasi mantenuta intrepida la severità di Paolo, non tenendosi d'offendere persone potenti per grado, per valore, per amicizie, per parentadi.

Le commessioni al Trivulzio si riducevano a due opere (3): ringraziare Enrico degli ufficii prestati al pontefice, ed

(1) Lettera del cardinal Dandino al cardinal Capodiferro de' 25 di settembre 1557.

(2) Vita di Paolo scritta dal Panvino, e lettera del cardinal Farnese al cavalier Tiburzio de' 24 di agosto 1555.

(3) Tra le scritture de' signori Borghesi.

esortarlo alla pace. Cominciavasi da un proemio che apparteneva ad amendue i capi, dicendo che'l papa terrebbe perpetua memoria della prontezza espressa dal re al Legato Carrafa di pacificarsi a preghiera, ed arbitrio di sua beatitudine: e da che i malevoli aveano talmente fatto alienar dal papa l'animo del re Filippo, che s'era mosso ad assaltarlo, non meno grata ricordanza esser egli per conservare de'sussidii ricevuti da sua maestà cristianissima. Finalmente, ch'essendo piaciuto a Dio di tranquillare questo tumulto, ritornava il pontefice all'antiche diligenze per la pace tra le loro corone. Per la quale usò in questo caso que' medesimi stimoli che già riferironsi nel recitar l'instruzione del Legato Rebiba. Non ritenesse da ciò la maestà sua il dubbio che per gli ultimi avvenimenti l'accordo non dovesse conchiudersi con sua dignità, perciò che questa sarebbe a cuore al pontefice a pari della sua propria: rendesse questa gratitudine a Dio che l'avea collocato in si altá fortuna, e fecondato di sì fiorita progenie: desse questa consolazione alla Chiesa di cui era primogenito: e avesse per co

stante che niuna vittoria, e niun trionfo gli farebbe conseguir tanta gloria, e tanto aumento di beni non sol celesti, ma terrestri dal premiatore onnipotente, che dispensa i principati, e comanda alla sorte.

Al Carrafa si commisero cinque negozii. Il primo, la pace universale, per cui s'offeriva il papa, vinto il peso degli anni, di spignersi a Nizza, o ad altro luogo di soddisfazione a'due re, e ivi trattarla con loro personalmente. E n'era Paolo avidissimo, sperandone sommo beneficio alla cristianità si temporale col riposo, si spirituale col concilio, ed a se somma gloria, ed altrettanta benivolenza del re Filippo : l'una delle quali vedeva oscurata, e l'altra inacerbita pe'moderni accidenti. Il secondo fu la rivocazione de' pregiudicii fatti in Ispagna alla giurisdizione ecclesiastica. Il terzo la venuta del cardinal Polo: contra al quale s'era formato processo: (1) e parte di questo fu portata dal cardinal Carrafa per mostrarla al re ed a'suoi ministri, e farli certi, che procedevasi a ragione, non a passione : come

(1) Lo Spondano nell'anno 1557, ed altri da lui allegati.

T. VII.

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dal più degli uomini si credeva. Nè qui vuol tacersi come essendosi dal Polo dettata (1) un'efficace apologia in sua difesa, ove gli era convenuto mescolar varie punture contro al pontefice che'l travagliava, e fattasi poi scrivere di buon carattere, gli fu portata mentre egli sedeva presso al fuoco ed allora in rileggendola il pio cardinale, preso da zelo di sacrificare alla carità, ed all'osservanza la sua propria riputazione sopra materia degna di sì gran gelosia, gittò la scrittura nelle fiamme, dicendo: non iscoprirai le vergogne del tuo padre. Nè per tutto ciò ha permesso Iddio, che rimanga men candido, e men glorioso il suo nome alla posterità della Chiesa. E in verità benchè l'odio allora contro al pontefice in casa e fuori, e l'universal affezione verso il cardinal Polo cagionasse negli uomini un tal sospetto di rancore più che di zelo in quella causa; nondimeno chi rimira con occhio limpido tutta la vita di Paolo, non può di lui persuadersi un animo si malvagio, e si scelerato. Specialmente che ma

(1) Vita del Polo manoscritta soprallegata.

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