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addusse in cagione (1) il papa, o perchè a'pontificii non era grato, ch'essi già combattendo a nome lor proprio, e liberi dai vincoli della lega si avvantaggiassero, come dissero gl'imperiali, non riuscì loro di fatto sotto la Mirandola l'entrata nei forti, e la continuazion dell'assedio. Onde stipulatasi poi la premostrata concordia per (2) due anni tra'l papa, e tra'l cardinal di Tornone a nome del re e del duca, lasciando all'imperadore la menzionata libertà di concorrervi, egli l'approvò, e si stabilì ben tosto fra'capitani cesarei dall' un lato (3), e fra'l duca e i ministri francesi dall' altro una simile sospensione. E'l papa fu (4) mediatore acciò che Cesare ricevesse di nuovo in grazia i Farnesi. I quali, come sono fragili le congiunzioni e fallaci le provvisioni

(1) Instruzione data al vescovo di Montefiascone mandato a Cesare dopo la concordia di Parma. (2) A' 25 d'aprile, come nelle scritture de' signori Borghesi.

(3) A'29 di maggio, come nelle scritture de'signori Borghesi.

(4) Nell' instruzione data al vescovo di Montefiascone nunzio all'imperadore, come nelle scritture de' signori Borghesi.

vole a'protestanti, come a tali che nell'una sentivano condannarsi gli errori loro, nell'altra le ree usanze de' cattolici. Dipoi, secondo ch'è costume de' principi l'accusar l'azioni a loro moleste degli altrui ministri, quasi fatte per utilità privata, e non per servigio del padrone, cominciarono gl'imperiali a dire (1) che'l cardinal Crescenzio era impaziente di stare lungi da Roma, e però affrettava e non maturava gli affari del concilio: e che nella discussione usava troppo d'autorità. Ma ciò non era pur lecito di sospicare: poichè al concilio in quel tempo intervennero, oltre al cardinal Tridentino ed a' tre presidenti, settant'otto vescovi fra tutti e di questi erano venticinque spagnuoli, otto alemanni, due sardi, quattro siciliani, ed uno unghero, i quali constituivano il numero di quaranta, tutti cesarei: degli altri trent' otto italiani ancora, la maggior parte stava allacciata a Carlo, chi per vassallaggio di famiglia, chi per soggezione di territorio e fra i minori teologi, che erano sessanta, non contandovi gli abati

(1) Lettera del nunzio Camaiano al Massarello a' 22 di febraio 1552.

e i generali de' Mendicanti, si contenevano venticinque spagnuoli, e dodici fiamminghi. Ma procedendo l'imperadore con maniere soavi, e pregando che s'aspettasse la venuta di più altri protestanti, s'inchinarono (1) il pontefice e i padri a prorogar la sessione, la qual erasi dinunziata pel decimonono di marzo (2), fin al primo di maggio: cooperando a ciò fare, che'l romore dell'armi avea mosso a partir da Trento l'elettor treverese (3), benchè sotto ombra d'infermità: il che imitarono (4) poi gli altri due con aperta dichiarazione d'esser necessitati a guardare i loro dominii, ma con promessa di ritorno, come prima cessasse la gelosia.

Il pontefice fra questi successi udì con gravissima indegnazione e querela fattane in concistoro (5) la violenta morte del cardinal Martinusio, non solo atroce nell'ap

(1) Nella congregazione de' 18 di marzo, come nel Diario del maestro delle cerimonie.

(2) Gli Atti di Castel s. Angelo a' 16 di febraio, ed agli 11 e a' 13 di marzo.

(3) A'16 di febraio, come nel suddetto Diario. (4) A'21 di marzo, come nello stesso Diario. (5) A'18 di gennaio 1552, come negli Atti Concistoriali.

parenza, ma deturpata dalla fama, sempre invidiosa a' potenti e parziale a'miseri, con ogni più enorme sceleraggine di fini: quasi il re Ferdinando avesse aspirato con quell'orribile ingratitudine ad occupar gran tesoro, il quale, secondo la volgar opinione (ritrovata poi falsa) era in mano del cardinale, e a disobligarsi da una pensione annuale d'ottantamila scudi promessagli in premio de' servigi passati. Ma queste cose erano troppo difformi si alla cristiana pietà e alla natural giustizia e mansuetudine di Ferdinando, il cui difetto era più tosto di reprimere con freddo zelo i malvagi, che d'incrudelire con volontaria malvagità negl'innocenti, sì eziandio al suo pro terreno, al quale sarebbe stato di gran vantaggio, per mantenersi lo scettro nuovo e vacillante, la vita di chi gliel'aveva posto in mano, se in esso con l'autorità fosse anche perseverata la fedeltà. E così appunto si fatte voci con la lenta ma sicura luce del tempo si discopriron bugiarde. Fra tanto per liberarsi dall'infamia popolare, divolgò il re un lungo manifesto (1) scritto a Francesco Vil

(1) Sta registrato nel Bzovio all'anno 1552.

laquio vescovo di Raab, suo vicerè in Ungheria, dove rendeva minuto conto del fatto. E lo stesso più legittimamente cercò di giustificare appresso al pontefice, che aveva citato lui, e delegati commessarii per questa cognizione. Onde fra pochi giorni uditesi in Roma le difese del re, fu distinta (1) nel concistoro la sua causa da quella degli ucciditori del cardinale: e fu egli giudicato fuori di colpa, non provandosi la commessione. Indi gli stessi ucciditori venuti a Roma, ottennero l'assoluzione onorevolmente, nella quale il fatto si dichiarava per salutifero alla cristianità. Ma come suol avvenir che delle congiure non sia mai creduta la trama quando è troncata innanzi al fin della tela, così nell'opinione del mondo rimase poi sempre incerta l'innocenza, o la tradigione del cardinale.

In ciò che s'aspetta al medesimo Ferdinando, occorse anche in Trento fra questo tempo un altro benchè assai (2) più

(1) A'12 di febraio, come negli Atti Concistoriali.

(2) Tutto sta negli Atti autentici di Castel sant'Angelo sotto Giulio.

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