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che subito aveva fatte novelle instanze al pontefice per la celerità del concilio generale, il qual torrebbe e i mali e i bisogni del nazionale ; e che già fin da quell'ora sua santità vi si mostrava prontissima: che anche, veggendo la ripugnanza del re Francesco a Trento, e l'inclinazione a Vercelli, e più a Besanzone, avea scritto a Roma per tirare il papa ad uno di questi due luoghi, e specialmente al secondo, non avendo egli in ciò nè altro interesse, nè altro desiderio, che la comune utilità e soddisfazione.

Nė Pio era stato ozioso in questi trattati. Aveva egli inviato in Francia il cardinal di Tornone (1) decano del collegio, ed uomo di pari zelo verso la religione, e stima presso la corte reale, dandogli podestà ma non titolo di Legato, però che il titolo di Legato in quell'accidente gli avrebbe diminuita l'autorità di franzese. Ma intendendo il cardinale per via la deliberazione d'assembrar gli stati generali

(1) Tutto sta in una instruzione data al vescovo di Fermo del 1560, tra le scritture de' signori Borghesi, e nell'addotto libro dell'archivio vati

cano.

a dicembre, e i vescovi a gennaio, stette dubbioso, che più gli convenisse, o di non esser presente per non esporre la sua persona all'indegnità di vedere qualche sconvenevolezza, o d'andare per impedirla quanto potesse. E non meno ambiguo mostrossi intorno a ciò il Gualtieri vescovo di Viterbo, rimandato a quella nunziatura ordinaria dopo la morte (1) di Paolo imperò che in una medesima lettera scritta al cardinale, dapprima il disconfortò dal venire, e dipoi riconsigliatosi vel confortò. Fu per tanto richiesto dal cardinale nel cammino il vescovo di Fermo, il quale, come è dimostrato, veniva nunzio fuor d'ordine per le materie del concilio, che spignesse un corriere al pontefice per averne da lui la determinazione, camminando il cardinale fra questo mezzo con lentezza studiosa. E nel viaggio pose a quiete un fastidioso movimento eccitato in Avignone dal signor di Mombruno, che ribellatosi al papa come a capo spirituale, gli s'era ribellato

(1) A’15 di settembre 1560, fra le scritture dei signori Borghesi, e nell' allegato libro dell'archivio vaticano.

ancora nel temporale. Aveva egli affinità col cardinal di Tornone: il qual mostrò, che nell'eleggere la via dell'accordo più tosto che della forza, niente s'era mosso dal parentado; ma che veggendo varie sollevazioni allo stesso tempo in Lione, e per altri paesi di Francia, avea giudicato maggior pro non distrarre l'armi del re da que' luoghi ov'erano più necessarie. Per tanto fu data elezione a Mombruno o di partirsi dalle terre del papa e da quelle del re, o di ritornare alla fede cattolica ottenendo il perdono. Il pontefice riputò meglio che'l cardinale fosse alla corte nel tempo del bisogno: portando il pregio comperar la speranza d'impedir l'essenza del male per opera d' un tant' uoeziandio col rischio d'una accidentale aggiunta nel mesto rossore di renderne lui aspettante. Ma il re, veduta la risposta del papa recatagli dall'abate di Manna, e udite le proposte del Toledo, riscrisse il di quattordicesimo d'ottobre (1) al vesco

mo,

(1) Ne fu dall' ambasciadore presentato uno scritto al papa il dì 5 di novembre, che sta fra le scritture de' signori Borghesi, e nel mentovato libro dell'archivio Vaticano.

vo d'Angolemme suo ambasciadore in Roma assai rallegrarsi per la prontezza del pontefice al sì necessario concilio: che intorno alla stanza, benchè sua santità gli significasse, il re cattolico contentarsi di Trento, nondimeno ella prendesse a bene, che posta la diversità de' dominii e de' sudditi, e però de' bisogni, potesse talora non riceversi per acconcio all'uno ciò ch'era bastevole all'altro: ma finalmente, che per non difficultare si santa impresa, egli avrebbe consentito, ove consentissero il re Filippo, e l'imperadore. Sopra il concilio nazionale rispondeva quello stesso che avea risposto al Toledo, e specialmente, che senza fallo non sarebbesi tenuto in pregiudicio, anzi in confermazione dell'autorità pontificia.

Aveva fra tanto il pontefice significato (1), che non ripugnerebbe al concilio o in Vercelli, od in Casale: i quali luoghi piaceano molto al re di Francia, come assai comodi alle sue terre, ma riuscivano in altrettanta incomodità per gli Aleman

(1) Lettera del cardinal di Loreno al cardinal di Ferrara dell' ultimo d'ottobre 1560, fra le scritture de' signori Borghesi.

ni. E in questo mezzo gli eran venute lettere dall'imperadore, che oltre modo lodando in genere la deliberazione di congregare il concilio (1), repeteva le opposizioni all'abitazion di Trento; ma in fine si rimetteva al pontefice: ond'egli avea fatte leggere il di ventesimo d'ottobre queste lettere in una congregazione di cardinali dal Massarello vescovo di Telesia, già segretario del concilio, ed allora della riformazione. Quivi al pontefice ancora per opinione de' cardinali era paruto, che quando il re di Francia si rimettesse anch'egli, come facea quel di Spagna, all'imperadore, aveva esso tal pegno dell'universal volontà inverso di Trento, che poteva convocare per colà il sinodo senza il disconsentimento di verun principe cattolico: il che non avvenia fin allora d'alcun altro albergo, sopra ciascun de' quali sarebbono convenuti nuovi trattati e nuove lunghezze. E per tanto si fermò egli nel pensiero di non alterare il luogo già destinato nella preterita sospensione. Il che giovava primieramente per la celerità,

(1) Il Diario del concilio a' 17 d' ottobre 1560, fra le scritture de' signori Borghesi.

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