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con mandare, tal che niuno sia assunto, e mandato da Dio se non mediante il pontefice: il che dallo stesso cardinal Polo con acconci esempii vedevasi quivi illustrato. Per tanto, qualora s'udiva che nelle provincie remote alcuno era assunto per vescovo dal metropolitano, sempre volersi intendere, che ciò si facesse o per constituzion degli apostoli, o per decreto di concilio legittimo, o per privilegio dei papi, sì che v'intervenisse o l'espressa, o la tacita autorità della sedia romana; altramente si distruggerebbe la ragione di capo. Essersi ciò verificato in tutti i vescovi, salvo negli apostoli, i quali furono eletti per se da Cristo. E ciò che si produceva in contrario, aver detto Paolo: io nè da uomo, ně per uomo, valer più tosto a provar l'intento: però che, mentre egli dice quasi special suo privilegio, nè per uomo, accenna che gli altri son chiamati con interposito mezzo d'uomo, cioè del sommo pontefice. Venir dunque ben si la giurisdizione da Dio, ma esercitarsi nella materia soggetta assegnata altrui dal pontefice, che la può torre o diminuire. E che una tal podestà non surga dall'Or

dine rendersi manifesto: primamente, però che il capitolo in sedia vacante l'amministra, e vibra le scomuniche: secondo, però che non potrebb' ella, se ciò fosse, trasportarsi nel vicario che non ha l'ordine episcopale: terzamente, però che non sarebbe lecito l'appellare dal vescovo all'arcivescovo, essendo il grado e la preminenza degli arcivescovi di mero diritto umano. Questa giurisdizione adunque star pienamente in balia del papa, in cui arbitrio è posto di moderarla, purchè ciò faccia, secondo che dice l'Apostolo, in edificazione, e non in distruggimento. Ma tali disputazioni volersi tralasciare come infinite, e sol dichiarare ciò che appartiene a constituire i veri ministri ecclesiastici. Passando da' decreti della dottrina ai canoni, disse: che non avrebbe voluta nel sesto la voce postavi allora : sacro principato: ritenendo sol quella di gerarchia, la quale, benchè vaglia lo stesso, ha con tutto ciò un suono più modesto: e, adoperata in greco da san Dionigi, è poi rimasta nell'uso della Chiesa latina. In fine propose questa nuova forma del settimo canone, della quale aveva prima tenuto

sermone privato co'presidenti: sia scomunicato se alcun dirà, che i vescovi non sono instituiti da Cristo nella Chiesa, o che per la santa ordinazione non sono maggiori dei preti. Oltre a quel canone ristretto, ne diede a considerare due più ampii (ma non in quella (1) congregazione) a fine di stabilire come costituita da Dio per l'una parte l'eminenza de' vescovi, e per l'altra la preminenza del papa. Il primo dannava chi dicesse i vescovi non essere instituiti da Cristo nella Chiesa; o per la loro ordina zione non esser maggiori de preti; o non aver podestà d'ordinare; o se l'hanno, averla comune co preti; o gli ordini da loro dati senza il consentimento, e la vocazione del popolo, esser di nullo valore. L'altro chi dicesse Pietro per instituzione di Cristo non essere stato il primo fra gli apostoli, e sommo vicario di esso e non far bisogno che sia nella Chiesa un sommo pontefice suc cessor di Pietro, e pari a lui nell' autorità del reggimento e che nella sede romanavi legittimi successori di lui fin a questo tempo

(1) Lettera allegata del Foscarario, e Atti del Paleotto.

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non hanno avuto il diritto del primato nella Chiesa

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sig elle Seguirono a ragionar gli altri Francesi (1) e molti di loro con una semplice parola si conformarono al cardinale. Altri nondimeno si mostrarono inclinati alla sentenza degli Spagnuoli. Specialmenté Francesco Beauquer, o vogliam dire Belcari, vescovo di Metz, autore d'una celebre istoria, disse: che molti nel papa misuravano la podestà dall'imperio: e si come il mondo cristiano era immenso così facevan la podestà del sommo pontefice immensa: tal che, assumesse i vescovi in parte della sollecitudine, e desse loro una funzione quasi imprestata o precaria. Tutto altro parerne a se, quando i vescovi eran succeduti agli apostoli, i quali furono chiamati da Cristo, e Mattia per sorte, cioè per divina volontà, era stato assunto. Aver dunque i vescovi l'ufficio lor proprio, e non delegato dal papa. Intorno a quel vocabolo in cui si fondavano molti pienezza di podestà, dir egli come

(1) Gli Atti del Paleotto, e la suddetta lettera del Foscarario, ed una dell'arcivescovo di Zará a’7 di dicembre 1562

diceva un santo padre parlando intorno alla pienezza della grazia, che altra s'intendel essere stata una tal pienezza in Cristo, altra nella Vergine, altra negli apostoli, altra negli altri santi, secondo la diversità de' suggetti: cosi la pienezza della podestà anche nel papa esser limitata da'suoi cancelli. Ma in questo proposito molto egli uscì de' cancelli.

Era fama che'l vescovo fosse stato maestro del cardinale (1), e certamente possedeva con esso lui un'intima domestichezza, e da lui avea ricevuto quel nobil vescovado. Onde suspicossi che ope rassero accordatamente, sì che il discepolo facesse il testo oscuro, e'l maestro l'illustrasse con la chiarezza della sua interpretazione. Ma il cardinale, consapevole di tal voce, negò (2) al Gualtieri d'essere stato scolare mai del Beauquer. Conoscerlo esso per uomo di grandissime lettere, ma di pochissimo giudicio. Nè si tenne di riprenderlo in presenza de' due oratori francesi, e di ben dodici vescovi. Indi

(1) Atti del Paleotto.

(2) Lettere del Gualtiero al cardinal Borromeo de' 7 di dicembre, e de' seguenti 1562.

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