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do le presentate proposizioni di tal natura, ed avendole approvate concordevolmente il consiglio regio, non avea voluto impedirle, perciò che, sì come il mondo si varia, qualcuno in altro tempo gliene avrebbe potuto chieder ragione: quale gli era stata chiesta d'alcune sue azioni fatte in vita del re Arrigo, e di Francesco II: il che gli stava sempre davanti agli occhi.

Al secondo punto disse, che gli ambasciadori affrettavano per le commessioni di ciò ricevute, e per cancellare in se stessi la nota di cagionar la lunghezza al concilio: ma che, non ostante questo, i Legati comunicassero innanzi le materie al pontefice: imperò che nè il cardinale nè i prelati franzesi sariansi mai discostati dal conveniente.

Sopra il terzo affermò, che sarebbe stato conforme al suo desiderio il segreto delle petizioni, finchè si fosse ricevuta la risposta del papa: ma che gli ambasciadori avevano giudicato migliore il divolgarle, a richiesta di molti prelati, massimamente italiani, i quali stavanò con ansietà di ciò che ne avea sparso la fama : come fra l'altre cose, che domanderebbesi

un patriarcato di tutta la Francia per collocarlo nella persona del cardinale. Onde a fine d'estinguer simili ciance, ne avevano accelerata la publicazione.

Fini con dare molta speranza di buon successo, e con promettere ch'egli a tal fine non avrebbe schifato verun travaglio si di corpo sì di mente.

I Legati le mandarono a Roma la sera stessa, e coll'interponimento d'un giorno inviaron al papa il Gualtieri (1), il quale gli esprimesse quel che avea in credenza dal cardinale.

La somma della scrittura contenente le domande è qual segue. Dicevasi nel principio che s'era tardato a darle, perchè Cesare in un suo scritto avea proposte quasi le medesime cose: ma veggendosi quel negozio allungarsi, il re non avea più voluto indugiare: affermando nondimeno di ben sapere, che la cognizione e'l giudicio di quegli affari s'apparteneva liberamente al concilio. Poi venendo a' particolari capi, i quali erano trentaquattro, chiedeva.

(1) Lettere de'Legati al pontefice, e al cardinal Borromeo de' 5 di gennaio 1563.

4. Ch'essendo si necessaria nella Chiesa la continenza de' sacerdoti, non si promovessero se non di matura età, e con aver buona testimonianza dal popolo, it che fosse pegno della lor vita futura.

2. Che non tutti gli ordini sacri si dessero in un giorno o in un tempo, ma col l'intervallo da'canoni constituito.

3. Che non si assumesse veruno al presbiterato senza dargli a una stess'ora o beneficio o ministerio, secondo il concilio calcedonese però che i padri antichi non aveano conosciuti i titoli d'ordinarsi trovati poscia.

4. Che a' diaconi ed agli altri segnati de'sacri ordini si restituissero le antiche funzioni, perchè non fosse detto, essere nudi nomi, e posti solo in cerimonia.

5. Che i sacerdoti, e quei che avevan ordini sacri, ed erano applicati al ministerio della Chiesa, si contenessero nella lor vocazione, nè si maneggiassero in altro ufficio, che nel conveniente al ministerio divino.

6. Niuno fosse promosso al vescovado se non di legittima età, e dotato di tutte le qualità necessarie ad insegnare, e ad

esser esempio degli altri, e ad esercitare l'ufficio suo per se stesso.

7. Proporzionalmente il medesimo si osservasse ne' piovani.

8. Che niuno s'ammettesse a badia o a priorato conventuale, senza che avesse professate le sacre lettere in qualche celebre studio, e fosse ornato del magisterio, o d'altro grado.

9. Che il vescovo o per se, o per tanti sustituti quanti richiedesse la diocesi, predicasse tutte le feste, e tutti i giorni della quaresima, dell'avvento, o di digiuno. 10. I piovani adoperassero il medesimo, pur che avessero udienza.

11. Gli abati, e i priori conventuali interpretassero la Scrittura, instituissero spedali di pellegrini, e così restituissero a'monasterii la scuola, e l'ospitalità degli antichi tempi.

12. Chi aveva beneficio, e nol poteva amministrar per se stesso, o prendesse coaiutore, o il lasciasse.

13. Che intorno al catechismo, e al sommario della dottrina cristiana si facesse ciò che già Cesare avea proposto.

14. Non si concedesse ad uno più che

un beneficio, tolta la differenza ignota all'antichità de' compatibili e degl'incompatibili, cagione di molte calamità nella Chiesa ed i beneficii regolari si dessero a'regolari, i secolari a'secolari.

15. Chi di fatto aveva più beneficii, o ritenesse quel solo che in breve termine eleggesse, o cascasse nelle pene de'canoni antichi.

16. Per torre ogni sordidezza dall'ordine sacerdotale, procurassero i vescovi o coll'unione de' beneficii, o con le decime, e, sè ciò non si potesse, procurasser i principi secolari con le collette della plebe, che i piovani avessero da potere mantenere sè, e due o più cherici, e da esercitar l'ospitalità.

17. Nelle messe parrocchiali s'esponesse dal pulpito chiaramente il Vangelo. E quelle preghiere che ivi si fanno dal popolo andando innanzi il piovano, si dicessero in volgare. E dopo il sacrificio si recitassero orazioni in volgare. Nel qual tempo si potessero cantare spirituali canzoni, o anche i salmi volgarizzati, e ben prima disaminati, se'l vescovo così giudicasse buono.

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