Immagini della pagina
PDF
ePub

libertà Filippo Langravio suo suocero, il qual s'era dato nelle mani di Carlo con promessa di non ritenerlo in perpetuo carcere, ed a scherno la risposta, che niuna lunghezza fosse perpetuità, unitosi con molti altri principi di Germania e col re di Francia, mosse l'armi. E come agevolmente si vince la guernigione straniera dove già si posseggono i cuori de' cittadini, conquistò di leggieri la città d'Augusta ch' era d'inclinazion luterana. Indi l'esercito dei collegati minacciò Ispruch ove dimorava l'imperadore, e per conseguente spaventò ancora Trento città propinqua. Nè tardarono a fuggire molti vescovi non solo italici, ma spagnuoli, quantunque gli oratori cesarei con ogni industria s'argomentassero d'assottigliare i pericoli, e Carlo dopo qualche ambiguità determinasse di non partirsi d'Ispruch per non accrescere con la confessione del suo timore l'orgoglio de'nemici, e la fama della loro potenza, ch'è la più forte macchina delle guerre. Ma il cardinal Madruccio, non volendo col diminuire il rischio nelle parole, aumentarlo a costo suo negli effetti, e sollecito che la sua città o avesse maggior custodia

per risospignere, o minore irritamento per provocare gli assalti de' luterani fe (1) significare al pontefice, che non si prometteva sicura quella mansione dall'impeto de' confederati. Onde il papa, messo a consiglio il negozio in una congregazion concistoriale (2) il giorno quindici d'aprile, col parere de' cardinali deliberò di sospendere il concilio. E nella stessa congregazione informò il collegio della sospension d'armi trattata col cardinal di Tornone. In contrario gl'imperiali, abborrendo fuor di misura l'interrompimento di quel sinodo ch'era lavoro di tante loro diligenze, e base di tante loro speranze, rinovarono in Trento gli strepiti lor consueti in simiglianti occasioni. E come talora la medesima debolezza fa prorompere nelle minacce, dinunziavano di voler in questo caso tentar gli estremi argomenti. Onde i nunzii, come semplici prelati, non s'attentarono di mandare ad opera così di presente la commessione : ma (3) scrissero al papa, che sarebbe riu(1) L'Adriani nel lib. 8.

(2) Sta negli Atti Concistoriali.

(3) Atti di Castel sant' Angelo nel dì 15 d'aprile 1552.

scita molestissima a'vescovi la sospensione fatta col Brevedella santità sua senza veruna autorità, o volontà del concilio. E che però avevano giudicato per lo migliore non publicare il suddetto Breve, ma procurare che'l concilio medesimo fosse autore di quella deliberazione. Il papa fece loro significare (1), che più non indugiassero, e ch'egli non apprezzava quelle minacce. per dar soave, ed insieme efficace acu

E

tezza al comandamento con lo stimolo della speranza, fe accennare al Pighino, che ov'egli cessasse di presedere nel concilio, incomincerebbe a sedere nel concistoro. Ma questa lettera non ebbe effetto, perchè già era seguito l'effetto. Poichè veggendosi in quel tempo non solo col pensiero, ma quasi con gli occhi, e dalle finestre di Trento il pericolo soprastante, e la fuga inevitabile de' prelati e de'teologi, fu prima tenuta una congregazion generale (2), ove colle più sentenze, e specialmente con quella del cardinal Tridentino, del vescovo di Zagabria oratore di Ferdi

(1) Lettera del Camaiano al Massarello del primo di maggio 1552.

(2) A' 24 d'aprile 1552,

T, VII,

4

nando, e dell'arcivescovo Granatese si pigliò spediente di venire alla sospensione infrascritta. Ed appresso nel di ventotto d'aprile fu celebrata la sessione, sacrificando solennemente Michel della Torre vescovo di Ceneda. Ivi cantatosi per Vangelo fuor d'ordine quello tratto dal capo decimosesto di s. Giovanni: poco andrà che non mi vedrete, ed un'altra volta poco, e mi vedrete, ed usatesi l'altre solennità, eccetto il sermon latino, il vescovo celebrante recitò il seguente decreto.

Che'l santo ed universal concilio di Trento congregato nello Spirito santo, e presedendo in esso i reverendissimi nunzii Bastiano Pighino, e Luigi Lippomani, tanto a nome loro, quanto del reverendissimo, ed illustrissimo Marcello Crescenzio Legato, assente per gravissima infermità, non dubitava che non fosse manifesto a ciascuno per quali fini di publica utilità quel sinodo si fosse adunato da prima in quella città da Paolo IH, e appresso ripostovi dal successore, e quanti buoni frutti avesse renduti fin a quell'ora nella dichiarazion della fede, e nella riformazion de' costumi, Onderasi sperato, che quelli i quali avevano eccitate in

Germania le novità della religione, fossero per venirvi ben tosto, e che dalla verità convinti, dovessero tornare all'unità della Chiesa: quando per astuzia del nemico universale s'era appiccata una tal fiamma nel cristianesimo, che rendeva inutile la continuazione del presente concilio: il quale non che placasse, provocava, benchè fuor di sua intenzione, gli animi di molti. E l'Alemagna, in cui servigio specialmente s'era convocato, ardeva di tali discordie, che tutti gli elettori ecclesiastici, e molti altri principali vescovi di quella nazione s'erano dipartiti a fine di custodire gli stati loro. Onde non volendo il sinodo urtare contro a quella incontrastabile necessità, eleggea di tacer fra tanto, e di riserbarsi a tempi migliori, dando agio a'prelati di ritornare a loro ovili, per non essere infruttuosi ad ambedue i luoghi. Sospendersi per tanto il concilio per lo spazio di due anni: si veramente, che se prima cessassero i legittimi ostacoli, s'intendesse altresì cessata la sospensione e durando eglino più tempo, s'intendesse spirata isso fatto, e senza nuova convocazione tosto ch'essi mancassero, ove al presente decreto s'aggiugnesse l'assenso, e l'autorità della sedia apostolica. Fra tanto

« IndietroContinua »