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Quella maniera di parlare indistinta aver significanza d'universale: e così pronunziandosi indiffinitamente de' vescovi, ch'erano instituiti da Cristo, ciò sarebbesi inteso di pari e in quanto è alla giurisdizione, e in quanto è all'ordinazione.

Finalmente il dire: che sono instituiti da Cristo, aver più forza che il dire, esser loro di ragion divina: ammettendo questo secondo detto interpretazione meno strignente. Onde se nel secondo erasi trovato sconcio, si che il cardinal di Loreno medesimo ne avea sconsigliato, assai più doversi schifare il primo...

Grandemente s'avventura chi propone qualche forma di parole per concordare due parti contrarie, sottili, e gelose: per+ chè contrarie, l'una fugge quello che l'al· tra cerca: perchè sottili, ciascuna vi scerne ciò che il mediatore vi ha involto: perchè gelose, amendue vi trovano il loro male, non potendo tali parole non es ser dubbie, ed essendo proprio della ge losia il prendere il male suo dubbio in guisa di certo.

Ciò che travagliava maggiormente i Legati, era il veder che la maggioranza

gli rendea più soggetti degli altri: però che sentivansi citati e quasi puniti per tutte l'imprudenze altrui. Dall'una parte nel concilio si gridava, libertà: dall'altra si fremeva contra di loro per ogni parola disordinatamente uscita da ciascun vescovo, quasi eglino avessero in mano il freno di tutte le lingue. Così cinque prelati spagnuoli (1) de' meglio affetti al pontefice, e non congiunti alle impetuose richieste de' loro compatrioti, e fra essi quel di Salamanca, e quel di Patti, vennero a'Legati di compagnia e protestarono per le contumelie dettesi al Guadicese, che ove non si provvedesse nel futuro, avrebbono necessità d'unirsi agli altri di lor nazione per difenderla da tali insulti. Se mai alcuno spagnuolo profferisse parola meno cattolica, desiderar loro che rimanesse corretto; ma corretto dall'autorità del superiore legittimo, cioè da' presidenti, non dall'arroganza di un privato, si come avea fatto il Caselio: il qual non contento del primo eccesso quando fu ammonito dal Mantovano delle

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 6 di dicembre 1562. Mou

maniere strepitose ed ingiuriose, non si tenne di rispondere, che gli Spagnuoli non avrebbono dovuto darne cagione con pronunziar eresie. I Legati, veggendo che la doglienza era giusta, e che la perdita sarebbe grande, s'ingegnarono di lenirli con ampie significazioni d'amorevolezza, e con abbondevoli promessioni.

D'altra parte il cardinal di Loreno fe gran lamento, (1) perchè taluno degl' Italiani con indegno scherno avea detto: siamo caduti dalla scabbia spagnuola nel mal francese. Ma i Legati volonterosi, per quanto onestamente potessero, di torre l'amaritudine del cardinale con quel dolce di cui sapevano esser più avido il suo palato, mandarono (2) tosto a Roma con particolar corriere la forma de' due canoni da lui proposta : dicendo ch'ella soddisfaceva a' teologi, benchè non a' canonisti, e richiedendo che ne fosse lor notificato il giudicio del pontefice alcuni dì prima della sessione.

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo de' 6 di dicembre 1562.

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo ai 6 di dicembre 1562.

Fra tanto vennero le risposte delle cose per addietro significate intorno al medesimo cardinale (1). Fu approvata la messione d'un prelato, e insieme il parer dei Legati nella scelta del Visconti: scrivendo il cardinal Borromeo, che tutti i proposti conoscevansi idonei, e 'l Marino più perito, ma il Visconti meglio atto per la gioventù a sostenere i disagi di quel viaggio nel più aspro dell' Italia e della vernata. Ond'egli fu a ciò destinato, per quando il cardinale avesse comunicate (2) in iscritto le petizioni. Al qual fine aveva egli fatta congrega di tutti i suoi: e dopo lunga conferenza erasi.commesso a quattro vescovi, che insieme col presidente Ferier divisassero la nota di ciò che riputavasi da lor necessario per salute della Francia. Ed avea dichiarato al Gualtieri, che intorno all' annate rimaneva appagato; nè senza novello comandamento avrebbe fatta di ciò parola.

(1) Lettere del cardinal Borromeo a' Legati dei 2 di dicembre, e al Visconti de' 7 di dicembre, e lettere del Visconti al cardinal Borromeo de' 16 di dicembre 1562.

Ex

(2) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 10 di dicembre 1562.

Nel resto (1), sentitisi in Roma i due modi, ond' era stato autore in prima il Lorenese per estinguer la discordia sopra il settimo canone, non piacque l'uno di deputar due per nazione, come soggetto al rischio già menzionato. Molto più soddisfaceva l'altro di sopirla con un sonno che riuscisse a una placida e onorata morte; come avviene, che fra i pericoli, e fra i sospetti nulla è meno spiacente che 'l nulla. Ma l'improviso trapassamento da sì impetuoso moto alla quiete non parve ai Legati possibile: ond'essi aspettando la risposta di ciò che 'l papa giudicasse intorno alla nuova forma de'canoni, cominciaron fra tanto a udire i pareri nel decreto della residenza proposto già dal Mantovano ai sei di novembre, come narrossi: ma con farvi alcune mutazioni per instanza privata del medesimo Lorenese (2), e d'altri, a cui sembrava troppo rigido nelle pene denunziate, e troppo stretto nel

(1) Lettera del cardinal Borromeo a' Legati dei 2 di dicembre 1562.

(2) Lettere del Visconti, e de' Legati al cardinal Borromeo a'10 di dicembre 1562, e cifera del Gualtiero al cardinal Borromeo de' 9 di dicembre.

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