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protesti contra di esso ed in Roma, ed in Trento. Là dove ora i Francesi sentivansi riscaldati a procacciarlo come rimedio de'grandi loro mali presenti, e come salvezza da' maggiori imminenti. E perciò i due re nel congiugnersi di sangue, e di amicizia, avevano posto fra le condizioni della pace il dar opera al concilio. E que+ sti mali, e questi pericoli della Francia si erano dopo quel tempo e palesati e aumentati. Anzi non ne rimaneva esente anche il corpo della monarchia spagnuola: imperò che nella Fiandra, principato ereditario del re di Spagna, e perciò più a cuore agli Spagnuoli che non era la Germania ne'tempi di Carlo V, con l'assenza del re erasi scemato il timore, e cresciuta la baldanza ne'sediziosi : onde la duchessa di Parma sorella di Filippo, lasciatavi da lui al governo, benchè donna e di senno e d'animo più che donnesco, non potea reprimere gli avanzamenti continui che vi faceva l'eresia e nella quantità, e nella licenza degli aderenti. Ma, ciò che maggiormente incendeva gli Spagnuoli e di vergogna e di sollecitudine insieme, dentro lo stesso cuor della Spagna, come

fu detto, erasi scorta la rea semenza allignata nelle stirpi de' cavalieri, e ne'seminarii degli studenti: d'onde s'erano avveduti, che quando regna la pestilenza, non basta non averla a'confini per viverne sicuro, e disobligato dal far le guardie. Pur, ciò non ostante, essendosi purgata la Spagna co' supplicii, e 'l medesimo sperandosi della Fiandra, e per altro soprastando dal concilio un gran rimescolamento di cose, non mai appetibile a chi ha molto da perdere, il re di Spagna non tanto il voleva quanto vi condescendeva.

La principal variazione adunque s'era fatta nella volontà de' Francesi in cui, quanto per altri tempi s'era veduto minore, come il bisogno, il desiderio del sinodo, altrettanto allora le nuove lor piaghe gli rendevano avidi più che ogni altro di questa universal medicina. Erasi diffusa in Francia la dottrina eretica di Giovanni Calvino natio di quel regno: il quale avendo osservato in qual parte fosse stata più agevolmente battuta la luterana, s'era ingegnato nel macchinar la sua nuova fortezza di correggervi que' difetti ch'erano occorsi nell'edificio o casuale, o mal con

siderato dell'altra. E in aiuto di lui, o almeno in danno della fede cattolica, s'aggiunse, che varii uomini dotati di belle, ma non buone lettere, chiamati colà di Germania dal re Francesco I grand' amator delle muse, aveano portate avvolte in que' fiori le serpi nate ne' lor paesi. Onde allentandosi nel governo del presente re garzone il rigore de'gastighi adoperati dal padre, e dall'avolo, s'era di subito dilatata col favor della novità, e della sensualità l'eresia. Contuttociò finch'ella rimase in uomini di poche forze, e non fu protetta da' principi, non recò molta sollecitudine, come impotente a resistere non che a spaventare (1). Ma presto avvenne, che dalle case ella sali nelle torri. I signori del sangue regio, che son chiamati alla corona in difetto di mascolina progenie nella casa regnante, dolevansi di vedersi depressi, ed allontanati dall'autorità del governo: il che nel dominio parimente di Francesco I, e d'Enrico era lor accaduto, per quella regola: ad un suddito di molte forze per se stesso, non convenire che (1) Vedi Caterino d'Avila nel principio della sua istoria.

il principe le accresca col suo favore, per non farlo più veramente un rivale che un ministro della dominazione e meno che a tutti doversi aggiugner di potenza a quei che possono aspirare per qualche special diritto alla successione del principato quando egli vachi, a'quali è perciò d'interesse la ruina del possessore. Ma questa scarsezza d'autorità sopportata da essi mentre viveva un re robusto, sì di testa a governare per se medesimo, come di braccio a sgomentare i sediziosi, non fu comportevole sotto Francesco II privo d'amendue quelle doti. E gl'irritò più fieramente il vedersi esclusi d'ogni participazione della reggia di Francia da estranii non solo di schiatta, ma di patria, risedendo tutta la balia nella reina vedova ch'era italiana, e ne' signori di Guisa congiunti alla moglie del re per sangue, e alla madre per collegazione, i quali signori erano un tralcio della casa di Loreno traspiantato di là nuovamente in Francia. Per tanto i principi della prosapia reale, ed altri emuli de' signori di Guisa rivolsero tutti i pensieri a dar l'anima al corpo di qualche fazione che nella

presente debolezza del re ricuperasse lor con la forza quelle prerogative di cui si tenevano indebitamente spogliati. A questa fazione erano di mestieri tre qualità per l'intento loro che fosse grossa di numero, mal contenta del reggimento, e corroborata d'aiuti esteriori e vicini. Tutte queste condizioni s' univano mirabilmente nella nuova setta, che da' seguaci con vocabolo favorevole si nominava dei riformati, e volgarmente dagli altri in quel tempo appunto ricevette il soprannome di Ugonotti, perchè, secondo l'etimologia che ne arrecano i più, ragunavansi nella città. di Turs a far loro assemblee presso d'una porta quivi chiamata d'Ugone. Consideravasi che questa era gente diffusa per ogni parte del regno, offesa dal governo presente per la contrarietà, e non atterritane per la debolezza: oltre a ciò, secondo i suoi fondamenti, avversa ad ogni imperio monarchico o spirituale o temporale: audace, e cupida di novità sì per inclinazione, si per interesse, e guernita ai confini da innumerabili nemici del nome cattolico nella Germania, nell' Elvezia, e nell'Inghilterra. A questa fazione dunque

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