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regno sarebbono stati nella fede, e nell'ubbidienza de' romani pontefici, aggiugnendo, che'l resto avrebbegli sposto a voce da sua parte il messaggio. Le ambasciate commesse a lui contenevano. Che ella nel parlamento avrebbe annullato ciò che sotto il padre e sotto il fratello s' era statuito di pregiudiciale alla religione, ed all'autorità pontificia, mandando a Roma ambasciadori che a nome del regno chiedesser venia degli errori passati. Desiderar lei che il pontefice concedesse questa venia liberalmente a ciascuno e colà deputasse Legato il cardinal Polo, il quale fosse ministro d'un tal perdono, e di riordinare le cose sacre: ma, (1) che a incominciare l'opera s'aspettasse, che i popoli fossero o più mollificati verso la sede apostolica, il cui nome odiavano nemichevolmente, o più domati dalla reina: a cui rendevano un ossequio quasi spontaneo ed imprestato, avendo sempre in bocca ed in cuore la sorella Elisabetta, quanto minore d'età altrettanto maggiore di spirito, ed uniforme ad essi nella religione. Con questi

(1) Si raccoglie da una lettera del papa al cardinal Polo a' 21 di settembre 1553.

mandati partissi di Londra il Commendone dopo una dimora di due settimane, appunto il giorno appresso al supplicio del duca di Nortumbria. Ma sopratutto gli fu imposto un religioso sigillo delle mentovate sue commessioni, salvo col Polo, e col papa si che a niun altro manifestasse d'aver parlato con la reina. Tornato il Commendone a Brusselles, fu spinto a Roma dal Legato su i cavalli delle poste: e correndo giorno, e notte, vi giunse in pochissimi dì, benchè gli fosse convenuto deviare alquanto a fin di trattar col cardinal Polo. Erasi questi fermato, dove già stava, ne'confini d'Italia sopra il lago di Garda, attendendo qualche luce maggiore intorno alla mente così dell'imperadore, per gli cui stati dovea passare, e dal quale sapevasi che molto la reina pendeva, come della stessa reina a cui era mandato. All'imperadore aveva egli premesso (1) Antonio Fiordibello suo segretario, congratulandosi per la successione della cugina al regno, e per l'opportunità che aveva sua maestà di protegger ivi la religione,

(1) A' 12 d'agosto 1553.

significandogli il carico a se destinato, e con aver ammaestrato il Fiordibello a solvere le difficultà che per sorte Carlo movesse contra questa sua andata quasi immatura. Il che in effetto consisteva in porgli avanti che dall' un lato i popoli inglesi mostravansi ben disposti alla religione, come avevano confermato in questo favorevole esaltamento d'una reina cattolica, e che dall'altro dovendosi ben tosto adunare un parlamento de' tre ordini del regno, nel qual parlamento in primo luogo ciascuno che si stimi aggravato dal preceduto governo, espon sue ragioni, sarebbe stato di gravissimo pregiudicio, che niuno per nome della sede apostolica parlasse contro alla scisma. Tal che ove anche non si conoscesse opportuno il suo passaggio allora nell'Inghilterra, facea di mestieri almeno, ch'egli comparisse a'confini, e che'l parlamento potesse mandar uomini a trattar seco dell'affare. Col medesimo tenor di lettere, e d'informazioni inviò pochi giorni dapoi (1) Michele Trochmerton a Maria. E indi a diece giorni, cioè il di settimo

(1) A' 28 d'agosto 1553.

di settembre, gli sopravvenne il Commendone con la notizia de' suoi trattati : onde il cardinale gli consegnò una lettera scritta al pontefice ne'medesimi concetti di necessaria celerità. Fra tanto, prima che il Commendone arrivasse a Roma, tornò (1) quindi al cardinal Polo Vincenzo Parpaglia da lui mandatovi come s'è detto, e recò dal pontefice una intera rimessione alla sua prudenza, di procedere, o di sostare, di porre in opera, o di sospender l'uso della sua legazione, ed insieme tre Brevi per essa : l'uno a Cesare, l'altro al re Arrigo, il terzo alla reina : e parimente una instruzione con facultà di promettere a lei ogni grazia ch'ella giudicasse d'utilità per la salute de' popoli, dichiarando il papa, che non voleva altro acquisto che dell' anime a Dio. Aveva il Commendone accennato al cardinal Polo in nome del Legato Dandino ciò che più chiaramente gli fu poi (2) scritto dal Fiordibello, che Cesare desiderava l'indugio della destinata sua legazione: o perchè, si com'egli adduceva, si vedesse ancora (1) A' 14 di settembre 1553.

(2) Da Mons a' 7 e agli 8 di settembre 1553.

acerbo lo stato dell'Inghilterra, ed atto a ricevere più tosto scompiglio, che acconcio dall'avvento intempestivo d'un pontificio Legato, o perchè, sì come andò fama, sospettasse quindi disturbo al trattato parentado fra Maria e Filippo, al quale molto pendeva l'imperadore, quantunque ella fosse attempata di trent' otto anni, e cagionevole di complessione. Tanto ne'matrimonii de' principi i rispetti della politica prevagliono a quelli della natura. Benchè (1) mirando forse Carlo su la verisimile sterilità di quel congiugnimento, diede in principio qualche cenno d' applicarvi l'animo per se stesso, narrando al Legato Dandino che in uno di quattro colloquii tenuti da se con Arrigo VIII, questi, mentre Maria era ancor sotto i nove anni, aveva quasi stabilito di dargliene per consorte: dal che poi s'era quel re allontanato d'inclinazione. Ma poscia Carlo avvisossi per avventura che la sua molta età e la sua poca sanità non sarebbero nè confacenti nè accettevoli a novella sposa. Ora si dubitava, che'l cardinal Polo non solamente

(1) Lettera del Legato Dandino al papa nel dì ultimo di luglio 1553,

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