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due ore, il popolo la mattina sapendo ch'era in istato di non poter sopravvivere, impaziente di sfogar l'odio accumulato contra di lui e per le strettezze e per gravezze, ed infierito specialmente contra quel santo, ma formidabile tribunale, si ragunò in Campidoglio: e benchè i cardinali mandassero a dinunziargli, che si astenesse da ogni tumulto, e così consigliassero ancora molti savii cittadini: contuttociò gli arrabbiati non lasciando raffreddar la furia de' popolari, la quale se non fa tosto, non fa nulla, gl'infiammarono alla splendida pazzia di mostrarsi veri Romani con generoso ardimento. Onde non vacata ancora la sede, corsero impetuosamente alle carceri dell'inquisizione, le quali erano allora presso alla picciola Ripa del Tevere, e ferito un religioso Domenicano che vi presedeva per commessario, spezzaron le porte; liberarono i prigioni sotto colore che vi stessero per altre cause, fatti prima giurar tutti d'esser buoni cattolici ed arsero le finestre, gli usci, e i libri che quivi si custodivano. Quindi volsero il furore al celebre convento della Minerva abitato

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da' medesimi religiosi; i quali come specialmente adoperati dal papa in quel sacro ufficio, erano innocente bersaglio della volgare malivolenza: ed ingiuriandoli quasi spie, e rivelatori di confessioni, apparecchiavansi a ridurre in cenere quel reverendo luogo, se l'autorità principalmente di Giulian Cesarini non gli avesse frenati. Ma contra la memoria di Paolo e della sua casa non tralasciarono verun' onta più enorme: perciò che lo stesso giorno risaliti in Campidoglio, troncarono alla statua del papa, dirizzatagli quivi con infausta onoranza tre mesi prima, il naso ed un braccio. Due giorni appresso publicarono un bando che per tutto il di seguente ciascuno a pena d'esser reputato per traditore ed infame, e di bruciarglisi la casa, abbattesse e spezzasse l'armi che per avventura tenesse della tanto nemica a quel popolo, e tirannica famiglia Carrafa. Il che fu adempito eziandio in quelle dell' antico cardinale Oliviero, grand' ornamento di Roma si con le sue virtù mentre visse, sì con la sua magnificenza dopo la morte, e però sopravvivente quivi nelle sue insegne in fronte di

molti sacri e sontuosi edificii. Indi tornati ad incrudelire ne' sassi, mozzarono la testa alla menzionata statua del morto pontefice: permisero che un giudeo, quasi nuovamente schernendo Cristo nel suo vicario, vi ponesse per lungo tempo la sua ignominiosa berretta gialla in vendetta dell'ordinazione fatta da Paolo, che quella disonorata gente porti questo segnale, per cui possa discernersi da'cristiani: e successivamente la rotolarono per la città, e dopo mille scorni la gittarono in fiume. Arrivossi a tale, che l'abbominazione passò dalle case e dalle immagini eziandio a'vocaboli: onde fin que' minuti rivenditori, i quali portando lor merci su le spalle, usano d'andar invitando per Roma i compratori, con gridar bicchieri e caraffe, non si attentavano di profferire questo secondo nome quasi esecrabile: e però ne sustituivano un altro poco usitato; per avventura, ampolle.

Non osavano i cardinali di contrastare al torrente, considerandolo altrettanto insuperabile in quella piena, quanto debole dopo una breve inondazione. Benchè molti fra loro, eziandio de' poco amici

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a' Carrafi, e specialmente il Pacecco, ne fremessero, e detestassero nelle congregazioni l'indegnità di così vil tolleranza. Ma i cittadini ripensando a poco a poco, sì come accade, nella solitudine della notte i loro misfatti non conosciuti dagli stessi malfattori nella turba del giorno, ognun da se cominciò a temer di se; e nelle seguenti congreghe del Campidoglio il timor di ciascuno in particolare divenne timor di tutti in universale. Onde per fortificarsi, proposero a Marcantonio Colonna tornato in Roma, e agli altri baroni maltrattati da Paolo, che seco volessero unirsi. Ma que'signori, intenti a più sodo e profittevole risentimento che non eran quelle inutili villanie contra le immagini inanimate, ricusarono d'entrar a parte nella difesa di ciò di che non erano stati a parte nel consiglio. Ben offersero, che se'l popolo in avanti voleva giugnersi con esso loro, sarebbonsi a lui collegati e quivi nel deliberare e poi nel sostenere le azioni. Fra questo mezzo Marcantonio rientrò in Paliano con l'armi e col favore de'terrazzani. Di che si dolse l'ambasciador francese co'cardinali, dicendo che'l

duca Giovanni Carrafa era in protezion del suo re. Per altra parte il Colonna scusò la violenza appresso il collegio, quasi fatta per sottrarre i ministri del duca all'ingiurie apprestate loro da'maltrattati e sollevati abitanti; offerendo nel resto ubbidienza all'ordinazioni o allora de'cardinali, o poi del futuro pontefice, con uscirne egli fra tanto.

Or la narrata risposta de' baroni che lasciarono i cittadini scoperti al gastigo, rattiepidi col freddo della paura il calor della furia; e cominciarono questi a temperar l'insolenza con qualche moderazione. Sbandiron da Roma i due fratelli Carrafi secolari, ma non comprendendovi i cardinali per rispetto del grado; e professando, che nell'editto si conformavano alla volontà del morto pontefice, il quale in vita sua aveva esiliati i nipoti. E dipoi comparirono avanti al collegio, e supplicarono per la ricuperazion di Gallese, terra, come è già narrato, posseduta allora dal duca di Paliano. Ma il cardinal di Carpi, in luogo del decano Bellai ch'era infermo, con parole gravissime gli riprese di tante commesse sceleraggini; gli spa

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