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ad amendue (1) loro ne sustituì un altro per l'altro affare che segue appresso.

Fra tante rivoluzioni contrarie al ben de' cattolici, e della Chiesa, ne accadde una d'ampiissimo lor giovamento. Questa fu la mutazion dello scettro nell'Inghilterra. Mori quivi il re Eduardo a' sei di luglio del 1553 in età di sedici anni; estinguendosi con esso la prosapia maschile d'Enrico VIII nel medesimo giorno in cui egli molti anni prima avea tolta la vita in odio della religione al venerabil Tommaso (2) Moro. Eduardo, instigato a ciò dal duca di Nortumbria reggitore della sua giovinezza, fece tal disposizione del regno, per la quale il duca s'ingegnò ch'ei venisse a cadere nella sua stirpe; colorando l'ambizione colla religione: la quale è sì bella cosa, che cercano d'abbellirsi con l'ombra di essa le azioni più brutte, e a lei più nemiche. Ebbe Enrico VIII padre d'Eduardo due sorelle. Margherita la maggiore fu maritata a Gia

(1) Il Dandino si partì da Brusselles a' 9 d' ottobre, come nel Diario già detto.

(2) Vedi lo Spondano, e gli autori da lui allegati nell'anno 1553.

como IV re di Scozia: la cui schiatta negli ultimi tempi è succeduta al dominio dell'Inghilterra. La minore Maria in prima fu moglie di Luigi XII re di Francia, poi di Carlo Brandone signore inglese. Una sua figliuola di queste seconde nozze, per nome Francesca, fu congiunta ad Enrico Grai marchese di Dorcestre, il quale per opera del duca di Nortumbria era nuovamente asceso alla ducea di Suffolc. Ora essendo uscite di questi genitori tre figliuole nipoti cugine del re Eduardo, ch'erano ancora donzelle; il duca di Nortumbria, tosto che vide, la lenta malattia del principe condurlo alla morte, fe si che in uno stesso giorno le due minori fossero date a due principali baroni, e la maggiore Giovanna a Gilfordo suo figliuolo quartogenito. A questa s'argomentò egli di far venir la corona in fronte ; onde confortò l'infermo giovanetto, che cosi volesse disporre nel testamento. A tal fine convenia dargli a vedere e che ciò fosse ragionevole, e che a lui appartenesse così fatta ordinazione. Intorno al primo, bisognava escluder sì le due sorelle del re sustituitegli dal padre ordinatamente, sì

la progenie di Margherita reina di Scozia, e sua zia carnale. A Margherita opponeasi l'essere straniera; alle due sorelle del re l'incerta legittimità de' lor nascimenti, e'l dubbio, che discacciassero quella religione, la quale da Eduardo era stata introdotta. Imperò che Maria la maggior sorella figliuola di Caterina aragonese, e nominata a seconda erede nel testamento d'Arrigo, seguiva la fede materna ; la quale altresì le valeva di fondamento per istimarsi prole veramente legittima, e perciò anche erede legittima, ed indubitata della corona. La minore Elisabetta, chiamata dal padre nel terzo grado, traeva l'essere dalla Bolena, il cui matrimonio per molti capi era riputato nullo; nè ben sapeasi a qual religion s'attenesse. Fatta presupposizione che l'esclusion di tutte le prenominate fosse ragionevole, a fin di persuadere al re il secondo punto, ciò era che gli convenisse la podestà d'eleggere il successore, dicevasi, che la mentovata sustituzione fatta dal padre con autorità degli stati era pupillare, e non fidecommessaria; e per tanto esser tale sustituzione svanita dal giorno

ch'Eduardo era uscito dalla condizione di pupillo. Quando il duca ebbe tratto il re a si fatta disposizione in vantaggio della nuora Giovanna, fece comprovarla dalla soscrizione di molti grandi uniti a lei, e al marito o di sangue, o d'interesse. Ma occultolla al publico fin alla morte del principe e dipoi fu procurato di mandarla ad effetto per opera degli stessi baroni. Giovanna, conoscitrice della sua poca ragione, sforzatamente lasciò gridarsi reina, e condursi su la breve e tragica scena del solio. Ma il popolo sollevossi a favor di Maria, per la quale s'accordavano tutte le considerazioni si di sottilità, come d'apparenza. Di sottilità, ben conoscendo i periti, che niuna azione del padre avrebbe potuto privarla di quel diritto alla successione, il quale a lei, come a parto di vero, e legittimo matrimonio, conveniva secondo le leggi del regno: il divorzio d'Arrigo da Caterina, essersi vituperato come contrario ad ogni giustizia non solo da' cattolici, ma da' medesimi eretici. Aggiugnevano, che ove la concession degli ordini fatta ad Enrico fosse stata e libera, e sussistente, questa gli ave

va donata facultà che posto il dubbioso valore delle tante sue nozze, egli disponesse della successione al regno come giudicava per lo migliore. Onde non era stata in lui maggior autorità di chiamare in primo luogo Eduardo, che di sustituirgli Maria. Ed ammessa la podestà, la volontà d'Arrigo era chiara ; non parlando il testamento di sustituzion pupillare, ma usando parole assolute, e convenevoli alla fidecommessaria. E, comunque fosse, posto eziandio che la ordinazione d'Arrigo dovesse riputarsi e valevole per Eduardo, e già spirata in Eduardo; non avendo Eduardo una simile concession dagli stati, non poteva torre il diritto a chi gli succedea di ragione, cioè alla sorella anzinata, e capace per quanto s'è dimostrato. Così discorrevasi a norma delle sottigliezze legali ma più anche favorivano Maria le apparenze comunali. Però che il grosso della turba, che quando vuole ha il sommo della potenza, tralasciando quest'intime discussioni, non potea sentir dubitare, che la primogenita del loro re, e d'una principessa tanto da lor venerata quanto fu Caterina, fosse contra l'ordine

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