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peradore: la contenenza delle quali tosto reciterassi. E specialmente fu ricordato al re, aver prestato l'assenso a Trento il glorioso avolo di sua maestà: benchè Arrigo suo padre per le guerre rotte dipoi col pontefice e coll'imperadore avesse negato d'intervenire alla riassunzione mandata ad opera quivi da Giulio. Se dopo la convocazione in Trento, fosse paruto di trasportarlo altrove, il pontefice non sarebbe stato mai restio al giusto e al convenevole per agio e beneficio comune, solamente che il soggiorno, dove si trattasse di porlo, fosse sicuro da violenze, e non sospetto d'eresia: questa maniera di levar la sospensione per maggior brevità esser molto comprovata dal giudicio del re cattolico e sperarsi, che'l cristianissimo, in riguardo d'un sì bel titolo ch'egli portava, e della maggior e più frettolosa necessità che ne appariva nel suo regno, non fosse per lasciarsi vincer dall' altro in accelerare ed agevolare quest' impresa: che il papa invierebbe tantosto a Ferdinando un messo speciale per trattarne, con ordinazione di comunicare il tutto all'orator d'esso re Francesco in quella corte: e sì

come il re di Spagna aveva promessi gli ufficii suoi a fin di confortare a ciò l'imperadore suo zio, simili ufficii ancora promettersi il papa dal re di Francia: doversi creder che Cesare, quando vedesse l'unione di due tanti re in questo consiglio, al giudicio ed al piacer loro fosse per conformarsi del concilio nazionale non far mestieri discorrere, mentre stava in apparecchio il generale. Così rispose il pontefice ben intendendo che ne'trattati co' grandi convien ridurre la contesa a quel solo intorno a che non può ella schifarsi e in quello mostrare dal lato suo non pur la ragione ma la necessità, per iscusar la fermezza, e dall'altrui l'utilità nel convenirvi, per farlo arrendere di volontà, e con dignità.

Era occorso con maraviglia e sentimento del pontefice, che per molti mesi non gli fosse venuta, non che ambasceria, nè pur lettera in congratulazione del nuovo suo principato dal re di Spagna : dal quale per ogni titolo aveva egli sperata una special affezione. Contuttoquesto, più intento al profittevole, che geloso del riguardevole, deliberò di prevenirlo: e sì

gl'inviò Annibale Altemps suo nipote (1) a portargli ringraziamenti ed offerte per la dignità da se conseguita co' favori della maestà sua il quale vi rimase poi molti mesi per domestici affari. Sì come anche mandò un fratello d'Annibale a Ferdinando di che appresso più lungamente. E destinò Gabriello Sorbellone parimente suo nipote al re Francesco. Ma oltre a ciò dopo una tale onoraria legazione deputò al re Filippo per nunzio speciale (2) sopra que'fatti il Reverta vescovo di Terracina, stimato da se pel valor dell'uomo, accetto per l'identità della patria, e aiutato specialmente per questo carico dalle raccomandazioni del cardinal Carrafa benemerito nell'elezione di Pio, ed a cui troppo montava l'avere in quei giorni nella corte di Spagna un rappresentator pontificio tanto a se amorevole, per avvantaggiarvi gli affari della sua

casa.

(1) Sta in lettere dell' ambasciadore Amuio al senato de' 12 di maggio 1560, e in molte altre.

(2) Lettera del cardinal Farnese al duca Ottavio da Roma senza segno di giorno.

Tre negozii principali furono commessi al Reverta (1): far opera che si togliessero i pregiudicii recati in tempo di Paolo IV alla iurisdizione ecclesiastica: confortare il re ad accettare, e promuovere il divisato rivocamento del concilio nel luogo antico e pregarlo in pro dei Carrafi i quali il papa voleva rimeritare, ponendo in assetto con tale opportunità la faccenda di Paliano, ch'era publico servigio della sedia apostolica. Ma di questo terzo si riserberà più a basso il narrare.

Ebbe il nunzio la prima udienza il

giorno primo d'aprile: e'l suo ragionamento fu tale. Che'l papa in questo principio del suo pontificato avea ricevute spesse novelle di varii movimenti eccitati dagli eretici nella Francia, nella Provenza, nella Savoia; con diversi intendimenti per la Germania, per l'Inghilterra, per la Scozia, per l'Elvezia : e che dianzi con grave suo dispiacere aveva sentito che lo stesso macchinavano per la Spagna, tentando di sollevare i Mori di Granata, il

(1) Tutto quel che segue si narra in una lettera del nunzio al papa segnata a' 22 di maggio 1560, tra le scritture de' signori Borghesi.

Seriffo, il re d'Algieri, ed in fine d'invocar gli aiuti del Turco a'danni della cristianità che però tutto sollecito di rischisigrandi, e tutto intento a preservarne la Chiesa, non sapeva dove meglio appoggiar le speranze che nel re cattolico: il quale non senza special provvidenza di Dio era stato constituito il più potente principe de' cristiani coll' unione di tanti regni, e coll'acquisto di nuovi mondi, e i cui dominii rimanevano ancora netti dalla quasi universale infezione. Contuttociò non poteva lasciare d'esporgli, come gli animi di tutti i buoni, quanto per addietro ripieni di sì fatte speranze, altrettanto erano poi rimasti sospesi in veggendo che sua maestà per si lungo tempo non avesse esercitato col papa verun ufficio di congratulazione, d'ubbidienza, d'offerta, nè con ambasceria, nè con lettere, e che al preceduto nunzio si fosse negato quivi l'uso della giurisdizione, con volerlo costringere ad accettare un assessore, ciò ch'era in altro vocabolo, un superiore che con varie prammatiche si fosse derogato alla dignità, e all'autorità della sedia apostolica: e che in

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