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dere, che tal proposizione non conveniva, posta la contraddizione di tanti. Ma il trovarono si pieno di noia e di cruccio, che avvisaronsi, niun cibo in uno stomaco si turbato doversi convertire in buon sugo; onde si contennero in brevi ed universali ragionamenti. La mattina appresso mandarono a lui il vescovo di Sinigaglia, e al Madruccio l'arcivescovo di Lanciano, i quali in somma posero innanzi un tale spediente che si prendessero ott'altri giorni di tempo a determinare il di certo della sessione: che fra tanto si proponessero nella generale adunanza i sei canoni non contesi, e i decreti della dottrina corrispondenti ad essi : che insieme fosse proposto il decreto della residenza dettato dal cardinal di Loreno: ma perchè sapevasi la ripugnanza di molti ad una tal proposizione, si riproponesse poi anche il proposto altre volte da' presidenti, affinchè i padri accettassero qual migliore loro paresse: nel che si conserverebbe ed apparrebbe la piena libertà del concilio. E con questo i Legati purgavan l'accusa d'impedir la proposizione per timore dell' accettazione. Ma il partito non soddisfece

a'due cardinali. Onde i presidenti gl' invitarono ad esser con loro la prima sera di febraio per deliberare insieme, poichè il giorno della sessione già era alle porte. Il Lorenese, per corregger la torbidezza che avea loro mostrata nella visitazion precedente, comparve, come suol farsi quando il consiglio ha tempo a dipignere nel di fuori quasi un arco baleno le nuvole interne, tutto affabile ed amorevole: si veramente che riprovò quelle parole divisate nel canone, regger la Chiesa universale, dicendo che per isgravar sua coscienza aveva significati quella sera al pontefice tutti gl'inconvenienti futuri ove ciò vi si lasciasse, non essendo i Francesi per consentirvi giammai.

E fu il vero ch'ei quella sera (1) scrisse una lunga lettera al Bertone suo agente, perchè la mostrasse al papa, e al cardinal Borromeo. Quivi dopo un proemio dettato con sensi d'egregia osservanza verso la sede apostolica, di grand'obligazione al pontefice, di mestizia inestimabile per le presenti discordie, d'orribili e fu

(1) Sta fra le scritture del cardinal Seripando.

nesti presagii intorno a successi venturi la somma riducevasi a quattro capil 9.9

Il primo era un luogo comune usato co❜papi da chi non gli puð trarre a consigli rimessi e condescendenti, cioè, asprissima querimonia di tali che, sotto ostentazione di zelatori, attraversayansi ad ogni accordo, per fine o di conseguir dignità sublimi in premio di questa loro imbellet+ tata divozione o d'abbreviare i giorni di sua beatitudine con la mole de' travagli onde s'aprisse luogo a nuovo pontificato. Il vero servigio della sede apostolica non essere una parola o due in maggiore espressione delle sue prerogative; maila ubbidienza delle provincie, e la quiete del cristianesimode enemosigne áda294 9799 Istré capiuseguenti si rivolgevan intorno a giustificar l'opera del cardinale ne'tre articoli di contesa. In quello della residenza esser due le più seguite opinio ni de' prelati. Alcuni voler la dichiarazio ne per la parte del diritto divino: altri, co' quali il cardinale sentiva, non ripu# tarla profittevole»: imperò che molti, non beneintendendo la iurisdizione d'inter pretare un tab-diritto avrebbono preso

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argomento di condannar le azioni preterite, e la giusta assenza de' vescovi. Onde per-fuggir questo sconcio, non essersi noste nell'idea del decreto disegnato dalla special congrega tenuta davanti a se, altre parole che generali, e simiglianti alle usate in tempo di Paolo III. Ben avere studiosamente que' padri nel principio di tale idea annoverate le obligazioni imposte da Dio a chiunque era commessa la cura dell'anime e ciò affinchè si togliesse lo scandalo sparso eziandio ne' bottegai, quasi i prelati del concilio fosser nemici della legge divina, ed abborrissero il nominarla. Ciò che ponevasi in quel decreto, esser tratto dalla Scrittura: nè volersi tacere perchè soggiacesse a storcimento in sinistro; d'altro modo nè pur sarebbe convenuto di recitare il Vangelo.

Sopra l'instituzione de' vescovi, non poter già egli consentire ad alcuni, i quali negavano essere i vescovi,bel con loro tutti i pastori dell'animé in alcuna ma niera vicarii di Cristo, nè a quei che af fermavano, aver Cristo ordinato vescovo san Pietro solo, dal quale fosse venuto il vescovado negli altri apostoli. Del resto

appena ritrovarsi fra' padri del concilio chi non convenisse in tal forma di canoni e di decreti, la qual richiedesse ne' vescovi si passati si futuri l'assunzione o tacita o espressa fattane dal romano pontefice, e l'ubbidienza che a lui da essi è dovuta: con limitare oltre a ciò la podestà de' medesimi alle chiese loro commesse. Con che non pur l'autorità pontificia rimanere illesa, ma consolidata. ng ta.

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Finalmente in ciò che s'apparteneva alla maggioranza del papa o del concilio, confessar lui, ch'era nudrito nell' università di Parigi, favorevole a' concilii, e che egli approvava in ogni sua parte il sinodo di Gostanza, e quello ancora di Basilea, non quel di Fiorenza. Essere in lui certezza, che a consentire nell'opposto de creto niun vescovo di sua nazione si condurrebbe che gli ambasciadori protesterebbero, che si darebbe materia di scriver libri discordiosi per l' una e per l'altra parte, con rivocare in dubbio l'autorità della sede apostolica. Tal che essendo in quel regno pur troppo da contrastar con gli eretici, supplicava egli a sua santità, che compatendo all' altrui miserie, non

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