Immagini della pagina
PDF
ePub

paterna dilezione il nipote di lui per Legato di che aveva scritte anche a Paolo lettere ufficiosissime di sua mano. Ma venendosi al primo saggio de' fatti, il peso non corrispose al colore. Intorno alla pace, se le professò ben il re singularmente inclinato, e commendò il zelo del papa che s'offerisse in tal età a'disagi di quel viaggio dal canto suo non poterglisi proporre funzione più cara che l'andare insieme, e a stabilire il riposo della cristianità, e a vedere e riverire il capo, e'l padre della cristianità: ma ciò esser opera di molto tempo nè potersi egli fidare che'l re di Francia, simulandosi ben disposto al medesimo, non usasse questo indugio in ristorarsi della ricevuta percossa, e in vece poi di pacificarsi, non insurgesse più fiero a travagliarlo con la guerra. Quanto era alle novità contra la giurisdizione ecclesiastica in Ispagna, ne avrebbe scritto a que' ministri e convenire che'l papa vi mandasse nuovo nunzio, con cui si cercherebbe provvedimento. Del cardinal Polo doversi trattare con la reina. Al qual fine il Legato con approvazione del re le inviò il fratello marchese di Montebello,

che la riverisse in suo nome, e con esso accompagnò Girolamo di Nichisola veronese vescovo di Teano (1), religioso di san Domenico, adoperato dal papa nel tribunal dell'inquisizione, che la informasse della causa. In ciò che apparteneva al Peto, parimente si rimise alla reina, ma soggiunse, che per la gravissima età non potea fondarsi speranza su la sua opera. E di fatto tra perchè diradaronsi nel pontefice le ombre contra la sincera credenza del Polo, e perchè scontrossi ripugnanzą nella reina di levarsi dal fianco o l'uno per gli affari publici della religione, o l'altro per la privata direzione della sua coscienza, il trattato rimase lento, ed al fin sopito fin alla morte non lontana, prima del Peto, e indi del Polo. Sicchè in tutti i negozii publici riportò il Legato sterili, e generali risposte.

Restava il quinto affare: in cui non gli fu lecito d'osservare le ordinazioni del zio: imperò che il Cardine, passando per Milano ov'era ito il duca d'Alba, apersegli la cagione del suo viaggio: confidan

(1) Intorno al vescovo il maestro delle cerimonie del Legato nel Diario del 1558 di novembre.

dosi che'l duca si come potea, così vorrebbe agevolarne l'effetto. Il che non sol operò che, scrittala il duca a'ministri del re in Brusselles, e ciò risaputosi dal cardinale, si riputasse egli costretto a discoprirsi; ma che'l duca, il quale sapeva per sua propria veduta, e'l demerito de'chieditori col re, e'l pregio della cosa richiesta, ammonisse i predetti ministri di non darne veruna speranza al Carrafa tanto che non udissero sè, il quale tosto era per convenire alla corte. Onde le prime risposte in ciò furono : che doveasi aspettare il duca si come informato.

Di questi primieri suoi trattamenti mandò il cardinal Carrafa distinta contezza al pontefice per Ottaviano Reverta vescovo di Terracina, e già nunzio agli Svizzeri : il quale tornò assai prestamente, e recò al Legato (1), voler Paolo che egli insistesse nell'impresa d'ottener Bari, e insieme di ritener Paliano. Fra tanto arrivato il duca d'Alba alla corte, e propostasi la domanda tra' ministri reali,

(1) L'instruzione è segnata a' 5 di gennaio 1558, e la risposta del duca di Paliano a' 28 dello stesso mese, nelle scritture de'signori Borghesi.

in vece di tenerne consiglio, convennero in esprimere abbominazione verso la temerità de' Carrafi, mentre chiedevano un si gran premio non con altro merito che di tante ingiurie. Adunque per soddisfare al patto d'offerir giusta ricompensazione per Paliano fra'l termine di sei mesi, e così trarlo di mano a' Carrafi, come aveano fermamente proposto, proffersero al cardinale la signoria di Rossano con altri dieci mila scudi d'entrata. Egli, che sognava corone, rifiutò con disprezzo sdegnoso l'offerta: essi scambievolmente a fine di giustificar l'adempimento del contratto, in virtù del quale volevano senza fallo levar Paliano a'Carrafi, rinovarono al cardinale in solenne forma per via di notaio la stessa proposta (1) a presenza de' vescovi di Terracina e di Pola, e d'alcuni ministri regii. Alla quale rispose egli, che ciò non s'aspettava a lui; ma si al fratello, con cui però doveva trattarsene. Onde gli Spagnuoli per guardarsi da ogni pregiudicio, fecero che Ascanio Caraccioli agente del re in Roma recasse la suddetta

(1) Il dì ultimo di febraio, e sta fra le scritture de' signori Borghesi.

profferta con rogito di notaio al duca : il quale allora giaceva infermo, e v'erano presenti i cardinali Rebiba, e Vitelli. Il duca prese tempo di sentir la volontà del papa, e di poi rispondere. E questa necessità che s'ebbe di svelar Paolo per consapevole di quella convenzione con suo amarissimo sentimento, diè poscia materia al duca d'affermare in una sua lettera, che tal convenzione fosse stata l'origine delle loro ruine. Il che mal inteso da taluno, gli ha dato a credere, che dal papa fosser gastigati i nipoti, per aver essi fuor di sua volontà e di sua contezza fermato quel patto. Cosa tutta lungi dal vero.

Facea conoscer tra questo mezzo il Legato un acerbissimo sdegno in se verso i ministri spagnuoli per l'infelice corso delle sue inchieste, massimamente essendo alla corte Marcantonio Colonna, ed Ascanio della Cornia, i quali non cessavano d'attraversarsi ad esse, e di far contra lui ogni opera sì per vendetta dell'offese, sì per artificio d'indurlo a riconciliargli a se con la grazia, a fin di levare gli ostacoli de' suoi intendimenti. E al cardinale tanto più venivano pungenti le repulse,

« IndietroContinua »