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di qualche lamento fattosi dal cardinale, e significato al pontefice dal Gualtieri non per offendere i Legati, ma perchè ei gl'incitasse dove i più di loro spontaneamente, ma timidamente pendevano.

Erasi atteso fra tanto con assidua cura in Roma ad aggiustare i contesi decreti. E dopo essersi ponderate le scritture venute di Trento, e le cose esposte in voce dal Visconti, fu risposto ai Legati di questo senso (1). Primieramente, che si comunicavano loro varie considerazioni fatte sopra il tenor divisato. Secondariamente, ch' essendosi posta la mano a formar canoni intorno alla gerarchia, ed avendone il cardinal di Loreno proposti, oltre a'sette già preparati, un ottavo per dichiararvi, come parea conveniente, la maggioranza del pontefice, si giudicava necessario di aggiugnervi le parole altre volte ricordate, ritratte per poco a verbo da ciò che ne avea diffinito il concilio fiorentino, senza le quali il sentimento rimanea manco ed ambiguo. Che i Legati dunque procurassero di farlo stabilire in quel modo. E

(1) Lettere del cardinal Borromeo ai Legati ai 9 di gennaio 1563.

benchè si dovesse credere, che in domanda tanto giusta non fossero per trovare ostacolo, nondimeno se'l ritrovassero a sorte, non ristessero per ciò, ma ponessero tutto lo sforzo per superarlo, considerata l'equità dell'intento, e l'onesta sembianza che riceveva dall'autorità di sì santo e venerabil concilio com' era stato quel di Fiorenza. Che nel settimo canone s' era cercato di ritenere assai della forma di cui era autore il cardinal di Loreno; sì veramente che fosse racconciato in alcune parole, divisandone per ciò tre modelli: fra' quali il primo piaceva sopra il secondo, e 'l secondo sopra 'l terzo: onde con quest' ordine gli andassero proponendo. I tre modelli eran (1) tali.

1. Sia scomunicato se alcuno dirà, che i vescovi assunti dal romano pontefice in parte della sollecitudine, non sieno posti dallo Spirito santo a regger la Chiesa di Dio in quella parte alla quale sono assunti: o che per la santa ordinazione non sieno maggiori de preti: con tutto il rimanente che aveasi nel canone dettato dal Lorenese; il che

(1) Stanno negli Atti del Paleotto.

parimente contenevasi nell'altre due forme: ciò era: o non aver podestà d'ordinare: o se l'hanno, averla comune co'preti: o gli ordini da loro dati senza il consentimento e la vocazione del popolo, esser di nullo valore.

2. Che l'Ordine o il grado episcopale non sia da Cristo instituito nella Chiesa: o che i vescovi per la santa ordinazione non sieno maggiori de' preti.

3. Che i vescovi in niun modo sieno instituiti da Cristo nella Chiesa: o che per la santa ordinazione non sieno maggiori dei preti.

L'ottavo poi sonava in tal modo. Sia scomunicato, se alcuno dirà che il b. Pietro per instituzione di Cristo non sia stato il primo fra gli apostoli, e suo vicario in terra: o che non bisogni che sia nella Chiesa un pontefice successore di Pietro, ed eguale a lui nell' autorità del reggimento: e che nella sedia romana i legittimi successori di lui fin a questo tempo non abbiano avuto il diritto del principato nella Chiesa, e che non sieno stati padri, pastori, e dottori di tutti i cristiani, e che non sia stata loro data dal signor nostro Gesù Cristo nel b. Pietro la

piena podestà di pascere, reggere, e governare la Chiesa universale.

Nel decreto della residenza si procedesse in guisa tale, che da un lato fosse provveduto efficacemente alla osservazione di essa, d'altro lato non si venisse contra voglia di tanti padri a quella superflua diffinizione del diritto divino: onde i Legati, per ischifare questa e simiglianti dichiarazioni, mettessero innanzi sempre così fatta sconvenevolezza di stabilire un dogma con discordanza in molto numero di voci.

Ottenendosi di convenire in questa forma, si celebrasse tantosto la sessione. Occorrendo intoppo nel settimo canone o nel decreto sopra la residenza, potersi formar gli altri sei canoni e insieme l'ottavo da non preterirsi a verun partito, rimanendo sospesi il settimo, e 'l decreto prenominato. Ove o l'uno o l'altro di questi modi potesse riuscire ad effetto, il mandassero francamente ad opera, non se ne tenendo per tutto ciò che dicesse o facesse in contrario qual si fosse persona. Se poi da loro si dubitasse, che nè ancora il secondo partito venisse in bene, prolungassero la ses

sione eziandio

per tutto marzo, o quantunque bisognasse, aspettando i favori del tempo, e significando a Roma ciò che successivamente accadesse.

Oltre a questa lettera ne scrisse un'altra il cardinal Borromeo a' Legati da comunicarsi al cardinal di Loreno: nella quale contenendosi il resto della recitata dianzi, tacevansi le commessioni date loro in avvenimento di ripugnanza, mostravasi la cura avuta di conservare, il più ch' era stato lecito, la forma proposta dal cardinale, ed aggiugnevasi uno scritto de' teologi romani, ove si rendea ragione delle alterazioni.

Non essersi lasciato il nome di vicarii di Cristo a' vescovi minori: imperò che quantunque di tutti gli apostoli la Chiesa in parlando al medesimo Cristo del suo gregge nella messa dica: i quali vicarii della tua opera tu hai voluti ad esso dare in pastori che gli soprastino; e quantunque alcuni padri antichi abbiano così favellato innanzi alle sopravvenute eresie: nondimeno i padri moderni, e i loro discepoli non hanno poscia attribuita generalmente a' vescovi quella maniera di titolo, per

T. X.

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