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ciò, aveva (1) commesso a Camillo Paleotti fratello di Gabriello auditor di Ruota assistente al concilio, il qual Camillo era ambasciadore appresso lui residente di quella città, che il prenunziasse al suo senato, con dar ordine alla provvisione delle vittuaglie. Ma il Mantovano, nel mandare al pontefice il vescovo di Nola suddito della sua casa, per baciargli i piedi a suo nome in ringraziamento dell'onore fatto al nipote, volle insieme usar quella specie di gratitudine, la qual è tanto maggiore, quanto spesso è men grata a chi la riceve, dico la contraddizione. Significò dunque (2), non parergli il concilio in istato che la beatitudine sua vi si potesse appressar con sicuro animo d'essere autore di conclusion gloriosa, e non più tosto veditore di confusion vergognosa. Quanto più di grande e di prospero la sua venuta farebbe concepere nelle universali speranze, tanto più tristo e disonorato avverrebbe il picciolo, o forse anche il sinistro che partorisse negli ef

(1) Atti del Paleotto.

(2) Lettere allegate del cardinal di Mantova al papa de' 15 di gennaio 1563.

fetti. Miglior senno parere a se il contentarsi per ora di quegl'influssi che potesse mandar questo avvento opinato, ma non accaduto, e tener lungi dal rischio la riputazione di sua santità: aspettando di scorgere a che piegassero le controversie presenti sopra l'instituzion de' vescovi, e sopra la residenza, e qual compenso si prendesse intorno alle petizioni de' cesarei e de' Francesi: onde non discendesse una si alta macchina nella scena senza certezza di sciorre il nodo.

Tanto significò il cardinale. E perchè tutte le premostrate difficultà si dovessero ammollire, collocavano i Legati molta speranza nell'opera del conte di Luna, non ostante la tiepida forma da lui usata nelle lettere al Pagnano: facendosi loro a credere che quella medesima tiepidezza di sensi sarebbe valuta a rattemperare i bollori altrui, con farsi ei mediatore di quella concordia, alla quale vedevansi tendere interamente i suoi consigli. E credevasi che l'autorità del re cattolico nella forte mano d'un riguardevole ambasciadore, e non più d'un semplice segretario, avrebbe potuto assai co' Francesi, che riceve

vano da quel re potentissimi aiuti; molto più con gl'imperiali per la tanta e congiunzione di Cesare con Filippo, e confidenza di lui nel conte, ed assaissimo coi vescovi dependenti dalla corona di Spagna. Erasi accresciuta questa speranza per le moderne lettere venute al papa (1) si dal re, sì da'nunzii nella sua corte. L'uno di questi era Alessandro Crivelli vescovo di Cariati, già buon pezzo avanti (2) sustituito al Reverta morto in quell'ufficio: che sali poi al cardinalato. L'altro era Paolo Odescalchi, mandato appresso colà per nunzio speciale, che indi ebbe la chiesa di Penna, e innanzi e dappoi amministrò con laude molti nobili magistrati. Ora per voce di essi aveva il pontefice fatto ascoltare al re, che i vescovi più allacciati alla maestà sua, in vece d'attendere alla condannazione dell' eresie e alla stabilità e all'union della Chiesa, fortificandola con

(1) Tutto sta in lettere del cardinal Borromeo a'Legati de' 20 di dicembre, e in una cifera del nunzio Odescalco, e in due lettere comuni di esso, e del Crivello, l'una al Mantovano, l'altra aʼ Legati in

comune.

(2) Appare da una del cardinal Borromeo al Mantovano de' 9 di novembre 1562.

certezza di dogmi, e migliorandola con santità di riformazioni, suscitavano controversie non pur disutili, ma dannose, come suggetti di contenzione fra' padri, e faville di scisma nel cristianesimo. Mostrarsi essi collegati in queste loro inchieste non solo co' Tedeschi, ma co' Francesi: ciò esser tutto contrario all'amorevoli promesse ed alla pia intenzione della maestà sua : la quale sì per zelo di religione, sì per prudenza di stato doveva impedire così fatte novità, il cui effetto soleva essere volgere il mondo sossopra. Non sovvenirgli a ciò più efficace riparo, che la presenza in Trento del già destinato ambasciadore, al quale si commettesse d'esprimere e d'imprimere vivamente a' vescovi spagnuoli i sensi di sua maestà così per la concordia del sinodo, come per la dignità della sede apostolica.

A questa significazione portata dai nunzii avea mostrato il re calore e prontezza, dichiarando di non aver soddisfazione principalmente del Granatese, il quale pareva l'autore di tali disturbi : onde volea gravemente ammonirlo di ciò con sue lettere da consegnarsi al segreta

rio Gastelù ch'egli mandava al concilio per assistere al conte. E doveva il Gastelù passare ancora per Francia, e far simili ufficii da parte del re con quella reina, ed in Trento poi col cardinal di Loreno, promettendo il re che scriverebbe eziandio di sua mano. Oltre a ciò erasi già da lui ordinato al conte per corriere mosso a tal fine, che più non ristesse d'ire al concilio, mandandogli un'instruzione, la quale, comunicatasi a'nunzii, avea pienamente lor soddisfatto. E parea disgombrato ancora l'ostacolo intorno alla preminenza del luogo: perciò che il re, scrivendo al papa di suo proprio carattere in altra materia, poneva in ispagnuolo ciò che val questo (1). Io già ho determinato di mandare ambasciadore a Vinezia, pigliando il consiglio di vostra santità. E vo cercando e pensando la persona che sia acconcia per tal ufficio. Ne voglio guardare in questo tempo a punti del precedere: però che coloro che tenghiamo le obligazioni le quali tengo io, non dobbiamo mirar su questi punti di vanità, in cui non è nulla: ma solo su

(1) Mandata in copia dal cardinal Borromeo ai Legati nella già detta lettera de' 20 di dicembre.

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