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carestia di cavalcature in quell'improviso movimento: nè si tenne salvo finchè non pervenne a Villaco terra della Carintia contigua al Friuli posseduto da' Vineziani. Anzi quivi eziandio udendosi mossa di gente, fattasi in parte a fin di suo onorevole incontro, in parte per guernire i confini, concepè nuovo terrore, cominciando a sospettar d'una falsa voce insorta, che i Vineziani fossero a lega co' protestanti. Poche ore da poi che si parti Carlo da Ispruch vi giunse Maurizio, il quale lasciando intatte le robe (1) de'cittadini e di Ferdinando, principe riputato più amico della pace, che nemico dell'eresia, predò con ostil modo ciò che ritrovò di Cesare, del cardinal d'Augusta, e degli Spagnuoli, nomi odiosissimi a' protestanti, per esser l'uno l'autore, l'altro il consigliatore, gli ultimi gli esecutori delle loro percosse. Fra queste rivolte i ministri pontificii del concilio furono stretti da tali angustie alla dipartenza, che alcuni di loro, se'l cardinal Madruccio non gli avesse forniti del necessario viatico, sa

(1) Vedi lo Spondano all'anno 1552.

rebbonsi trovati a duro partito. (1) Il Crescenzio, benchè oppresso dal male, per cader più tosto in man della morte, che de'nemici, si fe per l'Adice condurre in Verona (2), dove fra tre giorni finì la vita: e'l suo cadavero fu portato in Roma, rendendoglisi quell' onore che si paga alla virtù eziandio nelle ceneri.

Nel tempo che i protestanti aveano mosse l'armi per opprimer l'imperadore, il re Arrigo chiamato da essi, che l'anno avanti s'erano collegati seco ma occultamente perchè il fulmine arrivasse prima del tuono, avea divolgati splendidi manifesti per onestar le sue armi: ed insieme aveva assaliti con poderoso esercito gli stati di Cesare, occupando in prima la ducea di Loreno feudo imperiale, mandatone in Francia il duca fanciullo, e conquistando poi Metz, Tul, e Verdun, con innoltrarsi più addentro nella Germania, cui già egli divorava con la fidanza. Ma provò assai tosto, che chi niega fede a

(1) Il Diario del maestro delle cerimonie a'7 di maggio 1552.

(2) Gli Atti di Castel S. Angelo a' 25 di maggio 1552.

Dio (1) ed al legittimo principe, non l'osserva al collegato. I protestanti cominciarono a temer più l'amico possente per seguito di grand' oste e per vicinità di gran regno, che'l nemico debole per la mancanza d'ogni apparecchio presente, e per la lontananza della patrimoniale sua monarchia. Per tanto appena introdottosi trattamento d'accordo fra Cesare e loro, scrissero al re il futuro come preterito: affermando, già esser composte le controversie, onde il ringraziavano del favore prestato alla loro causa con le sue armi: le quali non erano più necessarie. Il re, quantunque caduto d'altissima speranza, e però soprappreso da inopinato cordoglio, rispose con magnanima moderazione: che si rallegrava del frutto colto per opera sua dagli amici: e che sarebbe presto in qualunque altra occorrenza a spender sue forze per la libertà d'Alemagna. E di poi tollerò, che'l vescovo di Baiona suo ambasciadore fosse stato introdotto da' protestanti, per vantaggio della loro riputazione, ad una pace di niun decoro per lui:

(1) Vedi il Paruta nell' ultimo libro della prima parte, e lo Spondano nell'anno 1552.

nella qual si disse, che non avendo il re diritto ad intromettersi negli affari dell' imperio, gli si permetteva d'esporre le private sue credute ragioni a Maurizio, il quale a Cesare le riferisse. E per accennar qui sommariamente il successo di questa gran commozione: ritornò egli in Francia assalito quivi dalla reina Maria governatrice di Fiandra, e vide tosto militare contra di se nell'esercito dell'imperadore Alberto di Brandeburgo, ch' era stato il principal instigatore del suo passaggio in Germania. E benchè l'impresa di Metz a Carlo non ben sortisse, riuscì nondimeno al suo esercito la conquista a forza, e l'incendimento di Teroana (1), e poi la presa di Edino, robustissime fortezze. E quella guerra, cominciata con somma prosperità del re in ogni parte (2) e in Piemonte, e in Loreno, e in Lamagna, e in mare togliendo fin su i porti di Catalogna galee

(1) Lo Spondano al principio dell'anno 1553, e più distintamente il registro del cardinal Dandino allora Legato all' imperadore in Brusselles.

(2) Sono annoverati questi successi avventurosi de' Franzesi nell' instruzione data da Giulio III al cardinal Capodiferro Legato in Francia, da riferirsi appresso.

a Cesare, si rivoltò di poi con lo scacciamento de' Francesi da Siena, e con la sfortunata condotta del duca di Guisa in aiuto di Paolo IV, e non terminò se non con le due famose vittorie degli Spagnuoli a San Quintino e a Gravelinga, che partorirono ad essi una vantaggiosissima pace. Nè maggior guadagno ritrassero da quel commovimento i due precipui autori di esso, Alberto e Maurizio. Il primo, inquietissimo di natura, negò di consentire all'accordo di Passavia, che appresso reciterassi, e continuò a predare i beni dei cattolici, massimamente degli ecclesiastici: di che convenuto innanzi all' imperadore dopo l'assedio di Metz, e condannato a restituire, precipitò in maggiore e contumacia contra dell'uno, e furore contra degli altri. Onde spiacendo a Maurizio l'orgoglio e l'opposizione ch'ei solo faceva alla concordia generale stabilita da lui ed accettata da tutti i principi dell'imperio, prese commessioni di Cesare, ed unitosi con Ferdinando, si pose in guerra contro ad Alberto : il qual in una battaglia restò perdente, convenendogli finire i giorni rammingo in Francia, raccolto da quel re a cui

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