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se titolo di sospensione a tempo, avrebbe effetto come di pace a perpetuo: ed insieme gli ricordasse quanto una buona pace sarebbe parimente opportuna fra lui e Cesare, perciò che avvantaggiandosi tra le loro discordie i Turchi e gli eretici, nemici non pur della fede, ma della gente cattolica, facevano tali acquisti, a cui le loro potenze non sarebbon poi bastate a metter argine. Ed offeriva di venir egli personalmente a questo trattato, quando i due principi v'inclinassero. Al Grassi, che ringraziasse l'imperadore da parte del pontefice per aver sua maestà approvata la concordia di Parma e dopo una breve giustificazione delle sue opere in questi affari, significasse la dianzi commemorata instanza fatta da lui ad Enrico, e lo confortasse ad agevolarne l'adempimento dal suo lato. E si come Giulio era d'ingegno vivace e pronto a trovar ragioni in ogni materia, così con molti argomenti lo consigliava di varie particolari azioni opportune al soddisfacimento ed alla quiete universale. Queste erano tre specialmente; restituir Bressello al duca di Ferrara, così richiedendo la giustizia, ed insieme la

prudenza per non far alienar da se quel suo feudatario poderoso in Italia, e serbatosi indifferente nella guerra passata: liberare i tre signori francesi prenominati, che sul muoversi dell'armi rimasero prigionieri degl'imperiali, essendo ciò atto generoso, laudabile, e nulla pregiudiciale: trattare amichevolmente co❜Farnesi, rendendo al duca gli stati ed a' cardinali i beneficii che possedevano nel reame di Napoli sopra che gli andava il pontefice dimostrando, che cessato in loro il bisogno de' Francesi, ne cesserebbe parimente la dependenza, quando ritrovassero amico rifugio nelle braccia di Cesare; come poi la riuscita mostrò per vero. Intorno alle quali suasioni si dee notare, che Aristotile nel suo incomparabil trattato della rettorica insegnò, che si come nel genere dimostrativo gli argomenti vogliono trarsi dall'onesto, e nel giudiciale dal giusto, così nel deliberativo, dall'utile.

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Non avendo efficacia le lingue de' nunzii, e veggendo il papa innasprirsi ogni di più e i ferri e gli sdegni fra Carlo ed Arrigo, con perturbazione di tanto mondo, e con danno inestimabile della religio

ne, volle tentare nuovo strumento con la legazione (1) di due cardinali de' più esperti ne' trattati con quegli stessi principi a cui si mandavano, e de' più loro graditi. Questi furono il Dandino suo primo segretario deputato all' imperadore, e il Capodiferro al re di Francia. Ad amendue strettissimamente ingiunse (2), che nell'una e nell'altra corte dichiarassero, non aver quivi il pontefice veruno interesse, fuor che di padre comune, senz' alcun risguardo ai parenti: pe'quali nè desiderava, ne avrebbe accettato mai alcun beneficio dalle corone: parendoli, che gli avanzamenti de'Turchi e degli eretici l'obligassero ad impiegar ogni grazia ch'egli trovasse appresso i principi fedeli, in servigio della Chiesa, e non della casa. Anzi fe soavemente riprendere il nunzio Santacroce, che di simili faccende gli avesse nelle sue lettere dati parecchi motti, comandandogli che non aprisse mai più nè bocca nè orecchio a tali ragionamenti. E lo stesso volle, ch' esponesse il

(1) Nel concistoro de'3 d'aprile 1553, come negli Atti Concistoriali.

(2) Instruzioni date ad amendue i Legati a' 12 e a' 14 d' aprile fra le scritture de' signori Borghesi.

cardinal Dandino al vescovo d' Arras, appo cui era la suprema autorità fra i ministri di Cesare. E non meno rifiutò egli, come opposto a'suoi ufficii di mediatore, ciò che'l Santacroce di proprio movimento aveva trattato e conchiuso co'ministri principali e col re: che s'impiegassero le armi di Francia perchè Siena fosse occupata dal papa, ed unita allo stato ecclesiastico a che l'imperadore (1), ed i principi d'Italia meno avrebbono ripugnato, che a lasciarla venire in balìa dei Francesi e'l re con diminuir la potenza dell'emulo, avrebbe insieme accresciuta la gloria ereditata da'suoi maggiori nell'ingrandimento della sede apostolica. Il qual rifiuto al Santacroce sopravvenne molestissimo, come è sempre il cadere da una sublime speranza di lode, e di guiderdone tal che, secondo ch'è uso degli uomini in questi casi il vendicar l'inopinata amaritudine con aspergerne le parole contra il nome di chi la fe loro gustare, ascrisse egli questa ritrosia del pontefice

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(1) Vita del Santacroce scritta da esso latinamente, ma non finita, la qual è in mano del cardinal Marcello Santacroce ora vivente.

a pochezza d'animo più nemico delle cure, che amico delle conquiste. Intorno alla pace dunque la proposta da Giulio commessa a' Legati, fu questa. Parergli soverchio il mostrare alla somma prudenza di que'due principi, quant' ella sarebbe a ciascun di loro fruttuosa, e laudevole in quello stato del mondo: ma perchè talora un sì fatto conoscimento non basta per difetto di sincero, e confidente mezzano fra due parti, egli s'offeriva loro per tale. E a fin di strignere il negozio, fece significare ad Enrico, esser notissima regola, eziandio fra' privati, che non si può conchiuder pace tra due, se l'offenditore, e chi sta al di sopra, non dà qualche soddisfazione all'offeso, ed a chi è al di sotto. Nel primo stato esser Arrigo in rispetto a Carlo per tanti colpi a lui dati in varii paesi ad un tempo : onde convenia ch'egli profferisse alcun soddisfacimento: considerando ancora sì come Cesare, benchè avesse tanto diritto, e tanta affezione a Siena, e se la fosse conservata con sì grande, e lunga cura per dependente, e divota, nondimeno offeria di ritrarsene quando il re altresì ne ritraesse le sue genti.

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