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o la passione o la disgrazia accieca gli uomini, che stimassero i Carrafi miglior consiglio il tentar di guadagnare con vane offerte i nemici implacabilmente oltraggiati, e ciò con ingiuria nuova del zio in cui balìa stavano le loro persone e sustanze, che d'ammollire esso coll'ubbidienza e coll'umiltà: il quale riteneva nel cuore due vigorose semenze d'affezione verso di loro; il considerarvi il suo sangue, e i suoi beneficii. E ben si vide l'imprudenzia della proposta fatta da essi nella prudenzia della risposta renduta loro dal re: ciò fu (1): che attendessero a ricuperar la grazia del pontefice, perchè in tal caso non sarebbe rimasto di consolarli: ma che avendo egli tanto operato a fine di riconciliarsi con sua santità, non voleva ora venir con esso a novelli dispiaceri.

Afflitto dunque il pontefice per ogni parte, e aggravato dalla soma d'ottantaquattro anni, cedè alla natura il giorno decimottavo d'agosto (2); essendo mancato

(1) Sta nel sommario fatto dal fisco de' misfatti del cardinal Carrafa, tra le scritture de' signori di Guisa.

(2) Diario del maestro delle cerimonie.

tre giorni prima Luigi Lippomani (1) vescovo di Bergamo, uomo sommamente benemerito del concilio e della Chiesa. Paolo vicino al morire chiamò i cardinali (2), e con zelo e con voce di moribundo, ma con facondia più che di moribundo, gli esortò alla concordia e al solo rispetto di Dio nell'elezione del successore; e raccomandò loro il tribunal dell'inquisizione ch'egli stimava per potissimo propugnacolo contra le vicine eresie. Quindi accostatosi al suo letto il cardinal della Queva, il papa a lui replicò gli stessi concetti con mirabil franchezza in lingua spagnuola.

Fu principe di gran religione (3), dedito a professarla nel chiostro fin da fanciullo: onde in età di quindici anni entrò nel convento de'padri predicatori a fin d'abbracciar quell'instituzione; ma nel trassero i parenti con forza. Nè rimanendo perciò svanito in lui questo desi

(1) Scrisse l'erudita catena de' padri, e d' altri spositori greci e latini sopra il Genesi.

(2) Il conclave, e il Diario del maestro delle cerimonie a'18 d'aprile 1558.

(3) Tutto sta nella relazione del Navagero.

derio quasi un impeto puerile, fondò in età matura un ordine di grand'esempio nella Chiesa; al quale fu impresso il nome non dal suo proprio ch'egli vi riteneva, ma da quello della governata cattedrale che in aggregarvisi lasciava. Deposta da lui la mitra, venne a cercarlo non cercata la porpora. In tutta la vita non fu veduto egli mai o contaminar la candidezza, o intiepidir nella divozione, o posporre a' rispetti mondani la libertà del zelo apostolico. Ebbe eminenza nelle lettere, possedendo le greche quasi al pari delle latine, essendo pratichissimo nella divina Scrittura, dotto nella teologia, e sopra modo perito ne' libri del principe di quella scienza suo compatriota. Ricevette dalla natura un'eloquenza ammirabile; ma con soverchio appetito di vederla ammirata: il quale s'andò sempre aguzzando e non satollando col pasto frequente nell'altezza della fortuna: e gli cagionò grand' adulazione in presenza, ma non minor derisione in assenza. Largo estimator di se stesso, e stretto d'altrui così nella potenza come nel senno. Ma, ciò non ostante, buon conoscitore e riconoscitore della

virtù. La spiritualità in lui non valse ad estinguere altri spiriti derivati in esso o dalla patria o dalla famiglia, o dalla complessione. Dalla patria ritenne una smoderata diligenza di vestire attillato, e una pomposità maggior ch'ecclesiastica nella trattazione. Dalla famiglia, soverchio amore del sangue, e nel sangue soverchia stima di titoli e di grandezze mondane. Dalla complessione certa maniera d'usare sollevata, impetuosa, collerica, e certa severità che sembrava orgoglio. Ebbe maggior coraggio a punir le male opere in ogni sublime persona, che prudenzia per impedirle. E s'avvisò, che tutta l'ampiezza dello spiritual suo potere fosse la diritta misura di saggiamente esercitarlo: non considerando che ha luogo nelle cose naturali, non nelle civili, la regola, essere indarno quella potenza che non si riduce all'atto. Segnalatamente abbominava la nazione spagnuola, e la casa d'Austria; nè si teneva in publico di parlarne con titoli sconci e indegni: parendogli che la libertà fosse stata da loro tolta a'popoli in Italia con l'armi, alla Chiesa in Ispagna con le ordinazioni, e data all'eresia in

Germania con le diete: senza ascoltare o approvare le loro riposte, cioè: che in Italia s'era conteso non se, ma, a chi, degli stranieri si dovesse servire: che la iurisdizione ecclesiastica non rimaneva più ampia in altro regno oltramontano che in Ispagna: e che l'eresia non avea provati maggiori nemici che gli Austriaci in Germania. Promulgò molte leggi, e riformazioni; delle quali sì come alcune furono concepute dal solo consiglio dell'autore, così poi non sopravvissero all'autore. Ma fra esse d'eterna lode lo fa degno il tribunal dell'inquisizione, che dal zelo di lui e prima in autorità di consigliero, e poscia in podestà di principe riconosce il presente suo vigor nell'Italia; e dal quale riconosce l'Italia la sua conservata integrità della fede. E per quest'opera salutare egli riman ora tanto più benemerito ed onorabile, quanto più allora ne fu mal rimeritato e disonorato.

Imperò che (1) non aspettando pur la sua morte, la quale occorse su le venti

(1) Tutto quel che segue si contiene o nel Diario del maestro delle cerimonie, o nell' istoria del Nores, o nel conclave di Pio IV.

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