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la quale si scorgeva ogni giorno più necessaria, poste le continue perdite della religione quando appunto in que' mesi era pervenuta al suo fine la vedova reina governatrice di Scozia sorella de' signori di Guisa; e quel regno agitato in tempeste di nuove sette col vento della confinante Inghilterra, e retto dalla figliuola Maria reina di Francia, che al fin era donna ed assente, avea suscitate sì gran procelle, che di forza gli s'era permessa libertà di coscienza insino al futuro concilio. Oltre a ciò l'elezione di Trento risultava e a maggior autorità della Chiesa, mostrando, che s'osservava ciò che s'era statuito, e a maggior confermazione der precedenti decreti, da' quali era fermo il pontefice di non partirsi, per non dare una piaga mortale alla fede. Per tanto arrivata la commemorata risposta di Francia, e fattalasi dare in iscritto dall'ambasciadore, e ricevute anche lettere di consentimento sì dal re di Portogallo, sì dalla signoria di Vinezia, sì dagli Svizzeri cattolici, venne al fatto: e nel concistoro (1)

(1) Atti Concistoriali.

a'quindici di novembre riferi, che i principi s'accordavano in accettar la città di Trento a residenza del concilio. E per questa cagione dinunziò un giubileo universale da publicarsi in tutta la cristianità; ed impose a' cardinali Saraceno, Cicala, e Puteo, che ne formassero le Bolle. Quella del giubileo fu segnata a' venti di novembre; e'l papa andò in solenne processione a piedi scalzi dalla chiesa di s. Pietro a quella della Vergine (1) sopra Minerva. Intervenne in questa processione Cosimo duca di Firenze, caminando in mezzo fra' due ultimi cardinali diaconi. E ne fu assente il duca d'Urbino venuto similmente a que' giorni per dare sposa la figliuola Virginia a Federigo Borromeo nipote del papa, non volendo aver controversie quivi del luogo.

A' ventinove di novembre publicossi nel concistoro (2) la Bolla, ove si chiamava il concilio: e'l giorno a canto fu scritto un Breve a' vescovi, ed a' prelati di

(1) Diario del maestro delle cerimonie, e del concilio a' 24 di novembre 1560.

(2) Sta nel Bollario e negli Atti del concilio sotto Pio IV.

Francia dandone loro contezza; e così obliquamente ma sollecitamente rimovendoli dal pensiero di sinodo nazionale. Dicevasi nella Bolla, che'l papa tosto che fu assunto, girò gli sguardi della mente per la cristianità; e senti orrore in veggendola si contaminata, e lacerata dall'eresia, dalla scisma, e da tanti scandali ne' costumi; onde si propose d'applicarvi il rimedio consueto alla sedia apostolica d'un concilio generale. Narrava, che questo era stato già da Paolo III convocato prima in Mantova, indi in Vicenza, ma l'una e l'altra volta sospeso; ed appresso statuito in Trento, e quivi poi anche sospeso per varii impedimenti che poscia il già detto pontefice l'avea di nuovo convocato per Trento; e colà erasi adunato, con celebrarvi alcune sessioni, e stabilirvi alcuni decreti che di là lo stesso concilio s'era trasportato a Bologna coll'autorità della sedia apostolica: Giulio successore di Paolo averlo richiamato a Trento, dove fattisi alcuni altri decreti, era convenuto sospenderlo, e ritardarlo per tumulti sopravvenuti nella Germania, e per le guerre dell' Italia, e della Francia: che fra

la

tanto l'eresia, e la scisma avean fatti lagrimevoli accrescimenti. Ma che Iddio, il qual mai non s'adira in guisa che si dimentichi della misericordia, avea finalmente conceduta la pace, e la concordia fra' signori cristiani per tanto il pontefice s'era avvisato di ricorrere senza dimora allo stesso argomento per diradicar le eresie, per trarre ad unione la scisma, per emendare i costumi, e per conservar pace: onde col parer comune de'cardinali, e con aver data di ciò contezza all'imperadore ed agli altri re e principi cristiani, e trovatigli prontissimi all'aiuto del concilio, il convocava nella medesima città di Trento per la prossima Pasqua, toltane qualunque sospensione. Imponea però a tutti i vescovi, ed agli altri i quali aveano luogo in concilio, d'intervenirvi al giorno prescritto: e pregava i principi a concorrervi, se non potevano con lor presenza, almeno con oratori dotati di pietà e di sapere, e a tener le strade sicure ed agiate per coloro che vi doveano convenire.

Con questo tenor di Bolla schifò dall'un lato il vocabolo odioso ad alcuni di

continuazione, dall'altro ne pose l'equivalente, dicendo che a Trento e dapprima in vita di Paolo, ed indi nell' ultimo riducimento fatto da Giulio s'erano stabiliti molti decreti, e dapoi era seguita la sospensione, la quale ora si toglieva. Perciò che quello che era sospeso, tolta la sospensione, non ritorna in dietro a ricominciare il suo movimento da capo, ma il proseguisce e'l continua da quel luogo medesimo dove innanzi restò sospeso: mentre dunque affermava il papa, che'l concilio ecumenico erasi congregato in Trento quelle due volte, e che vi avea fatti varii decreti, e poi v'era stato sospeso, ed ora se ne levava la sospensione, dichiarava in aperto modo, che i mentovati decreti avessero lo stesso valore che quelli d'un concilio ecumenico, il quale ancora sia in istato.

Tutta la contenenza di quella Bolla confermò mirabilmente l'autorità della sedia apostolica e'l valor delle sue azioni per addietro contrastate or dagl'imperiali, ed or da' Francesi : poichè ad un'ora e approvò la traslazione da Trento a Bologna come fatta dallo stesso concilio, e con

T. VII.

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