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di pecunia pervenuta in mano di qualunque persona.

Parimente il governatore in una special sentenza da lui profferita dichiarò mal condannato il duca intorno alle colpe di fellonia, e di lesa maestà, tacendo dell'altre. E perciò quanto era alle prime, reintegrò la memoria, e gli eredi a tutti gli effetti allora possibili, e rivocò tutti i pregiudicii non inrevocabili. Ma questo temperamento del rigore verso i Carrafi, ne fe rivolgere il taglio contra il fiscale Alessandro Pallantieri al quale fu mozzata la testa non solo per altre colpe, ma per avere ingannato il papa, e aggravati que'miserabili nella testura, e nella relazion del processo.

Frattanto nella Francia prima che vi pervenisse l'abate di Manna, il quale mosse da Roma a' ventuno d'agosto (1), erasi tenuta una solenne assemblea di consiglieri, d'ufficiali, e di cavalieri dell' ordine, congregata a'venti di settembre in Fontanableo alla presenza del re, e delle due

(1) Appare dalle lettere scritte in quel giorno al re dal papa.

reine. Quivi si trattò di (1) tutti gli affari del regno de' quali procurarono di render buon conto i signori di Guisa che ne aveano l'amministrazion principale. E intorno alle cose della religione, l'ammiraglio Coligni presentò al re due suppli. cazioni intitolate: a nome de fedeli cristiani sparsi in varie parti del suo reame. L'una conteneva, ch'essi erano fedeli vassalli di sua maestà, nulla involti nella passata congiura, la qual essere stata opera d'ateisti: che contra de' rei s'era proceduto con troppa dolcezza: che se l'imposizione messa dal re per cagion di costoro non bastasse, erano pronti a maggior peso.

Nella seconda esponevano d'essere insegnati secondo la verità, e la parola di Dio e che facea lor mestiere d'adunarsi insieme: ma per non aver essi licenza di adoperarlo publicamente, erano costretti a congregarsi in segreto : il che gli rendea soggetti a molte calunnie. Onde supplicavano a sua maestà d'assegnar loro un tem

(1) Di questa assemblea fanno relazione, oltre agli altri, lo Spondano all'anno 1560, nel num. 13, e ne' seguenti, e un ristretto di essa è fra le scritture de' sig. Borghesi.

pio dove potessero convenire in palese, predicar la parola divina, ed amministrare i loro sacramenti: che permettendo ciò, poteva il re deputar commessarii a sua elezione, i quali s'informassero di lor vita. L'ammiraglio aggiunse, che avea voluto far segnare i due memoriali da quei fedeli cristiani; ma che da loro s'era risposto, che la moltitudine degli oratori rendeva impossibile la soscrizion di ciascuno che per tanto o soscriverebbono alcuni di lor solamente, o si presenterebbono tutti davanti al re a numero di cinquanta mila.

Per contrario il cardinal di Loreno, quando gli toccò di dover parlare, disse, che l'ostentazion d'ubbidienza ne'supplicanti era con una tacita condizione, o che il re fosse della lor setta, o almeno che l'approvasse la qual approvazione importavasi nel concedimento del tempio e che a ciò non poteva consentire il re senza perpetuo suo vituperio: che se gli autori delle supplicazioni aveano cinquanta mila della lor fede, il re ne poteva opporre venti centinaia di migliaia della sua: comprendersi qual fosse il lor zelo da' perpe

tui libelli che divolgavano. Conchiuse nondimeno con un consiglio temperato, o per servire al tempo, o vero per sottrarsi all'odio: che s'essi per avventura si sollevassero, e prendessero l'arme, fosser puniti con l'arme ma da che sol cantavano salmi, e le pene fin a quell'ora non erano bastate, si cessasse da queste si ordinasse a' governatori di reprimere i sediziosi, e a' vescovi ed a'curati d'andare alle loro diocesi, e cure, e che fra due mesi fossero informati de' mali usi per darne al re la contezza.

Lette le supplicazioni, il primo a dir suo parere come l'ultimo de'consiglieri era stato Giovanni Monluc vescovo di Valenza nel Delfinato il quale non ebbe vergogna nel suo ragionamento d'anteporre i ministri ugonotti a' prelati cattolici sì nella probità come nella dottrina. E a dilungo confortò le reine, che avvezzasser le donne a cantare i salmi in volgare lasciando i versi profani. Intorno a che si vuol avvertire, che tra gli artificii degli eretici per corromper la credenza negli uomini è stato il costituir giudici anche le donne, come facili ad ingannarsi per

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la loro ignoranza, disposte a riputar ingannati gli altri per la loro arroganza, e possenti a sedurre anche i saggi prima nel cuore, e poi nel cervello. Perciò hanno essi fatta opera che la Scrittura si legga nelle lingue materne, e che in particolarità i salmi davidici sieno dalle femmine volgarmente cantati: però che, essendo questi d'oscurissima interpretazione, come prova ogni gran litterato, e come dimostrano le vigilie di molti dottissimi santi nell' esplicarli, le donne, e massimamente le asperse di qualche intendimento, e le dotate di qualche acume, le quali anche negli antichi tempi osavano di bilanciare Omero e Virgilio, presumono di comprenderli a pieno: e trovandovi alcun versetto che nel primo suono esteriore non par concorde a' profondi insegnamenti della fede cattolica, ardiscono di condannare i seguaci di essa come inlitterati; non essendo persone maggiormente disposte a invogliarsi di novelle dottrine, che chi nell' affetto è vano, e nell'intelletto nè sì ottuso che non intenda le opposizioni alle antiche, nè si perspicace che ne intenda la soluzione, la qual sem

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