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perchè le riputava imprese de' suoi nemici: intorno alla remission de' quali aveva egli espressi, ed iterati divieti del zio col ritorno del vescovo di Terracina (1), e con varie lettere del fratello che non lasciasse appiccar negozio. Averli dannati il pontefice per misfatti non appartenenti alla guerra ridondare in utilità comune dei principi il mantener essi quest'usanza, che ogni sovrano sia libero padrone de' suoi vassalli: particolarmente il Colonna essere un fuoco di turbazione, contra'l quale non trovarsi altro riparo che tenerlo lungi, e sottrargli l'alimento: considerasse il re se gli piacerebbe, che'l papa lo stringesse a lasciar dimorare impunito un suddito come il Colonna poderoso, e sedizioso ne'suoi dominii. Per tanto sperimentandosi infruttifera d'ogni bene sperato la stanza del cardinale in quella corte, ritirossi in un monistero lungi da essa, con mostrarsi amareggiato, e in apparecchio della partenza. Filippo, regolando le sue azioni non da ciò che altri meritava, ma da ciò ch'era a se profittevole, s' in

(1) Tra le scritture deʼsignori Borghesi.

chinò dalla sua maestà per placarlo: temendo ch'egli non tornasse nuovo mantice di tumulti contra i suoi stati d'Italia: e mandògli a questo fine alcuni de' principali ministri con soavissime parole, e con affettuose instanze di restituirsi alla corte. Al che piegatosi lui, gli diede il re benignissima udienza, scusandosi, s'egli non si determinava a quanto per inclinazione avrebbe voluto, però che gli facea mestiero di condescendere al parere di que' ministri che'l padre gli avea lasciati, e senza l'informazione, e la perizia dei quali non avrebbe potuto reggere con mano ancor nuova le redine di così vasta monarchia. Esser loro spesso fra se discordi per contrarietà di sensi, e talora di passioni, e toccare a lui di patire il danno delle lor gare. Andasse a Roma, dove egli ordinerebbe a' suoi ambasciadori, più prossimi a' luoghi, e però meglio consapevoli della qualità delle cose proposte, che trattassero con lui e col duca suo fratello, e cercassero di consolarli. Sopra tutto l'esortò, che ottenesse il perdono a Marcantonio Colonna: aver egli molti parentadi, molte aderenze, molto valore, ed

ardire; nè mai essere per dar riposo o a se, o ad altrui, finchè si vedesse spogliato. Il rispetto della quiete publica rendere oneste, e per conseguente onorate tutte le azioni. Prendessero esempio dal re medesimo, che per questa cagione, quantunque posto in tanto vantaggio di forze, aveva fermata col papa una pace con tanto disavvantaggio di patti. Appresso a ciò, il riguardo d'un principe come lui, che s'era contentato di non costrignerli a que, sto per obligazione, e che ora ne gli pregava, e poteva rimeritar così fatto servigio con altri grandi e privati, e publici, valere a far si che ognuno lodasse questa concession di perdono e come generosa, e come prudente. Fra tanto per dimostrar egli al Legato la stima particolare nella quale il tenea fra quelli della sua casa, gli assegnava una pensione di dodici mila scudi. Il Legato in parte raddolcito con questa, in parte conformando il volere al potere, ringraziollo e tornò al pontefice (1). Ma il trovò non appagato della sua opera, si per la trasgression del divieto in

(1) Partissi a' 12 di marzo su i cavalli delle poste, come nel Diario del maestro delle cerimonie.

far le dimande a nome del zio, con esporlo alla vergogna della repulsa in richiesta poco onorevole come di privato interesse, si perchè avea ridotto il negozio a tale che le solenni protestazioni fatte da' regii traevano il papa fuori di quella dissimulazione ch' egli per gelosia d'onore avea custodita con tanta cura intorno alle promesse di Paliano. E si come tra'l cardinale e'l fratello la diversità delle nature, e l'emulazione dell'autorità s'era veduta potere assai più che la congiunzione del sangue, così Paolo sospettò che la mala riuscita del trattato fosse avvenuta o per negligenza, o fors' anche per diligenza del cardinale. E la lunga sua lontananza, come a' favoriti spesso interviene, avea lasciate radicare nel cuor del zio queste spine la cui semenza non vi sarebbe allignata, s'egli coll'assidua presenza l'avesse potuto coltivare.

Mentre che d'intorno a Roma s'eran fatte guerre temporali, avea la Germania esercitate battaglie spirituali (1). Tenutasi la nuova dieta in Ratisbona sul fine

(1) Ciò che segue appresso, è tratto dalla relazione del nunzio Delfino al cardinal Carrafa intorno

dell'anno 1556, e continuata nell'anno 1557, veggendosi stretto il re Ferdinando a determinare uno de'quattro già mentovati modi per la pace della religione, e non avendo guida assistente d'alcun ministro pontificio, elesse insieme co' principi ecclesiastici per minor male il colloquio; da che e il concilio generale, secondo che si è detto, non piaceva in quel tempo nè a cattolici nè ad eretici, nè si poteva stabilire senza il papa, e'l rimettere gli articoli della religione o a concilio nazionale, o a dieta, era un principio di scisma con danno e rischio gravissimo della fede: là dove considerava il re potersi nella denunziazion del colloquio porre tali riservazioni, che sempre il negozio rimanesse sospeso, e pendente da podestà superiore. Così fu dunque statuito nel recesso che si fe a'tredici di marzo del 1557, decretandovisi un tal colloquio per l'agosto prossimo in Vormazia, nel quale si scegliessero dodici per parte. Il re nel decreto pose una condizione la qual era: che i predetti dovessero conferire, ed aver

alla Germania, e dall' istoria del Nores intorno a Roma, eccetto le cose ove allegheremo altri.

T. VII.

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