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quella santa assemblea : i protestanti poi di nulla poter dubitare in Trento ch'è su le porte della Germania: ma per abbondanza profferirsi loro ogni più ampio salvocondotto che valesse ad appagarli, e volere il pontefice, che fossero non pur ascoltati e carezzati, ma graziati per quanto la coscienza gliel comportasse, dando al concilio pienissima libertà di trattare sopra ogni loro domanda. In ultimo, quanto era alla riformazione, niun giorno dal papa lasciarsi passar vacuo di qualche linea ma non altrove meglio potersi lei stabilire che nel concilio: ove quando si giudicasse che nella persona medesima del pontefice fosse cosa che il richiedesse, egli lascerebbe riformarsi, e vorrebbe precorrer gli altri con l'esempio. Aggiugnevasi al nunzio, che per levare all'imperadore ogni tentazione, della quale i politici consiglieri con umani rispetti gli fossero autori, cercasse di mostrargli, che miglior consiglio per conservar l'imperio nella sua casa era l'attenersi a'cattolici che a'protestanti, perchè nel secondo modo, posto eziandio che'l figliuolo conseguisse l'elezione, non sarebbe ricono

sciuto nè dal papa, nè per avventura dai potentati cattolici, e specialmente dagli ecclesiastici della Germania, i quali provvederebbonsi d'altro capo. E che nel rimanente benchè gli elettori eretici fossero di maggior potenza, non però erano di maggior numero che i cattolici, e nell'elezione contarsi le voci, non pesarsi le forze. Ove l'imperadore non s'arrendesse a queste ragioni, e ricusasse il concilio in Trento, il nunzio modestamente gli protestasse che'l papa senza offesa di Dio non poteva mancare al bisogno e al desiderio dell'altre nazioni già turbate e pericolanti per le moderne eresie: onde avrebbe congregato il concilio altrove in Italia: e pregasselo d'onorarlo almeno con suoi oratori. Finalmente s'egli fosse tanto duro, che ripugnasse ad ogni concilio o in Trento o in Italia, e richiedesse con vemenza i due prefati allargamenti, e le riformazioni, dicessegli il nunzio, che si come il pontefice non era per rivocare le concessioni de' suoi antecessori intorno a que' due articoli, accennando ciò a che avevano condesceso i commessarii Lippomano e Bertano con le facultà recatene

in Germania di Paolo III, così non gli conveniva passar più oltra senza il parere di tutte le nazioni, e di tutti i principi cristiani, a' quali essi appartenevano per le conseguenze, e per l'esempio specialmente: che quantunque fossero di ragione ecclesiastica, onde il papa con la pienezza della sua giurisdizione potea concederli, nondimeno essendosi di ciò trattato nei passati concilii, l'onestà richiedeva che nol facesse da per se solo. Per questi dunque e per qualunque riformazione proporre il pontefice di chiamare a se da ciascheduna provincia quattro vescovi ed alcuni teologi eletti, e col loro consiglio ordinare si l'emendazione universale del clero, si le particolari secondo il bisogno di qualunque paese. Queste furono le commessioni date al Delfino da Pio: ordinandogli di procacciar favore alla sua inchiesta dal duca di Baviera, dall'arcivescovo di Salzburg, e dagli altri principi ecclesiastici, e di comunicare il tutto con piena confidenza al conte di Luna ambasciadore di Spagna; ma meno ch'egli potessere di Boemia: bensì d'instillare a lui sentimenti religiosi con l'opera della moglie sorella

del re Filippo. Iddio è tanto desideroso di guiderdonare gli uomini, che per farne acquistare ad essi il diritto, si degna di constituirsi bisognoso nella sua causa del loro aiuto.

In questo tempo fra le azioni del pontefice più riguardevoli in Roma fu la promozione di tre cardinali (1). Un de'promossi fu Giovanni figliuolo del duca Cosimo, al quale, oltra la scambievole benivolenza contratta per cagion del marchese di Marignano nell'impresa di Siena, Pio si pregiava di mostrarsi consanguineo co' beneficii: e gli altri due furono un nipote e un cugino dello stesso pontefice, Carlo Borromeo, e Giannantonio Sorbellone. Al Borromeo diede la suprema autorità e dignità nel palazzo, o ei si movesse dalla eccellente virtù dell'uomo, la qual vedevasi metter già non solo i fiori, ma i frutti nella tenerezza degli anni, o fosse un occulto lavoro della provvidenza divina, la qual volesse convertire in gran pro della Chiesa quello stesso che al suc

(1) A'31 di gennaio, come negli Atti Concistoriali.

cessore di Pietro la carne e'l sangue rivelava.

Poco dipoi seguì la sentenza nella causa del cardinal Morone. Già narrossi, che il pontefice in condizione di prelato minore aveva esercitate le parti di vicelegato sotto il Morone in Bologna: la qual sorte di congiunzione, sì come spesso disgiugne gli animi quando fa conoscere all' inferiore i difetti, e patire l'asprezza del superiore, così per contrario gli allaccia quando ne fa sperimentar la virtù, e goder della cortesia, secondo che allora intervenne. Onde poi nell' equalità del grado v'era durata una cordiale amistà, nudrita ancora dall'unità della patria. E in fine, l'accrescimento di Pio aveva accresciuto in lui l'amore verso il Morone, che n'era stato fra i più fervidi e promotori, ed affrettatori (1). Desiderava per tanto il papa di tergere quel preclaro cardinale della nota aspersagli dall'enorme e publica imputazione. Ma quanto erano più manifesti gli stimoli di questo suo affetto, tanto gli conveniva procedere con più cautela, per mandarlo ad opera con intero onor d'amen(1) Sta nel conclave.

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