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mandato a Roma perciò Francesco Sonnio teologo di quell'accademia, e dianzi un degli eletti da Ferdinando a disputar contra i deputati protestanti, con l'industria di lui, e dell'orator Vargas dopo molti mesi ottenne dal papa nuova instituzione di tre arcivescovadi, e d'undici altre cattedrali. In tale instituzione fattasi e da Paolo, ed indi dal successore (1), oltre all'applicazione d'altre ecclesiastiche entrate, concorse largamente l'erario del principe, dal quale fu assegnato a ciascuno de' novelli vescovadi un sovvenimento annuale di mille e cinquecento scudi d'oro, finchè altronde fosse lor provveduto. Benchè i popoli quivi assediati dall'eresia, i quali non volevano maggior guernigione perchè volevano perdersi, questo medesimo beneficio dipoi annoveraron fra' titoli di sollevarsi: come se ciò fosse stato un violare i privilegii del paese ; in quel modo che farebbe il pupillo s'ei si richiamasse quasi privato di sua franchezza dal tutore, perchè in tempo di mortalità l'ha posto in ubbidienza del medico.

(1) Vedi lo Strada che tratta copiosamente di ciò nel lib. 2.

D'una concordia si lungamente sospirata si celebrarono in Roma sopra l'usato allegrezze (1), e ringraziamenti a Dio per lo spazio di tre giorni, con fuochi di castel Sant' Angelo, e con una solennissima processione, nella quale intervenne lo stesso pontefice. Ma il re di Francia, alla cui vita erano state innocenti sì sanguinose guerre, provò a se micidiale la nuova pace. Imperò che (2) festeggiandosi nell'esecuzione di essa le nozze fra la sorella di lui, e'l duca di Savoia, ed esercitandosi il re nelle giostre con maravigliosa eccellenza, accadde, che dopo aver egli spezzate con felicità ed applauso già molte lance, ed essendo quasi già fuor del campo, gli sopravvenne un impeto sfortunato d'invitar Gabriele conte di Mongomeri a corrersi incontro nè il conte potè ritrarsene, quantunque fossero molte le preghiere da lui usate perchè il re non s'affaticasse più avanti. Or in questo nuovo, e fatale aringo dalla lancia dell'avversario spiccatasi una scheggia, volò nell'oc

(1) Il Diario del maestro delle cerimonie a' 5, e a' 7 di maggio 1559.

(2) Vedi il Belcari nel lib. 28 al num. 33.

chio destro del re, trafiggendolo fin al cerebro e dopo undici giorni di penosissima infermità gli tolse la vita a' diece di luglio nell'anno quarantesimo dell'età sua. Il conte non sostenne altra pena di questo fatto se non quella inevitabile per qualunque manifesta innocenza, e pur acerba, di sentirsi additato perpetuamente per uccisore ancora che involontario del suo principe. Ma in processo di lungo tempo avvenne quasi per destino, ch'egli incorso in volontario misfatto di lesa maestà, ricevesse ignominiosa morte dal manigoldo.

Nel cader d'Arrigo cadde una gran rocca della fede cattolica in Francia, e un gran lume del valor militare nel cristianesimo. La fede era stata da lui mantenuta con tanto zelo, che fra gl'incendii dell'eresia, i quali d'ogn'intorno ardevano nella Germania, nell'Elvezia, e nell' Inghilterra, appena qualche faville n'eran trasvolate nella Gallia, e quelle tantosto vi s'erano estinte o dal fiato de'cattolici predicatori, o col sangue degli eretici delinquenti. Nel valore egli era stato quell'Ercole che avea posto di sua mano il non più oltre alle vittorie di Carlo V. Gli

succedette il Delfino Francesco II, fanciullo d'età, debole di sanità, mediocre di capacità, marito di Maria reina di Scozia: la qual era nipote, come si narrò, del duca di Guisa e de'due cardinali fratelli di esso: che occuparono quasi tutta l'autorità nel breve suo principato. Fu questa morte di cordoglio al pontefice e per publico zelo della religione in Francia, e per privato affetto ch'era tra loro, e per vedersi d'ogni banda sprovveduto e pericolante: gli Spagnuoli offesi e poderosi co' vantaggi della nuova concordia, e già senza freno di guerriero concorrente: il moderno Cesare ulcerato dall'onta e separato di comunicazione; il quale perciò in una ultima dieta d' Augusta tenutavi il mese di marzo, essendosi da lui proposto il concilio, e non accettandolo i protestanti se non con le antiche loro iniquissime condizioni, avea confermata la pace di Passavia: la reina d'Inghilterra e quel regno ribellati alla Chiesa. Nè maggior letizia o sicurtà in casa che fuori: i baroni avversi, come o spogliati o calpestati: i popoli frementi per le gravezze: i nipoti infamati da lui; ed in loro infamato egli

stesso, il suo amore, il suo giudicio: e non solo infamati, ma inimicati; a segno che già il cardinale e'l duca di Paliano aveano mandato a Brusselles (1) Paolo Filonardi per iscusarsi col re Filippo, che fin allora non aveano servita sua maestà come le sarebbe stato in grado, perch'era stata lor forza di secondar la volontà del pontefice: ma ora che rimanevano sciolti dal servigio di lui, s'offerivano tutti a sua divozione: non s' accorgendo che cercavano d'appigionar la casa quand'ella appariva già ruinosa; onde più tosto che volerne riscuoter fitto, conveniva pagar chi la puntellasse. Profferiva il duca al re di rinunziar Paliano; e scolpavasi di non aver accettata la proposta di sua maestà per divieto del papa: confortava Marcantonio Colonna a procurare in sua persona questo rinunziamento; mostravagli l'utilità di esso; e gli proponeva la maniera di giovarsene per via giudiciaria. Tanto

(1) Appare da una instruzione data al Filonardo dal cardinale a'28 di febraio, e da una lettera scritta allo stesso dal duca di Paliano al 1 di maggio, e da una scrittura del duca a Marcantonio Colonna, tra le scritture de'sig. Borghesi.

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