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peso non sarebbesi dovuta ritardare un di la sessione. Averle con tutto ciò eglino comunicate al cardinal di Loreno per mostrar confidenza di lui, secondo e la inclinazione lor propria, e la commessione del papa : e ad esso nella prima vista niente elle aver soddisfatto, riputandole indegne e del luogo onde erano uscite, e degli uomini che le avevano meditate. Aver dipoi egli visitati i presidenti in compagnia del Madruccio, e confermato lo stesso. In primo luogo essere avvenuto a tutti di maraviglia, che in Roma non si fosse pensato, come, proponendosi al concilio, senza praticare e sicurar prima l'inchiesta, le parole del sinodo fiorentino, surgerebbe di leggieri la disputazione da fuggirsi ad ogni studio sopra l'autorità del pontefice. Che il Lorenese dipoi era ito sponendo le difficultà che sentiva contra la forma de' canoni venuta da Roma: e che avendogli risposto i Legati con quella piacevolezza la qual dovevasi alla qualità della persona e del negozio, egli era finalmente disceso in questo partito: che la malignità de' tempi richiedeva il doversi stabilir così ne' decreti della dottrina, come ne' canoni l'au

torità del pontefice: e ch'egli avvisava convenirsi premetter ciò a quella de' vescovi, come ad inferiore, e dependente dalla prima, cambiando il canone ottavo in settimo, e 'l settimo in ottavo: che per lui si porrebbe industria, affinchè il primo fosse comunemente accettato con le stesse parole mandate da Roma, aggiuntane una ch'era sol rispettiva al secondo. Nel secondo poi riputar egli convenevoli alcune mutazioni, e averle date in iscritto. Furono esse quattro (1) fra tutte.

La prima, da farsi nel primo per · risguardo alla materia del secondo, era: che si nominasse il pontefice non semplicemente, vicario di Cristo, ma, supremo vicario di Cristo. Imperò che anche i vescovi, ed eziandio i semplici sacerdoti sono in qualche modo vicarii di Cristo, secondo il canone mulierem, nella causa trentesima terza alla quistione quinta. E confessavasi ciò nello scritto di Roma.

La seconda: che ponendosi il canone settimo nella prima forma delle tre man

(1) Di tutto ciò è copiosa narrazione negli Atti e di Castello, e del Paleotto, e congiuntamente nelle lettere de' Legati e in alcune scritture dietro al re

date da Roma, si cancellassero quelle parole: in parte della sollecitudine, mettendosi quivi meramente, che i vescovi assunti dal papa sono posti dallo Spirito santo.

La terza: che non si esprimessero le funzioni de' vescovi, senza aggiugnervi ad un'ora, che possono reggere, e scomunicare, il che appartiene a giurisdizione.

La quarta: che non si chiamassero semplicemente, maggiori, ma superiori de'preti, il che importava autorità.

Seguivano dicendo i Legati al cardinal Borromeo, che per deliberare aveano ragunato uno special consiglio di padri, altri per teologi, altri per canonisti, aggregandovi come uomini di buon discorso Marcantonio Colonna arcivescovo di Taranto, e Domenico Bolani vescovo di Brescia: e che tutti avean consigliato, che ciò s'accettasse, toltine Pietrantonio di Capova arcivescovo d' Otranto, Alessandro Sforza, e Bastiano Vanzi vescovi, l'uno di Parma e l'altro d'Orvieto, i quali se n'erano tanto o quanto mostrati alieni: ma

gistro dello Strozzi al duca Cosimo, e in una del Foscarario al cardinal Morone de' 18 di gennaio 1563.

che gli scrupoli loro erano stati ben ri mossi dagli altri. Ed avvenne che 'l cardinal Seripando una volta ragionò accesamente contra si fatta ritrosia da ogni forma di parole, perchè elle potessero torcersi in sinistro: con ricordar che nè pure lo Spirito santo avea voluto di ciò privile giare il suo stesso dettato', permettendo che soggiacesse ad esser tratto in mal senso, come ad ogni ora facean gli eretici. Continuavano narrando nella lettera loro i Legati, essersi nondimeno scritte quelle giunte e quelle alterazioni che a' contraddittori parevano, e mandate al Lorenese: il quale, venuto a visitarli, ne avea mostrata discontentezza, affermando, che non si confidava di farle ricevere nè dagli Spagnuoli, nè da' Francesi; anzi ch'egli altresì non le riceverebbe, ove lo Spirito santo altramente non lo movesse. Che i Legati allora tristi de' mali che antivedevano se non s'ottenea la concordia, specialmente essendo quel giorno il termine destinato a constituire il dì della futura sessione, avean chiamato il Paleotto, e fatti disegnar da esso l'ultimo capo della dottrina, e i due ultimi canoni, secondo ch'egli giu

dicava esser ciò conforme al senso d'amendue le parti: le quali, uditigli, di presente se n' erano appagate senza contrasto. E di tutto mandaron l'esempio al cardinal Borromeo. Esser paruto a' Legati, che quel l'aggiunto, assunti dal papa, fosse un valido preservatore contra ogni rea interpretazione dell'altre parole: come di quelle che con tale accompagnamento non si potevano intendere se non della giurisdizione. E benchè non s'esprimesse che i vescovi erano assunti in parte della sollecitudine; nondimeno cogliersi ciò per conclusione evidente, quando si stabiliva con forme amplissime, e pregne l'autorità suprema del papa, onde non potevasi interpretare che fossero assunti se non a quella parte in cui egli abbisognava di loro per servigio della Chiesa. Avere i presidenti stimato accettevole questo partito; però che dall' un lato, con ciò si fermava la preminenza del papa dopo sì fiere impugnazioni delle moderne eresie, senza intaccarla in veruna parte: dall' altro, non seguendo una tal concordia, il cardinal di Loreno avea predetto apertamente, che non si terrebbe mai la sessione. Il che sa

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