Duecento sonetti in dialetto romanesco

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Barbèra, 1870 - 300 pagine
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 35 - Dicolvi adesso: ch'io possa morire, se ora trovomi avere al mio comando un par di soldi sol, non che due lire. Limosina di messe Dio sa quando io ne potrò toccare, e non c'è un cane 15 che mi tolga al mio stato miserando.
Pagina 43 - Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma.
Pagina 58 - Quando una storia della letteratura sarà possibile? Quando questo lavoro paziente avrà portata la sua luce in tutte le parti; quando su ciascuna epoca, su ciascuno scrittore importante ci sarà tale monografia o studio o saggio che dica l'ultima parola e sciolga tutte le quistioni.
Pagina 58 - E mi dolgo soprattutto che presso noi sieno cosi scarse le monografie o gli studi speciali sulle epoche e sugli scrittori. I nostri concetti sono vasti, inadeguati alle nostre forze; e più volentieri mettiamo mano a lavori di gran mole, da cui non possiamo uscir con onore, che a lavori ben circoscritti e ben proporzionati a
Pagina 43 - Esporre le frasi del Romano quali dalla bocca del Romano escono tuttodì, senza ornamento, senza alterazione veruna, senza pure inversioni di sintassi o troncamenti di licenza, eccetto quelli che il parlator romanesco usi egli stesso: insomma, cavare una regola dal caso e una grammatica dall'uso, ecco il mio scopo. Io non vo' già presentar nelle mie carte la poesia popolare, ma i popolari discorsi svolti nella mia poesia.
Pagina 106 - Tre dispetti ci hai fatto, o Padre santo: Accettare il papato, viver tanto, Morir di carneval per esser pianto.
Pagina 59 - Fino de' sommi, del Manzoni e del Leopardi non si è scritto ancora uno studio di qualche valore. Quanta e quale materia per la nuova generazione! Una storia della letteratura è il risultato di tutti questi lavori; essa non è alla base, ma alla cima: non è il principio, ma la corona dell'opera.
Pagina 44 - ... artificio non paiano quasi suscitare impressioni ma risvegliare reminiscenze. E dove con tal corredo di colori nativi io giunga a dipingere la morale, la civile e la religiosa vita del nostro popolo di Roma, avrò, credo, offerto un quadro di genere non al tutto spregevole da chi non guardi le cose attraverso la lente del pregiudizio.
Pagina 9 - Roma, essendo egli giovinetto, un sartore assai valente di suo mestiere, chiamato per nome maestro Pasquino, il quale teneva bottega in Parione, nella quale egli ei suoi garzoni, che molti n'havea, facendo vestimenti a buona parte de' corteggiani, parlavano liberamente et sicuramente in biasimo de...
Pagina 31 - D'asini interi? Che se l'elettrico Del patrio amore A' tuoi satelliti Non scalda il core, Su! galvanizzali, Poveri grami, Colle cantaridi De

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