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preso destro in ragionando co' Legati, disse (1), poter lui errare alle volte per difetto di considerazione o di perizia, ma non già per simulazione o dupplicità, vizio troppo indegno d'uomo ben nato. Il che inteso dal cardinal Simonetta, il quale avea conceputa e manifestata una tal dubitazione, pigliò con gentil maniera il cardinale per mano, e gli confesso, che'l ragionamento del vescovo di Metz gli avea generato nell'animo qualche sospetto: con che rimasero amici : valendo per far credere altrui che abbiamo fede in esso, il discoprirli ché dianzi non ve l'avemmo.

Gl'Italiani quasi generalmente sostennero la sentenza più favorevole al papa.

Ultimo di tutti, come soleva, esplicò l'opinion sua Diego Lainez: il quale, benchè avesse intorno a ciò parlato abbondevolmente i giorni addietro, tuttavia, secondo lo stil degli altri, replicò alcune cose per occasion della forma nuova. Cominciò dalla diffinizione, che è il principio del processo scientifico nell'investigar la natura delle cose. E affermò, che la

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podestà della giurisdizione ecclesiastica è una certa prelatura d'un cherico sopra gli altri per indirizzarli alla vita eterna secondo i mandati divini. E però ricercar+ si tanto nel superiore quanto ne' sudditi la qualità di cristiano, e almeno nel superiore quella di cherico. Fermato ciò, riputar lui che si fatta prelatura fosse originata dal papa. Il raccolse primieramente da molte autorità, e fra l'altre produsse in questo tenore un decreto d'Innocenzo III, uno di Lucio III, e uno di Clemente III, che, da lui ritrovato in Sicilia; recitò quivic al convento. Il medesimo essersi confermato da molti padri nel concilio di Basileal in una epistola ad Eugenio. Poi venendo alla ragione, considerò : ché talvolta dassi ad uno la materia senza dargli la iurisdizione, quand' egli ha già da per se un amplissimo podere: come diessi a Paolo allora che fu mandato a' gentili, ed a Pietro allora che fu mandato a'circoncisi e così anche potersi dire che faccia il papa/ quando aggiugne qualche diocesi a' patriarchi. Ma che le più volte qualorà il papa dà il gregge, dà insieme sopra esso la prelatura. S'egli non facesse altro

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che assegnar la materia, seguirebbe che i vescovi o avessero la podestà per se stessi in virtù dell'Ordine, o da altro capo che dal pontefice. Il secondo a niun cattolico venire in mente: il primo scorgersi falso imperò che i vescovi eziandio avanti d'esser consagrati posseggono la giurisdizione, come leggesi nell'ultima estravagante di Clemente V. E il confermò coll' undecimo canone del concilio calcedonese, per cui si ordina, che prima della consecrazione sia provato se alcuno abbia titolo, cioè cura d'anime: la qual cura importa iurisdizione. Se fosse vero ciò che gli avversarii dicevano, la giurisdizione donarsi da Dio insieme col carattere, ne trasse per corollario che in tutti sarebbe uguale, senza veruna differenza tra vescovi semplici, metropolitani, e patriarchi, essendo tutti consecrati ugualmente, nè il pontefice potrebbe: toglierla o limitarla. Dare il papa questa giurisdizione come ministro di Dio, perciò che anche gli angeli sono ministri di Dio. Non per tutto ciò esser lui ministro semplice; ma tale qual fu Giovanni nel suo battesimo, che dicevasi battesimo di

Giovanni, perch' egli avevalo instituito, benchè per autorità di Dio: là dove il battesimo col quale battezzava Pietro, non chiama vasi battesimo di Pietro, ma di Cristo, perchè, rimettendosi in tal battesimo i peccati, non poteva Pietro esserne la cagione, se non puramente ministeriale. Darsi per tanto dal pontefice la giurisdizione con ingiugnere, e comandare per autorità, e come principe della Chiesa. E sì la giurisdizione ch'è fuori dell'Ordine, come l'ordinaria, riceversi per virtù di questo comandamento, e non della consecrazione: altramente dal papa non la riceverebbe veruno, però ch'egli non consagra veruno. Esser questa la più ricevuta dottrina per la quale allegò i teologi, e ridisse, e corroborò varie ragioni portate da se e da noi nel preceduto suo parlamento. Benchè nella consecrazione si dica: ti do la cattedra, ti do le chiavi etc.; questo volersi intendere in quella maniera che insegna san Tommaso, il re ricevere la pod està nella consecrazione, o nell'unzione mentre si dice: ricevi la podestà, ricevi il regno: il significato delle quali parole ha riguardo all'uso: cioè: ti do

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che tu possa ben usare il regno. Così quando dicesi al vescovo nella consecrazione : ricevi lo spirito di governare, significarsi : ti do che tu possa ben governare. E tal costume aver origine dalla consuetudine antica, mentre quasi nel medesimo tempo si facevano vescovi e si consagravano. Non esser con tutto ciò ne' vescovi questa giurisdizione delegata; ma come in giudici ordinarii constituiti da altro superior magistrato. Alcuni ben si averla ricevuta senza interposito mezzo da Cristo, come gli apostoli: ma comunemente a gli altri darla il pontefice, non per maniera di solo ministerio, ma di mandamento. Conchiuse, doversi diffinire: che i vescovi in quanto è all'Ordine, erano di ragion divina senza menzionarsi la giurisdizione, sopra la quale molti cattolici dottori difendevano chi una, chi altra sentenza.

L'ardore di questa disputazione, a rimpetto della quale parevano l'altre quistioni riputarsi di poco pregio, movea (1) la curiosità di molti a cercarne il perchè. Alcuni estimavano, che i prelati spagnuoli

(1) Atti del Paleotto.

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