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pre è più difficile, com'è più difficile lo sciorre che l'intrigare, e il disfare i sofismi che il farli. Ed appunto col favor di una donna, che fu Margherita sorella del re Francesco I, e reina di Navarra, incominciò Calvino a spiegare i primi svolazzamenti del suo ardire (1). Questo sesso poi, atto a far apostatare anche i sapienti, secondo che dice la Scrittura, e che videsi in Salomone, tira gli uomini con l'eloquenza non dell'intelletto, ma del diletto, all'unità come della carne così dello spirito. Onde saggiamente la Chiesa ha vietato, che la Bibbia si rivolti nelle lingue intese da chi non può intendere il senso. Nè per allontanar le donne dall'oscenità de' versi profani è mestiero d'esporle al rischio dell'impietà nell'uso volgare dei davidici, non mancando assaissime altre canzoni sacre, e avendoci per pascolo degl'idioti innumerabili opere spirituali, di cui è altrettanto copiosa la Chiesa cattolica, quanto priva ogni setta eretica: non potendosi spargere nelle carte quella pietà che non è nel cuore.

(1) Vedi lo Spondano all'anno 1534.

Or nel rimanente dell'assemblea i signori di Guisa furono i più zelanti difenditori della religione e della Chiesa. Diè a vedere il cardinal di Loreno, picciol bisogno esservi di qualsivoglia concilio, perchè i dogmi erano stati già più volte decisi, e la riformazione si potea far senza esso. Nondimeno si statui di comun giudicio, che si chiamassero gli stati generali per la giornata decima di dicembre e quanto era al concilio, da che il pontefice dava speranza di congregar l'ecumenico, solo in caso che ciò non fosse mandato ad effetto, si raunassero i vescovi della Francia pe' tredici di gennaio, e si trattasse del nazionale.

Non erano giunte al re di Spagna le novelle di tali determinazioni prese dall'assemblea di Fontanableo, quando udite le cose propostegli dal vescovo di Limoges ambasciador francese sopra le opposizioni al luogo di Trento, e i pensieri di concilio nazionale, deliberò di mandare in Francia per questi affari Antonio di Toledo prior di Leone. Gl'impose, che dal concilio nazionale distogliesse il re Francesco ad ogni sua possa, mostrandogli

quanto ciò sarebbe pericoloso e alla fede cattolica, e anche all'autorità reale: nel che movevasi il re Filippo non solo da zelo verso il cognato, ma da dubbio che avvalorandosi per tal via la potenza dei sediziosi in Francia, non influisse e con l'esempio e con l'aiuto umori maligni in Fiandra. Secondariamente, consigliasse il re, che intorno al ricetto del concilio generale si rimettesse al pontefice, al quale ne appartenea l'elezione: imperò che, quando in ciò essi due re con l'imperadore fossero uniti al papa, già vedrebbesi il consentimento del corpo cristiano, e i contraddittori da tanta autorità sarebbono o tirativi per seguaci, o avviliti per temerarii. In terzo luogo, perchè sapevansi le violenze tentate dagl'innovatori contra il re Francesco, gli esponesse: che quantunque fossero note le forze di sua maestà cristianissima valevoli a farsi stimar da ciascuno, e a comprimere i suoi vassalli, nondimeno il re cattolico per fraterno zelo ed amore gli offeria l'union delle sue, e la propria sua persona con ogni prontezza e prestezza, acciò ch' egli se ne giovasse a stabilir la quiete del suo

reame, e l'autorità della sua dominazione.

Giunse il priore trovando le nuove disposizioni fatte dalla moderna adunanza : e, sposte al re le sue ambasciate, ne recò tal risposta e a voce e in iscritto (1). Primieramente fece il re un'amplissima commendazione verso la pietà del cognato nella cura della religione, cura non pur la più meritoria di tutte l'altre presso Dio, ma la più gloriosa ancor presso gli uomini. Ringraziollo poi delle offerte, chiamandole prove d'una perfetta amicizia di cui sono il paragone i bisogni. Rammemorò le diligenze del padre e dell'avolo per mantener essa religione. Del concilio mostrò la necessità comune, e'l suo special desiderio. Confortò il re di Spagna ad unir seco le instanze per ottenerlo dal papa. Sopra la mansione di Trento, ridisse le già raccontate difficultà, specialmente in riguardo de' protestanti che 'l papa s'era mostrato disposto a Vercelli: che altri parlavano di Besanzone: che l'uno

(1) La risposta del re di Francia sta nel libro 9 delle instruzioni nell'archivio vaticano.

sarebbe men difettuoso di Trento, l'altro più opportuno a' Tedeschi. Ma finalmente conchiuse, che avrebbe per buono quel luogo, il quale sua maestà cattolica, e l'imperadore per buono altresì giudicassero. Quanto era al concilio nazionale, non essersi ciò destinato se non in difetto del generale, con cui aveva agio il pontefice d'impedirlo: ma comunque avvenisse, in quello doversi non disputare della dottrina, solo udir coloro che gridavano, e fare opera di ridurli co' dotti e retti insegnamenti de' vescovi ragunati; ed il più, torre certi cattivi usi nella Chiesa, e con ciò levare a' nemici l'arme onde impugnavano la verità. In questa sentenza esser concorsi tutti i pareri dell'assemblea. E' continuo accrescimento de' tumulti, e delle sollevazioni ne' disuniti dalla Chiesa non ammetter più indugio al rimedio.

A questa risposta, che'l re Filippo ricevette (1) anche dall'ambasciador franzese presso lui residente, ei soggiunse:

(1) A' 30 d'ottobre, come sta fra le scritture de' signori Borghesi, e nell'archivio vaticano in un libro delle instruzioni recate.

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