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Ma è consueta stoltizia degli afflitti in penosa guerra, ricercar da' collegati ciò che appaghi il comune inimico, e che in vece di riconciliarlo, varrebbe a renderlo incontrastabile.

Ragionò il pontefice di questa materia specialmente con Marcantonio Amulio ambasciadore appresso lui residente della republica vineziana, nel quale assai confidavasi tanto per rispetto della persona sua propria, secondo che si vide nella violenza che poi gli fece ad accettar la dignità da tant'altri ambita, quanto del principe da lui rappresentato, il quale in tali negozii era lontano d'ogni interesse, salvo il beneficio della religione, e la pace del cristianesimo. A lui dunque espresse il pontefice, una volta publicamente ed alla presenza degli altri oratori, e più spesso confidentemente ed a solo, (1) che i principi volevano e disvolevano il concilio che i Francesi vi chiedevano condizioni le quali parevano appunto dettate da'protestanti gli Spagnuoli vi concorrevano, ma sì, che vi consentisse l'impe

(1) Lettere col segno de' 27 di maggio, de' 3 di giugno, e de' 13 di luglio 1560.

radore: esso imperadore esser tutto paura, desiderare il concilio, ma temer lo spiacimento de' luterani: risponder con grande ambiguità; e mandargli una scrittura, la quale il pontefice comunicava all'Amulio, domandandone il suo parere, e della republica; ma con uno stretto segreto, perciò che i protestanti avrebbono per quella esultato. Aggiunse il papa, volersi da lui sinceramente il concilio, e perciò proporsi Trento, due volte già da tutti accettato: là dove se avesse inteso di pascere con offerte artificiose, avrebbe posta in trattato l'elezione del luogo, nel quale prima che tutti si fossero accordati, sarebbono trascorsi degli anni: non desiderar egli più Trento che altro soggiorno purchè sicuro; ma non esser tali le città di Germania: onde, se colà si andasse, potersi dubitare, non de' prelati si ripetessero que' versi detti già da Federigo Barbarossa:

Centum Legati venient hucusque rogati; Papae praelati maneant hucusque ligati. Oltre alle forze de' luterani, esser più potente in quelle parti Massimiliano re di Boemia, che Ferdinando suo padre

e

Massimiliano far pessime dimostrazioni intorno alla fede. E con questa opportunità di ragionare sopra l'abitazion del concilio, il papa addimandò l'Amulio, se, ove si rifiutasse Trento, la republica si piegherebbe a concedere alcuna delle sue città, come altre volte avea condesceso intorno a Vicenza. In secondo luogo parlò della difficultà che facevasi sopra 'l continuare il concilio perchè ciò fosse un approvare le cose da quello già decretate: ed affermò, che non solo non doveva alterarsi un punto in quel che risguardava la fede, per cui si voleva spendere il sangue; ma nè altresì annullare senz'autorità del concilio quelle leggi che'l concilio avea stabilite nel che fece simile interrogazione del suo giudicio all'ambasciadore. Ben dichiarò, che al futuro sinodo volea lasciare ogni libertà, onde salva l'integrità degli articoli già diffiniti, e la dignità della sede apostolica, statuisse ciò che ben gli paresse e ch'egli, se doveva restituire ad alcuno (accennando forse l'autorità de' vescovi) era presto di farlo. In ultimo: che la comunion laicale sotto amendue le specie, e le mogli de'sacerdoti, potean

si veramente da se concedere come dispensazioni di mere leggi ecclesiastiche; ma non parergli conveniente che tali ordinazioni fermate in altri concilii, senza nuovo concilio si cancellassero. E non meno in questo ricercò l'opinion dell'Amulio.

Egli nel primo capo assai commendo il luogo di Trento e intorno alle città della sua republica rispose di non sapere la volontà del senato; ma che, quando si era consentito da esso a Vicenza, stavasi in guerra attuale col Turco; sì che cessava il rispetto di non attizzare i denti di quel gran cane. Ora viver essa in pace con lui, la qual pace ridondava in riposo e in salute di tutta la cristianità, e specialmente dell'Italia: esser i Turchi disposti a concepire i sospetti, e forse anche a simularli, cercando titoli d'opprimere quasi provocati: onde per andar fama che in sì fatti concilii s'avessero a trattar leghe contra la loro potenza, non venire in pro del cristianesimo l'involger la republica, la quale n'è propugnacolo, in questi rischi. E benchè il papa lo richiedesse d'investigarne la volontà de' suoi signori,

egli in varii tempi sempre rispose (1) dello stesso concetto, ma come da per se, e non mai a publico nome. Onde Pio intendendo più che l'ambasciador non diceva, soggiunse: che non era sua mente d'esporre a travagli la signoria. Intorno a non annullare le ordinazioni constituite in Trento, disse l'Amulio, essere opera superiore al suo intelletto dar giudicio di materie si alte; ma solo in genere saper lui che Aristotile insegna, conferir tanto al ben comune la perpetuità delle leggi fatte, ch'ella spesso è buona eziandio quando il farle da principio non fu buono. Finalmente sopra le due dispensazioni che Cesare desiderava, l'Amulio in vece di risposta domandò il pontefice, se con queste poi sarebbonsi ridotti gli eretici al grembo della Chiesa e il papa disse, che egli credeva di no; perciò che l'imperadore stesso non dava una tale speranza; e che non se ne prevedendo questo profitto, non conveniva di fare senza il concilio un'alterazione si grande ne' riti e nella disciplina ecclesiastica.

(1) Appare da varie sue lettere al senato.

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