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sollecitudine sopra la salute di quel regno ancor cagionevole, nè ben guarito. Due donne concorrevano alla succession dello scettro, Elisabetta minor sorella di Maria, che dalla reina fin a quel tempo erasi tenuta in custodia, e che per timore umano avea simulata la religion cattolica, sì veramente che ciò valesse più tosto a impedire l'ostentazione, che la cognizione della sua eresia, e Maria reina di Scozia (1) sposata poc' anzi a Francesco Delfino di Francia la quale, sì come altrove fu dimostrato, era pronipote d'Arrigo VIII, e la più stretta consanguinea della schiatta real d'Inghilterra, toltane Elisabetta a cui s'opponeva il vizio del nascimento. Ma gl'Inglesi in parte mossi da quel più sensibile, e favorevol rispetto della maggior prossimità, in parte dal testamento d'Enrico fatto per concession degli stati, in parte dall'odio innato contra gli Scozzesi, e contra i Francesi, di presente misero in trono Elisabetta: benchè altresì Maria assumesse il titolo di reina d'Inghilterra, e intendesse sperimentar sue

(1) Lo Spondano nell'anno 1558, al numero 5, e nell'anno 1559, al num. 5, e'l Belcari nel lib. 28.

ragioni. Elisabetta fe consacrarsi da un vescovo cattolico e intenta a spianare gli ostacoli da ogni lato, scrisse all'ambasciadore della morta sorella in Roma, che desse contezza della sua assunzione al papa, con significargli insieme, che a niuno sarebbesi fatta violenza per causa di religione. Il pontefice rispose alto, e negò di potere approvar l'esaltazione d'Elisabetta come d'inlegittima, e come fatta senza l'autorità della sedia apostolica: nondimeno, che quando avessero a lui commesso l'arbitrio della causa, l'avrebbe usato con fare a lei qualunque lecita grazia. A questa durezza di Paolo imputano molti autori l'aperta dichiarazione d'Elisabetta per l'eresia, e la perdita di quel regno. Altri per contrario saggiamente considera, che potè bene la rigida, e imperiosa maniera di lui esser troppo austera, o sostenuta nelle parole; ma che nella sustanza della determinazione, dalla quale pendeva l'opera, non gli conveniva far altrimenti. In prima la giustizia così da lui richiedeva; perciò che il re Arrigo l'avea prevenuto a favor della nuora, la qual era in verità la legittima erede, po

T. VII.

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sta la sentenza di Clemente VII contra le nozze della Bolena, dichiarate per nulle eziandio dagli stati dell'Inghilterra sotto il reggimento di Maria. Oltre a ciò ben vedeasi, che quella soavità d'ufficii interposti da Elisabetta, era un oppio dato per assonnar il pontefice, tanto ch'ella si fosse ben confermata nella potenza, e che poi sarebbesi più francamente spogliata di quella maschera, la qual erale stata posta sul viso dalla paura nel governo della sorella, ed ora la vi riteneva l'ambizione fra le incertezze del nuovo suo principato. Sapendosi del rimanente, ch'Elisabetta nel regno d'Eduardo, s'era mostrata di sensi eretici: a'quali anche la traeva l'onor suo, e della madre, che secondo le dottrine cattoliche, aveano l'ignominia, l'una di bastarda, l'altra di meretrice. Onde consigliavano e la giustizia, e la dignità, e'l senno d'opporlesi nel principio, nè fomentar la serpe ancor fredda, e darle forza per mordere, con pari danno e vergogna della sciocchezza.

Fu nondimeno ricompensata in qualche modo questa piaga del cristianesimo dal saldamento dell'altra che avea diffuso

fin allora si gran diluvio di sangue: con essersi a' tre d'aprile in Cambrai conchiusa finalmente la pace tra Filippo ed Arrigo. Avea l'esercito di Filippo sotto Lamorale conte d'Agamonte, tragico suggetto delle seguenti istorie fiamminghe, data una nuova, e memorabile sconfitta al campo franzese governato dal signor di Termes presso a Gravelinga nella Fiandra. E quindi tosto avvenne, che Anna di Memoransì contestabile del regno, di prigione ch'egli era rimaso degli Spagnuoli con tutto il fiore della nobiltà di Francia, divenuto mediatore, propose, e conchiuse l'accordo. In esso fu convenuto, che si restituisse vicendevolmente il tolto da alcuni anni addietro così alle parti come a' principi aderenti. Il che portò (1), che rendendosi dagli Spagnuoli a' Francesi tre sole terre, i Franzesi tra in Fiandra, in Savoia, in Piemonte, in Monferrato, in Corsica, in Toscana, e in altri paesi rendettero 198 fortezze di guernigione, oltre a' luoghi minori traendosi conto, che ciò fosse

(1) Le memorie del signor di Monluc nel libro quarto, il Belcari nel lib. 28, lo Spondano nell'anno 1559, al num 11.

pari ad un terzo della Francia. Di questo però la maggior parte non venne in balia degli Spagnuoli, ma di signori lor collegati. Vi si stabilirono per più stretto legame due matrimonii, l'uno d'Isabella figliuola del re Arrigo col re Filippo, l'altro di Margherita sorella del medesimo Arrigo con Filiberto Emanuele duca di Savoia. Tra le condizioni della pace fu ancora, che amendue i re procurassero il concilio universale (1) per quietare i tanti contrasti di religione.

Il re Filippo avvisossi, anche per avvertimento lasciatogli dal suo gran padre, niuna cosa meglio assicurare i popoli dalla vicina contagione, che la moltitudine de' custodi, sì che una fronte stessa non sia obligata a guardare, nè una stessa mano a difendere molte e lontane parti. Onde per essere allora i vescovadi nella Fiandra sol quattro, picciol numero per tante e sì popolate provincie, si mis'egli in cuore di multiplicarli, mentre a danno di quelle anime si multiplicavan l'insidie degli eretici confinanti. Adunque, tenuto consiglio dell'affare con l'università di Lovagno, e (1) Il Belcari nel lib. 28, al num. 15.

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