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sì come inglese sarebbe aderente al senso comun de' compatrioti in abborrire il dominio de'forestieri, ma come rivale, per così dire, vi recherebbe impedimento speciale: però che essendo stati proposti alla reina varii mariti del paese, fra quelli erasi nominato anche il Polo, sì come uniforme di religione, regio di sangue, eminente di virtù. Nè la reina s'era tenuta di farne motto allo stesso Commendone, addimandandolo s'egli credea, che'l pontefice fosse per dispensare col Polo, essendo egli non ancora sacerdote, ma diacono, e trovandosi esempii di tali dispensazioni per qualche gran beneficio publico. Ma la reina dipoi temendo la potenza contraria de' vicini Francesi, co'quali avea l'Inghilterra varie differenze, erasi rivolta con l'animo a volere un marito che, se da lei riceveva un regno per dote, recasse a lei le forze d'una monarchia per sopraddote.

Giunto il Commendone a Roma il di undecimo di settembre, ed informato il pontefice, questi pianse d'allegrezza: e convenuto col messo, che per osservare il segreto, si esponessero al collegio le novelle da lui portate come tratte da per

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sone particolari, e non dalla bocca della reina, convocò subito il concistoro. E narrando ciò che gli era lecito a'cardinali, in mezzo del ragionamento, o perchè non si fidasse della memoria, o perchè volesse onorare il ministro, fe chiamare improvisamente il Commendone, e gli commise che riferisse l'affare. Questi dapprima, si come giovane e che non aveva afforzato il cuore a sì venerabil teatro, cominciò tutto tremante e nella voce, e nella persona: ma quel tremore accrebbe poi grazia al suo parlare, sperimentandosi questo così pieno ed acconcio, che si conobbe quello per effetto di modestia, e non di debolezza. Trovò difficile (1) il papa fermar la deliberazione intorno all' andata del Polo co' cardinali, da che non poteva comunicar loro l'intero del fatto: nè per tutto ciò questa fedeltà usatasi alla reina fu sufficiente, perchè divolgatasi poi la notizia delle cose senza la cautela del modo, e pervenuta all'orecchie di lei, essa non riputasse per violatore del sigillo il Commendone, e non ne facesse querele

(1) Appare tutto dalla mentovata lettera del papa al Polo a'21 di settembre 1553.

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per sue lettere (1) col Polo. Egli non aveva rifinato di scrivere ed in Inghilterra ad essa dall' un canto, ed in Fiandra a Cesare, al Legato Dandino, e al nunzio Camaiano dall'altro, e in Roma al pontefice, a varii dinali zelanti. e massimamente a frate Girolamo Mozzarelli matsu sacro palazzo, religioso autorevole appresso Giulio, le necessità d'esser lui o nell'isola, o ne' confini, quando il primo parlamento si celebrasse. Nondimeno l'arduità e l'oscurità del negozio operarono che la prima volta nel concistoro si prese tempo a considerare fin alla settimana futura. Convennero poscia unanimamente (2) il pontefice e i cardinali, che veggendosi tanta la crudità degli umori, e si vacillante lo scettro in mano di quella buona reina, non si dovesse con la fretta o guastar l'impresa, o cagionar a lei novelle perturbazioni con rischio di perdere il reame. Per tanto, che 'l cardinal Polo nell'innoltrarsi, e nel manifestarsi Legato per quella inchiesta aspettasse la soddisfazione e l'indirizzo di Maria, e fra questo (1) A' 28 d'ottobre 1553. (2) A'18 di settembre 1553.

mezzo a fine di potersi accostare con altro onorevol titolo, andasse egli Legato a Carlo, e ad Enrico per la pace, richiamandosi perciò di Fiandra il cardinal Dandino, e di Francia il cardinal Capodiferro. Così non tour celati ali gran1o unarl, che, a guisa di certi liquori odorosi, tosto che sono scoperti svaniscono, talora convien travestire non tanto gli uomini, quanto i carichi.

Pervenuti i Brevi di questa nuova legazione al cardinal Polo, ei senza più indugiare si pose in via (1): e arrivato a Trento ricevette al primo d'ottobre una lettera del Peningo, il quale avea parlato segretamente con la reina, trovandola bramosissima d'aver quivi presente il Legato: ond'ella era giunta a dire, che avrebbe comperato ciò con la metà del suo regno. Si veramente, che aveva aggiunto, temer ella per quel tempo i tumulti degli eretici troppo e rabbiosi, e poderosi. Che non poteva da lei prestarsi l'ubbidienza alla Chiesa per modo legittimo senza un parlamento, nè tenersi il parlamento avan

(1) Lettera del cardinal Polo al Fiordibello ai 28 di settembre 1553.

ti la coronazione. Per tanto, ch'ella pregava il Polo a dispensar con lei, che lasciasse coronarsi prima di rendere alla sedia apostolica il debito ossequio. E per procedere con sicura coscienza, volle che il Peningo spignesse con tal domanda un corriere frettolosamente al Legato, sì che tornasse (1) prima della solennità, come avvenne. Considerò ella, che'l giuramento da prestarlesi nella coronazione era buono, nulla inchiudendo contra il primato del papa e insieme affermò, che lo scismatico titolo di capo della Chiesa inglese non sarebbesi da lei assunto, ove eziandio per quello avesse potuti guadagnare tre altri regni. Il Polo scrisse alla reina una lunghissima lettera (2) inglese, ove le mostrava e quanto speciale obligazione avesse ella di corrispondere animosamente a' favori di Dio, e quanto le rilevasse a consolidarsi nel regno il ripiantarvi l'autorità pontificale. Non esser a questa gli

(1) Appare dalla instruzione che il Peningo apparecchiò per informare il papa, al quale fu mandato dal cardinal Polo a' 21 d' ottobre da Dilinga, come appresso.

(2) Il dì 2 d'ottobre da Trento.

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